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Fermento tra le forze politiche che hanno dichiarato di essere a disposizione del presidente incaricato; preoccupazione e fibrillazione, perché il Professore lascia Roma e se ne torna a Città delle Pieve lasciando dietro di se il mistero… Quali ministri? Quale sarà il programma? Quando salirà al Colle? Draghi non si smentisce e si muove alla stessa maniera di quando era il capo della Bce: nessuno show e massima concretezza

Riparte per Città della Pieve senza salire al Quirinale e mantenendo il massimo riserbo sul ‘timing’ che lo vedrà andare al Colle, con ogni probabilità nella giornata di domani ma non è escluso addirittura più avanti. Il premier incaricato Mario Draghi va via da Roma senza lasciare alcuna certezza dietro di sé, torna a incarnare alla perfezione quel ‘where is Mario?’ con cui alcuni lo etichettavano a Francoforte, rimarcando il silenzio con cui era solito operare il numero uno della Bce.

Anzi, lascia un timore in più nei partiti, quello di mettere insieme la lista dei ministri muovendo da solo, in gioco di squadra con il Quirinale e con il suo più fedele e solido alleato, il Presidente Sergio Mattarella. Il silenzio di Draghi spaventa i partiti. “Niente?”, “niente.”, è la domanda che rimbalza tra i big delle forze di una maggioranza variegata ma ormai definita, dopo il sofferto via libera della base grillina. Con un altro tormentone che sta agitando i partiti: le cosiddette quote rosa.

Una delle convinzioni che rimbalza, complice l’ansia crescente, è che Draghi voglia una squadra equilibrata anche dal punto di vista della presenza femminile, “un 50-50”, sostengono diverse voci. E che questo indirizzo possa incidere anche nella scelta sugli ‘innesti’ politici che andranno a far parte del gabinetto del nuovo premier. Mandandoli all’aria. Ne sa qualcosa il Pd, che in cima alla sua lista vede Dario Franceschini, Andrea Orlando e Lorenzo Guerini: uno dei tre potrebbe essere scalzato da Debora Serracchiani o dall’ex ministra Roberta Pinotti. E i 5 Stelle? Stesso discorso. A rischiare sarebbe per lo più il ‘secondo’ in pole, ovvero Stefano Patuanelli, che potrebbe essere superato all’ultima curva da Fabiana Dadone, ad esempio. O dalla sindaca di Roma Virginia Raggi, che tuttavia lascia trapelare di voler restare salda al suo posto, pronta a scaldarsi per la sfida a un secondo giro da prima cittadina.

Apparentemente meno problematica, la questione parità di genere, per gli altri partiti coinvolti. In Fi, infatti, occhi puntati -oltre che su Antonio Tajani- sulle due capigruppo Anna Maria Bernini e Maria Stella Gelmini, mentre la Lega vanta la carta Giulia Bongiorno da giocare, sempre in coda al super favoritissimo Giancarlo Giorgetti, mentre Iv non fa mistero di volere Teresa Bellanova in squadra. Per i partiti minori l’ex ministra Emma Bonino potrebbe essere la scelta ideale, mentre per Leu il nome sembra essere uno solo: il ministro uscente Roberto Speranza.

Sul fronte dei tecnici, spuntano anche nuovi nomi. Come quello di Livio de Santoli, prorettore della Sapienza esperto di sostenibilità, al ministero della Transizione ecologica, dove continua però ad essere in pole l’ex ministro Enrico Giovannini, che godrebbe di un sostegno trasversale. Ma c’è anche un altro nome che, paradossalmente, agita i 5 Stelle, ed è quello del premier uscente Giuseppe Conte: “per noi andrebbe benissimo – dice un big che aspira un posto del governo – l’importante è che non entri in quota M5S”.

Sui ministeri economici la convinzione diffusa è che Draghi metta suoi uomini. O donne, visto il peso che le quote rosa potrebbero assumere nel suo gabinetto, con l’economista Lucrezia Reichlin tra i nomi più gettonati. Oltre al suo, continuano a circolare quelli di Daniele Franco (super favorito) e Luigi Federico Signorini (Bankitalia), Ignazio Angeloni (Vigilanza Bce), Dario Scannapieco (Bei) e Ernesto Maria Ruffini (Agenzia delle Entrate).

Elisabetta Belloni, segretario generale della Farnesina, è il nome che rimbalza di più per il ministero degli Esteri, anche se in molti credono che alla fine Di Maio la spunti, restando al suo posto. Altro big grillino che potrebbe entrare in squadra è Riccardo Fraccaro, ma con una deminutio: ovvero spostarsi da Palazzo Chigi al ministero dello Sport, ma pur sempre con una casella salda nel governo.

Ci sono poi i nomi di Marta Cartabia, in pole per la Giustizia, e Luciana Lamorgese confermata all’Interno, mentre l’ex Guardasigilli Paola Severino difficilmente entrerà in squadra per l’avversione, evidente, di Forza Italia. Se alla Difesa dovesse arrivare un tecnico, con Guerini che potrebbe spostarsi assumendo la ‘pesante’ delega all’Intelligence, potrebbe farsi spazio il Generale Claudio Graziano, ex capo di stato maggiore della Difesa.

Alla sanità, se Speranza non dovesse essere confermato, circola il nome di Rocco Bellantone, direttore del governo clinico del Gemelli e preside della Facoltà di Medicina della Cattolica di Roma. In sole 3 settimane, Bellantone ha creato e poi diretto il Covid Hospital Columbus Gemelli con 350 posti letto in attivo, le sue capacità gestionali potrebbero anche proiettarlo ad occupare un altro posto non di governo ma altrettanto determinante: quello del super commissario all’emergenza Domenico Arcuri, finito nel mirino di diverse forze politiche. Siamo, però, ancora nell’ordine delle ipotesi, perché al momento nulla è certo. “Può darsi che oggi abbia chiuso sui tecnici e domani si muova sui partiti”, dice una fonte del governo uscente. “Sì, speriamo che chiami domani…”, è l’auspicio che rimbalza tra i partiti. Per ora tenuti drammaticamente al buio.

(AdnKronos)

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