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Davanti alle immagini che arrivano dalle città dell’Ucraina occupate e poi abbandonate dall’esercito della Russia, l’Ue vara un altro pacchetto di sanzioni contro Mosca, toccando l’energia, un ambito che finora era stato risparmiato dalle misure economiche mirate a fiaccare lo sforzo bellico del Cremlino. Il quinto set di misure che la Commissione propone agli Stati membri, dice la presidente Ursula von der Leyen, vieta importazioni di carbone dalla Russia per un importo di 4 mld di euro l’anno. Una misura che, sottolinea, “taglierà un’altra importante fonte di ricavi per la Russia”.

Il carbone potrebbe essere solo l’inizio: la Commissione, ha specificato von der Leyen, lavora ad ulteriori misure che vietino l’importazione di petrolio russo nell’Ue. Non viene nominato esplicitamente il gas, ma il ministro delle Finanze francese Bruno Le Maire ha parlato di un “calendario” relativo alle sanzioni sull’energia sul quale dovrebbero accordarsi gli Stati membri. Lo stesso ministro dell’Economia tedesco, Christian Lindner, ha detto che “al momento” non è possibile tagliare le forniture di gas dalla Russia. Al momento, non per sempre. E la Germania è il Paese Ue più dipendente dal gas russo, più dell’Italia.

Il pacchetto delle misure proposte dalla Commissione verrà esaminato dai rappresentanti permanenti nel Coreper di domani a Bruxelles. Mentre le prime indiscrezioni, ieri, parlavano di sanzioni su petrolio e gas, la scelta è caduta per ora sul carbone, segno che sui primi due un consenso ancora non c’è, dato che ogni misura che vada a toccare l’energia ha un costo per gli Stati membri, particolarmente elevato nel caso del gas. Ma, ha spiegato il commissario all’Economia Paolo Gentiloni a Lussemburgo, quando si decide di rispondere ad una “aggressione militare” non con la “guerra”, bensì con “misure economiche”, si è consapevoli che c’è “un costo” da pagare. E l’Ue è pronta a pagarlo, ha assicurato.

Davanti alle azioni della Russia, ha sottolineato Le Maire, “l’unità” dei 27 è la cosa più preziosa e va preservata. Dunque, il pacchetto che la Commissione presenterà domani agli ambasciatori, sul quale è ragionevole attendersi un consenso degli Stati, prevede “sei pilastri”, come ha spiegato von der Leyen, che oggi a Strasburgo si è sottoposta a un serrato ‘question time’ con gli eurodeputati. Oltre al bando all’import di carbone dalla Russia per 4 mld, sono previsti divieti di esportazione per 10 mld, in ambiti in cui la Russia è “vulnerabile”.

Il bando all’export dall’Ue alla Russia include, ha spiegato von der Leyen, “computer quantici e semiconduttori avanzati”, ma anche “macchinari sensibili” ed “equipaggiamenti per i trasporti”. Così, ha aggiunto, “continueremo a degradare la base tecnologica ed industriale della Russia”. Il pacchetto prevede anche “specifici” divieti di importazione, del valore di 5,5 miliardi di euro, per “tagliare il flusso di denaro che finisce alla Russia e ai suoi oligarchi”, su prodotti che vanno “dal legno al cemento, dai frutti di mare ai liquori. Nel fare questo, chiudiamo anche le falle” nel sistema sanzionatorio “tra la Russia e la Bielorussia”.

Il pacchetto proposto dalla Commissione comprende anche un “completo divieto di transazioni su 4 banche russe chiave”, tra cui Vtb, che pesano per il 23% del settore del credito in Russia. Viene prospettato poi di proibire alle navi russe o gestite da russi di accedere ai porti dell’Ue, con alcune eccezioni come “prodotti alimentari ed agricoli, aiuti umanitari ed energia”. Sul tavolo, inoltre, un bando contro i trasportatori russi e bielorussi via terra, che “limiterà drasticamente le opzioni dell’industria russa di ottenere merci chiave”, dice ancora von der Leyen.

Vengono delineate anche misure “estremamente mirate”, come il divieto per le società russe di partecipare ad appalti nell’Ue ed l’esclusione di ogni sostegno finanziario, “europeo o nazionale”, agli enti pubblici russi. La lista degli individui sanzionati verrà infine allungata. La Commissione lavora a “misure ulteriori”, che riguardano “il petrolio” russo e “riflette” su idee proposte dagli Stati membri, come “tasse” e “specifici canali di pagamento, come un deposito a garanzia”.

Dalla presidenza francese, infine, viene un’esplicita apertura all’idea, avanzata dall’eurodeputato di Renew Europe Sandro Gozi, di creare un fondo Ue destinato ad attutire l’impatto delle sanzioni contro la Russia per i territori e le imprese maggiormente colpiti, visto che l’impatto di queste misure non è omogeneo nell’Ue, ma colpisce di volta in volta Paesi diversi (per esempio il divieto di esportare beni di lusso danneggia Italia e Francia, mentre la misura proposta oggi riguardante i porti non è favorevole all’Olanda).

Una cosa simile, su scala più ridotta, è stata fatta per compensare i Paesi più colpiti dalla Brexit. L’idea, ha detto Le Maire a Lussemburgo al termine dell’Ecofin, “non è stata affrontata direttamente stamani, ma siamo pronti a esaminare tutte le proposte che possono essere fatte dal Parlamento Europeo. Vediamo bene – ha sottolineato – che questa guerra ha un impatto molto differenziato a seconda degli Stati membri: tutte le proposte che permettono di attenuare questo impatto e di proteggere gli Stati più esposti sono pertinenti”.

(Dall’inviato Tommaso Gallavotti – AdnKronos)

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