Draghi si è dimesso: quali saranno ora i passi successivi?
Mario Draghi si è dimesso. Dall’annuncio del Quirinale, al discorso del premier, fino alle indiscrezioni sulla data delle elezioni anticipate. Ecco l’iter a cui assisteremo se, come sembra, ormai si va verso lo scioglimento delle Camere, visto che questo governo dimissionario, era l’unico possibile che accorpasse così tante figure politiche totalmente diverse e che era nato per fronteggiare l’emergenza pandemia e per armonizzare al meglio l’utilizzo dei fondi stanziati dall’Europa del Pnrr.
La comunicazione del Quirinale (VIDEO)
Il Quirinale annuncia le dimissioni di Mario Draghi da presidente del Consiglio. Il comunicato letto dal segretario generale del Quirinale, Ugo Zampetti, dopo l’incontro tra Draghi e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Oggi stesso Sergio Mattarella, riceverà nel pomeriggio al Palazzo del Quirinale i Presidenti delle Camere, ai sensi dell’art. 88 della Costituzione.
Governo rimane in carica per gli affari correnti
Il capo dello Stato ha ricevuto al Quirinale il presidente del Consiglio il quale, dopo aver riferito in merito alla discussione e al voto di ieri presso il Senato, ha reiterato le dimissioni sue e del governo da lui presieduto. A questo punto Mattarella ne ha preso atto.
Il governo rimane in carica per il disbrigo degli affari correnti.
Gli scenari se si va al voto
A quanto apprende l’Adnkronos da autorevoli fonti di governo, è il 18 settembre la data sulla quale si sta ragionando in queste ore per il ritorno alle urne per le elezioni politiche 2022. Una data che da alcuni viene data ormai per certa e che dovrebbe essere ufficializzata già nelle prossime ore, dopo gli incontri del Capo dello Stato Sergio Mattarella con i presidenti delle Camere.
Se infatti il capo dello Stato, Sergio Mattarella, decidesse di procedere oggi stesso allo scioglimento delle Camere, a quel punto diventerebbe impossibile votare il 2 ottobre, in quanto si andrebbe oltre i 70 giorni dallo scioglimento del Parlamento, previsti dall’articolo 61 della Costituzione, entro i quali debbono svolgersi le elezioni.
Sarebbe invece possibile votare domenica 25 settembre, rispetto alla quale va sciolto il nodo legato alla vigilia del Capodanno ebraico.
Se arrivasse il via libera, che viene considerato possibile, si sistemerebbero tutte le tessere del puzzle, perché a quel punto verrebbero rispettati anche i 60 giorni prima della data delle elezioni, richiesti per la comunicazione dell’elenco provvisorio degli italiani all’estero aventi diritto al voto dal ministero dell’Interno a quello degli Esteri. Difficile ipotizzare un voto trascorsi soltanto 45 giorni dalla fissazione della data delle elezioni: significherebbe andare alle urne l’11 settembre.
Quanto alla prima riunione del Parlamento, che in base all’articolo 61 della Costituzione ha luogo non oltre il ventesimo giorno dalle elezioni, possibile il 7 ottobre in caso di voto il 18 settembre, una settimana dopo, il 14, in caso di urne il 25 settembre.
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(con fonte AdnKronos)
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