Processo Salvini: Procura cita in aula Conte, Lamorgese e Di Maio
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Anche la Procura di Palermo chiede di sentire l’ex premier Giuseppe Conte e i ministri Luigi Di Maio e Luciana Lamorgese nel processo a carico del leader della Lega Matteo Salvini, imputato per sequestro di persona e rifiuto di atti di ufficio per avere trattenuto, nell’estate del 2019, a bordo della nave Open Arms 147 migranti, tra cui donne e minori. Il processo inizierà il prossimo 15 settembre, anche se con ogni probabilità, slitterà ad altra data.
Nella lista testi della Procura, come apprende l’Adnkronos, ci sono anche gli ex ministri Danilo Toninelli, quest’ultimo citato pure dalla difesa dell’ex ministro dell’Interno, ed Elisabetta Trenta. Ed ancora l’ambasciatore Maurizio Massari, che è già stato sentito nell’udienza preliminare di Catania nel procedimento per la nave Gregoretti, per il quale il gup Nunzio Sarpietro ha deciso il non luogo a procedere per Salvini.
Come scrive la Procura, l’ex premier Conte, con Di Maio, Toninelli e Trenta, saranno sentiti “secondo le rispettive competenze, sulle determinazioni assunte dal Governo sui fatti inerenti le operazioni di soccorso della nave Open Arms, sulle eventuali interlocuzioni da ciascuno intrattenute con il Ministero dell’Interno, sulle eventuali attività intraprese ai fini della redistribuzione dei migranti.
Anche la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, citata pure dalla difesa, sarà sentita dalla Procura “sulle procedure e competenze per la concessione del Pos anche in occasione di eventi Sar in acque non territoriali e sul meccanismo della redistribuzione dei migranti e ai rapporti tra tale eventualità e rilascio del pos”. L’ambasciatore Massari, rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unione europea, citato anche dalla difesa, “sulle eventuali attività intraprese ai fini della redistribuzione dei migranti soccorsi dalla nave Open Arms e sulle eventuali interlocuzioni con il Ministero dell”Interno o con altri rappresentanti del Governo”.
E, ancora, in lista la questora di Agrigento Rosa Maria Iraci e il prefetto Dario Caputo “sulle condizioni della nave e delle persone a bordo, su eventuali disordini verificatisi, sulle eventuali ragioni di ordine pubblico inerento lo sbarco”. Citato anche il Prefetto di Roma Matteo Piantedosi, ex capo di gabinetto dell’allora ministro Salvini, con i prefetti Paolo Formicola e Emanuela Garroni “ciascuno secondo le proprie competenze, sulle iniziative intraprese e le attività svolte dal ministero dell’Interno in merito alle operazioni di soccorso sino allo sbarco”.
Nella lista anche la capo missione di Open Arms Ana Isabel Montes e il comandante Marc Reig Creus, entrambi parte civile e già citati dalla difesa “sugli accadimenti relativi alle operazioni di soccorso effettuate dalla nave Open arms nel mese di agosto 2019 fino allo sbarco dei migranti con particolare riferimento ai contatti trattenuti con le autorità maltesi, italiane e spagnole e ai relativi esiti, al tragitto percorso, ai migranti soccorsi, alla loro etnia, età e condizione psico fisica”.
E poi Sergio Liardo, capo del terzo Reparto del comando generale della capitaneria di porto, il capitano Edoardo Anedda, comandante delle sezioni unità navale e operativa della Gdf di Palermo, Leandro Tringalli dell’ufficio marittimo di Lampedusa e l’ammiraglio Nunzio Martello, capo del reaparto personale del comando generale delle capitanerie di porto.
Per la difesa “il divieto di ingresso di Open Arms in acque italiane” sarebbe stato all’epoca firmato dai ministri “Salvini, Toninelli e Trenta. Ma qui è presente solo Salvini”, come disse l’avvocata Giulia Bongiorno all’udienza preliminare. Mentre lo stesso Salvini, nella lunga memoria aveva sottolineato: “Da un attento esame dei fatti accaduti non può ritenersi sussistere nessuna violazione di norme penali in quanto la condotta che mi viene contestata è insussistente”.
“La condotta” che “mi viene contestata non è che un’automatica conseguenze delle scelte politiche effettuate dall’intera compagine governativa nel perseguimento dell’interesse pubblico a un corretto controllo e a una corretta gestione dei flussi migratori, nonché a una piena tutela dell’ordine pubblico e, più in generale, un doveroso atteggiamento di salvaguardia delle prerogative costituzionali dello Stato italiano sulla scorta delle relazioni internazionali e del diritto internazionale in condizione di parità con gli altri Stati”, diceva ancora Salvini. Mentre per il Procuratore Francesco Lo Voi “la concessione del pos compete esclusivamente al ministro dell’Interno”.
“La mancata concessione del pos veniva appresa, così dicono i ministri, come Luigi Di Maio solo successivamente all’adozione della decisione stessa”. Adesso la parola passa al Presidente della seconda sezione del Tribunale di Palermo Roberto Murgia. (di Elvira Terranova)
(AdnKronos)
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