
Possibile revisione al rialzo Pil 2024: governo valuta effetti su conti pubblici
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Attesa per i nuovi dati Istat del 23 settembre: potrebbe esserci un impatto positivo sul Pil e risorse liberate per la Manovra 2024-2025
Il governo attende con interesse i dati Istat previsti per il 23 settembre, che potrebbero portare a una revisione al rialzo delle stime di crescita del Pil per il 2024. Le prime previsioni del Documento di economia e finanza (Def) indicavano una crescita dell’1%, ma fonti interne suggeriscono che, se i dati fossero migliori del previsto, tale cifra potrebbe essere rivista. Un miglioramento del Pil contribuirebbe anche a ridurre il rapporto deficit/Pil per il 2023, liberando così risorse utili per finanziare la Manovra 2024-2025.
Nonostante le aspettative, il governo mantiene cautela: “È ancora prematuro definire gli spazi fiscali che avremo”, sottolineano fonti interne. Intanto, proseguono le riunioni tra la premier Giorgia Meloni, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e i leader di centrodestra, per definire le linee guida della prossima manovra economica.
Tra le priorità del governo, si evidenzia la volontà di sostenere le famiglie e incentivare la natalità, considerata cruciale per la sostenibilità del sistema Paese. Una delle misure in esame è l’introduzione del quoziente familiare, un meccanismo che ridurrebbe il carico fiscale delle famiglie numerose. Questo strumento, già utilizzato in altri paesi europei come la Francia, calcola le imposte tenendo conto del numero di componenti della famiglia, permettendo detrazioni più elevate a chi ha più figli. Attualmente, il quoziente familiare è stato applicato solo sperimentalmente per il superbonus edilizio.
Tra le conferme principali della Manovra 2024, vi è il taglio del cuneo fiscale, che sarà esteso anche al 2025. Questa misura, già in vigore, prevede una riduzione dei contributi previdenziali fino a 7 punti percentuali per i redditi fino a 25 mila euro, e fino a 6 punti percentuali per i redditi fino a 35 mila euro. Tale intervento, che interesserà circa 14 milioni di lavoratori, ha un costo stimato di 9,4 miliardi di euro e si tradurrà in un aumento netto degli stipendi di circa 100 euro al mese.
Oltre al taglio del cuneo fiscale, sarà confermata la riduzione dell’Irpef, con il passaggio da quattro a tre aliquote. Tuttavia, è possibile che vi siano ulteriori modifiche. Alcuni esponenti della maggioranza, in particolare la Lega, spingono per una riduzione della seconda aliquota dal 35% al 33% e per estendere il secondo scaglione di reddito fino a 60 mila euro, una misura che coinvolgerebbe circa 8 milioni di lavoratori, con un costo aggiuntivo di circa 4 miliardi di euro.
Forza Italia, invece, propone di introdurre una zona “zero tasse” per i redditi fino a 12 mila euro e di aumentare le pensioni minime da 615 a 650 euro, con l’obiettivo di portarle a mille euro entro la fine della legislatura.
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(con fonte AdnKronos)
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