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AGGIORNAMENTO – La Camera ha votato la fiducia al governo Draghi con 535 voti a favore, 56 contrari e 5 astenuti. Presenti 596 deputati. Ieri il nuovo esecutivo aveva ottenuto il via libera al Senato.


Dopo il voto di ieri al Senato, si svolge oggi alla Camera il dibattito per la fiducia al governo guidato da Mario Draghi. I tempi saranno così organizzati: dalle 9 alle 16 si terrà la discussione generale. Alle 18 si svolgerà la replica del Presidente del Consiglio, a cui seguiranno le dichiarazioni di voto dei rappresentanti dei gruppi parlamentari. La votazione finale per appello nominale partirà dalle 20 circa.

Stabilito anche il calendario per la prossima settimana: da lunedì si procederà all’esame del decreto Milleproroghe e alla proroga della Commissione d’inchiesta sulla comunità del Forteto, mentre mercoledì ci sarà l’elezione di un nuovo vicepresidente della Camera, in sostituzione della ministra Mara Carfagna.

Il sì di Palazzo Madama è arrivato poco prima di mezzanotte: 262 voti a favore, 40 contrari e due astenuti. Con questa maggioranza l’esecutivo dell’ex presidente della Bce non ce l’ha fatta a superare Monti che il 17 novembre del 2011 ottenne la fiducia a palazzo Madama da 281 senatori.
In mattinata Draghi aveva parlato in Senato per ottenere la fiducia: nel suo discorso ha delineato il programma, tra piano vaccinale e recovery plan. “Oggi, l’unità non è un’opzione, l’unità è un dovere. Ma è un dovere guidato da ciò che son certo ci unisce tutti: l’amore per l’Italia”, ha affermato il premier . Tredici cartelle divise in 10 paragrafi: lo stato del Paese un anno dalla pandemia; le priorità per ripartire; oltre la pandemia; parità di genere; il Mezzogiorno; gli investimenti pubblici; Next Generation Eu; obiettivi strategici; le riforme; i rapporti internazionali.

ESPULSI I SENATORI CINQUE STELLE CHE HANNO VOTATO CONTRO LA FIDUCIA AL SENATO

“I 15 senatori che hanno votato no alla fiducia” al governo Draghi “saranno espulsi”. Ad annunciarlo, con un post su Facebook, il capo politico del M5S, Vito Crimi. “Ieri al Senato il MoVimento 5 Stelle ha votato sì. Non lo ha fatto a cuor leggero, è evidente. Ma lo ha fatto – scrive -. Lo ha fatto con coerenza, nel rispetto dell’orientamento emerso in seguito all’ultima consultazione, dove la maggioranza dei nostri iscritti si è espressa a favore. E lo ha fatto con coraggio, assumendosi la responsabilità di una scelta che non guarda all’interesse esclusivo del MoVimento o al facile consenso, bensì agli interessi di tutti i cittadini italiani e della nostra comunità nazionale. Quello di chi ha votato sì è un voto unitario, una responsabilità collettiva, non del singolo”.

“I compromessi con sé stessi, con i propri credo, convinzioni e valori, sono quelli più difficili. Riuscire ad affrontarli e sostenerli per il bene di un Paese che sta vivendo il momento più difficile della sua storia recente non è una sconfitta, è un valore aggiunto in termini di etica e dignità. I 15 senatori che hanno votato no sono venuti meno all’impegno del portavoce del MoVimento che deve rispettare le indicazioni di voto provenienti dagli iscritti. Tra l’altro, il voto sul nascente Governo non è un voto come un altro. È il voto dal quale prendono forma la maggioranza che sostiene l’esecutivo e l’opposizione. Ed ora i 15 senatori che hanno votato no si collocano, nei fatti, all’opposizione”.

“Per tale motivo – conclude Crimi durissimo – non potranno più far parte del gruppo parlamentare del MoVimento al Senato. Ho dunque invitato il capogruppo a comunicare il loro allontanamento, ai sensi dello Statuto e del regolamento del gruppo. Sono consapevole che questa decisione non piacerà a qualcuno, ma se si pretende rispetto per chi la pensa diversamente, lo stesso rispetto si deve a chi mette da parte le proprie posizioni personali e contribuisce al lavoro di un gruppo che non ha altro obiettivo che quello di servire i cittadini e il Paese”.

PROGRAMMA

Stabilito anche il calendario per la prossima settimana: da lunedì si procederà all’esame del decreto Milleproroghe e alla proroga della Commissione d’inchiesta sulla comunità del Forteto, mentre mercoledì ci sarà l’elezione di un nuovo vicepresidente della Camera, in sostituzione della ministra Mara Carfagna.

DISCUSSIONE

“Ho sentito paragonarla a Ronaldo, a Baggio. Se proprio dobbiamo rimanere all’interno di questa metafora, mi consentirà, dato che conosco quale è la sua passione calcistica, di paragonarla al Capitano, al quale riconosciamo lungimiranza, intelligenza e precisione nei passaggi”, ha detto il deputato di Italia Viva, Roberto Giachetti, in un passaggio del suo intervento.

“Le sfide che il governo dovrà affrontare sono sotto gli occhi di tutti, ieri lei presidente Draghi ha detto che non esiste un prima e un dopo, dobbiamo occuparci di chi soffre adesso, ha detto che centrali sono le politiche del lavoro, non posso che condividerlo. E’ necessario fin da subito la riforma degli ammortizzatori sociali. Il nostro auspicio è che ci sia una significativa riduzione della pressione fiscale sul costo del lavoro”, ha detto il deputato della Lega Claudio Durigon, nel corso della discussione generale alla Camera sulle comunicazioni del premier Mario Draghi per la fiducia.

Più tardi, per il ‘Carroccio’, è stato il turno di Claudio Borghi: “Mi fa un certo effetto vederla seduta su quella poltrona. Come forse saprà non sono stato tenero con il suo predecessore e sono contento di voltare pagina ma a differenza di molti suoi laudatores dell’ultima ora, io non ho dovuto cancellare nulla sui social. L’ho criticata quando pensavo fosse giusto farlo e l’ho applaudita quando ho pensato lo meritasse”, ha evidenziato Borghi, per il quale “occorre ripristinare le libertà costituzionali e il corretto funzionamento della democrazia. Traduco: basta chiudere persone in casa o aziende con dpcm o peggio con dirette Fb o comunicati stampa. Riportiamo al centro il Parlamento e condividiamo le scelte”.

“Oggi ci stringiamo attorno a lei votando la fiducia per il bene del paese, dei nostri figli”, le parole dell’ex M5S Emilio Carelli. “Considero l’insediarsi di un governo di responsabilità nazionale un fatto estremamente positivo”, un esecutivo che punti alla “ricostruzione”, partendo “dalle scelte coraggiose da lei annunciate”. Ma Carelli premette anche la volontà di vigilare sulle misure che di volta a volta verranno adottate, “verificando che gli impegni presi da lei davanti al Paese e al Parlamento vengano puntualmente rispettate”, e non accettando “supinamente tutti i provvedimenti, ma con spirito critico decidere se approvarli o no”.

Sostegno al governo Draghi da parte di Rossella Muroni, deputata di Leu e vice presidente della Commissione Ambiente alla Camera, ma anche un invito ad avere “coraggio” nelle azioni che dovranno consentire una vera transizione ecologica del Paese. “Il momento difficile per il Paese e il richiamo alla responsabilità del presidente Mattarella affidano a tutti il compito di contribuire ad affrontare le emergenze sanitaria, economica e sociale. Nel discorso di Draghi al Parlamento – ha detto Muroni – c’è la possibilità per un esecutivo che faccia alcune scelte cruciali nei prossimi mesi. Non solo il campo europeo, ma la parità di genere: un fattore di giustizia sociale ma anche di crescita perché non c’è ripresa senza il contributo delle donne. Un fisco progressivo e trasformativo, che in nome della giustizia climatica ed ambientale applichi il principio del ‘chi più inquina più paga’. La priorità alla scuola e alla transizione ecologica”.

Con Draghi è anche Forza Italia: “Grazie presidente Draghi per le sue parole che abbiamo trovato valide e fondate su basi solide. Ciò che ci ha convinti di più è che finalmente l’Italia torna ad avere una visione ispirata a degli ideali all’interno dei quali si declinano delle azioni. Questo è far politica, questo è tornare a dare una dignità alla centralità del Parlamento. Ci ritroviamo in quella visione di Italia liberale, garantista, europeista che da sempre Forza Italia porta avanti con il presidente Berlusconi”, ha rimarcato il deputato di Fi Alessandro Cattaneo.

Dai banchi di Fratelli d’Italia ha preso la parola Fabio Rampelli: “In questi giorni abbiamo più volte sfidato la nostra coscienza. Echeggiavano vacui richiami alla responsabilità, poco pregni di contenuti, quasi delle minacce: se non votate per noi siete fuori dal sistema. Sarete additati come cafoni che imbrattano i muri e attaccano briga, estremisti che tramano, quelli che erano fuori dall’arco costituzionale, minacciando di volerci spedire là… Di rado si è visto un accanimento simile contro chi sceglie l’opposizione. Prove tecniche di regime?”, ha affermato il vicepresidente della Camera ed esponente di Fdi nel suo intervento. “E’ bene sappiate che l’intimidazione -ha avvertito- scivola storicamente sul piano inclinato della nostra indifferenza…”.

LA REPLICA DI DRAGHI

La replica del premier si è aperta con una riflessione sul futuro delle piccole e medie imprese: “Occorre sostenere l’internazionalizzazione, potenziare il credito di imposta per investimenti, ricerca e sviluppo nel Mezzogiorno e anche la consulenza per la quotazione delle Pmi. Inoltre occorre estendere a queste e rendere fruibile il piano nazionale di transizione 4.0 per favorire e accompagnare le Pmi nella transizione tecnologica”. Si tratta, ha spiega il presidente del Consiglio, di un programma di “medio periodo” che “incrocia internazionalizzazione, accesso al capitale, investimenti per rafforzare la nostra manifattura per renderla più competitiva”.

Per quanto riguarda la giustizia, il premier ha spiegato che “bisognerà intraprendere azioni innovative” per “migliorare l’efficienza civile e penale” e ottenere “un processo giusto, di durata ragionevole in linea con gli altri Paesi europei”.

E ancora: “Sulle tutele del made in Italy e la concorrenza sleale, l’impegno del governo è totale”, ha assicurato Draghi, che si è anche soffermato sulla piaga della corruzione. “Un Paese capace di attrarre investitori anche internazionali deve difendersi dai fenomeni corruttivi che rappresentano un veicolo di ingerenza criminale anche da parte delle mafie e un fattore disincentivante sul piano economico per gli effetti depressivi sulla competitività e la libera concorrenza. Ieri a proposito dello sviluppo del Mezzogiorno ho detto che sì c’è il credito d’imposta ma la prima cosa è assicurare legalità e sicurezza. Altri strumenti si possono e si devono usare ma se manca quella base…”, ha sottolineato il presidente del Consiglio, le cui parole su questo punto sono state accolte da un lungo applauso dell’Aula.

“Spero -ha concluso- condividiate questo sguardo rivolto al futuro costantemente, confido che ispiri lo sforzo comune verso il superamento di questa emergenza sanitaria e della crisi economica e che nelle mie ambizioni caratterizzerà certamente l’azione di questo governo”.

DICHIARAZIONI DI VOTO

Per Italia Viva, ha preso la parola Maria Elena Boschi: “Un mese fa si cercavano responsabili con una caccia all’uomo disperata e telefonate che partivano da palazzo Chigi, si offrivano posti e poltrone a tanti, anche a noi, si scommetteva sul nostro crollo e invece scriviamo un finale diverso”, ha detto Boschi. “Molto è cambiato in questo ultimo mese, si parla di politica e non del pallottoliere al Senato, al centro ci sono le nuove generazioni e non i sondaggi. Italia viva è causa e motore di questo cambiamento”, ha sottolineato la deputata di Iv. “Se lei riesce vince l’Italia, se lei fallisce perde l’Italia. Una sfida che fa tremare i polsi, ma è la sfida, fare il tifo per il suo esecutivo significa fare il tifo per l’Italia di domani”.

Poi, è stato il turno di Giorgia Meloni: “Ci sedemmo dalla parte del torto perché tutti gli altri posti erano occupati”, ha esordito la presidente di Fratelli d’Italia citando Bertolt Brecht. “Quando scatterà il semestre bianco, vedrà quanti dissidenti temerari verranno fuori”, è stato un altro passaggio del suo intervento.

“Un sostegno leale a Draghi” è stato assicurato da Roberto Occhiuto di Forza Italia, intervenuto per la prima volta in Aula da capogruppo facente funzioni dopo l’ingresso di Maria Stella Gelmini come ministro. “Partecipiamo al governo in ruoli strategici. Il presidente Berlusconi è stato il primo a chiedere l’unità nazionale” per affrontare una emergenza pandemica senza precedenti. ”Lo sapevamo che si trattava di mettere insieme forze politiche non solo diverse, ma a volte inconciliabili…”, ha riconosciuto il deputato azzurro.

E un sì convinto è arrivato anche dal Pd: “Si apre una stagione dei doveri, verso noi stessi e il Paese, e di obblighi che abbiamo prima dei diritti. Come forze politiche abbiamo soprattutto il dovere di servire il Paese, cercare il bene comune prima di ogni altra cosa”, le parole di Graziano Delrio. “Serve uno sforzo di progettualità e pensiero, seminare idee per il futuro”, ha spiegato il capogruppo del Pd sottolineando: “E’ una occasione storica, per i partiti e per la politica, di ridefinirci, cambiare trasformarsi, è una fase costituente. Abbiamo un compito gravoso, una missione storica, da ciò che Parlamento e governo decidono dipende il futuro dell’Italia, dell’intera comunità nazionale. L’attesa è molto alta, altissima, forse troppo. Noi non crediamo nei salvatori della patria e negli uomini della provvidenza. Tocca anche a noi corrispondere alla richiesta di unità che viene dalla sfida ricevuta e dal mandato del presidente della Repubblica: non mostrare ma costruire unità, non promettere ma fare futuro, non annunciare ma costruire una Italia più giusta, verde, equa, fiduciosa”.

Dalla parte di Draghi, come noto, si è schierata anche la Lega. “Di fronte alla tragedia lei ha detto che l’unità è un dovere, non una opzione, noi sottoscriviamo in pieno. Fummo noi a dire per primi che ‘nessuno si bastava da solo’, ma che avremmo dovuto lavorare tutti insieme”, ha ricordato il capogruppo Riccardo Molinari. Questo per l’esponente leghista “è il trionfo della buona politica, come capacità di mettere da parte i veti, il fallimento è stato quello dell’antipolitica, di chi pensa di essere portatore di una verità assoluta, è quella idea che ha fallito, quella idea di politica. Ci deve essere rispetto per chi lavora, la gente fa legittimo affidamento sulle linee guida dello Stato, ci deve essere discontinuità rispetto a quanto accaduto domenica”, ha detto ancora riferendosi alle modalità dello stop delle attività montane, prima di porre l’accento sul tema prescrizione. “Non alzeremo totem ideologici su temi come l’immigrazione, come quota cento, flat tax, ma pretendiamo che non lo faccia nessun altro. Ma di prescrizione si deve parlare, perché è un problema enorme che riguarda al civiltà del nostro paese”.

Poi è stata la volta di Davide Crippa: “Noi ci saremo con tutti i nostri principi e la nostra forza e le daremo fiducia. Ma non ci saremo ad ogni costo, resteremo sempre fedeli ai nostri principi”, ha precisato il capogruppo 5 Stelle alla Camera. “Dobbiamo pedalare tutti come gregari per far arrivare l’Italia al traguardo. Noi siamo abituati a pedalare, si guardi da chi non essendo capace si è impegnato in passato a sgonfiare le ruote agli altri”, ha concluso rivolgendosi al premier.

(AdnKronos)

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