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Il leader di Hayat Tahrir al-Sham rassicura la comunità internazionale, mentre Israele, Russia e Stati Uniti osservano con cautela la transizione politica siriana

Dopo il crollo del regime di Bashar al-Assad, la Siria si prepara a una nuova fase di dialogo e ricostruzione. Mohammed al-Jawlani, leader del gruppo Hayat Tahrir al-Sham (HTS), ha cercato di rassicurare la comunità internazionale, affermando che “il mondo non ha nulla da temere” dalla nuova Siria. Intervistato da Sky News, al-Jawlani ha dichiarato che la paura era legata al regime di Assad, alle milizie iraniane e a Hezbollah, responsabili dei massacri degli ultimi anni. Ora, secondo il leader ribelle, il paese si sta avviando verso la stabilità e lo sviluppo, lasciandosi alle spalle il caos della guerra.

La transizione politica e la promessa di stabilità

Il primo ministro ad interim, Mohammed al-Bashir, nominato per guidare il paese durante la fase di transizione, ha promesso un periodo di “calma e stabilità” per la popolazione siriana. In un’intervista ad al-Jazeera, al-Bashir ha dichiarato che, dopo 13 anni di conflitto, è giunto il momento di godere della pace. Il governo di transizione durerà tre mesi, fino a marzo, e si concentrerà sulla creazione di un nuovo ordine costituzionale. Al-Bashir ha inoltre annunciato di aver incontrato i membri dell’ex governo di Assad per garantire una transizione senza intoppi e agevolare la ricostruzione del paese.

Israele e il suo monito alla nuova Siria

Sul fronte internazionale, Israele ha espresso le sue preoccupazioni e fissato dei limiti ben chiari. Il ministro della Difesa, Israel Katz, ha dichiarato che Israele non permetterà a entità terroristiche di minacciare il paese dai confini siriani e ha avvertito che chi seguirà le orme di Assad “farà la sua stessa fine”. Tuttavia, il primo ministro Benjamin Netanyahu ha mostrato un atteggiamento più distensivo, affermando che Israele è disposto a instaurare relazioni diplomatiche con il nuovo regime siriano. Nonostante ciò, ha avvertito che qualsiasi connivenza con l’Iran, soprattutto se finalizzata al trasferimento di armi, comporterà gravi conseguenze.

Gli attacchi aerei israeliani e la risposta militare

Negli ultimi giorni, l’esercito israeliano ha intensificato i suoi attacchi in Siria, conducendo oltre 480 raid aerei contro obiettivi strategici. Tra questi, navi militari, batterie antiaeree e siti di produzione di armi. L’operazione, mirata a impedire che tali armi finissero nelle mani di gruppi terroristici, ha avuto un impatto significativo sulle capacità militari siriane. Il ministro Katz ha confermato che l’esercito israeliano ha distrutto gran parte della flotta siriana, evidenziando l’impegno di Israele nel mantenere la sicurezza nazionale.

Gli Stati Uniti e il futuro delle relazioni con la Siria

Gli Stati Uniti si trovano in una posizione delicata. Il presidente uscente Joe Biden ha mostrato disponibilità a collaborare con la nuova leadership siriana, mentre l’ex presidente Donald Trump si è espresso contro qualsiasi coinvolgimento americano nel conflitto siriano. Per ora, le truppe statunitensi presenti in Siria non verranno ritirate. Il vice consigliere per la sicurezza nazionale, Jon Finer, ha spiegato che le truppe sono lì con un obiettivo chiaro: combattere l’ISIS. Questo impegno, che dura ormai da oltre un decennio, non verrà meno a breve termine.

Hayat Tahrir al-Sham: verso la rimozione dalla lista delle organizzazioni terroristiche?

Un tema delicato riguarda il futuro di Hayat Tahrir al-Sham. Secondo fonti riportate da Politico, nell’Amministrazione Biden è in corso un dibattito sull’eventuale rimozione di HTS dalla lista delle organizzazioni terroristiche. Alcuni funzionari sostengono che il gruppo abbia mostrato segni di moderazione, ma una decisione definitiva richiederà lunghe deliberazioni interne. Nessun presidente vuole essere visto come colui che revoca la designazione a un gruppo terroristico senza le dovute garanzie. Al momento, il Dipartimento di Stato ha chiarito che non è in corso alcuna revisione ufficiale dello status di HTS, anche se i contatti diplomatici con il gruppo non sono esclusi.

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(con fonte AdnKronos)

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