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I giornali dalla holding della famiglia De Benedetti a quella degli Agnelli

Un futuro radicalchic uguale al passato; questo è ciò che attende a La Repubblica e L’Espresso, che la dura crisi editoriale che attraversa il gruppo ha ridotto al suo esile, perché quasi privo di pubblicità, supplemento domenicale.
Lo garantisce la famiglia Agnelli, che ha le mani in pasta nel gruppo dai tempi di Carlo Caracciolo, morto nel 2008.
Gianni Agnelli, storico proprietario de La Stampa aveva sognato, negli ultimi anni della sua vita, di consacrarsi tutto all’editoria, senza mai far mistero di appoggiare la Sinistra perché solo questa era in grado di far passare ai partiti, ai sindacati e all’opinione pubblica tutta la sua politica di Destra della quale aveva assoluto bisogno la Fiat.
Oggi la fabbrica di automobili torinese è diventata la multinazionale FCA e l’Avvocato non c’è più, ma a mettere le cose a posto, nel nome del grande nonno, ci pensa John Elkann, che è in dirittura d’arrivo nell’acquisto del gruppo Gedi della Cir, dei fratelli De Benedetti, fin qui proprietaria dei succitati giornali.
Ma il rampollo della famiglia Agnelli, che già controlla l’Economist, è uno dei due vicepresidenti della Gedi, della quale possiede il 6,2%.
Nella giornata di oggi dovrebbe avvenire il passaggio ufficiale della Gedi alla Exor, la holding italo-olandese di Elkann, la prima società italiana per fatturato (143,2 miliardi nel 2018) e utile netto (5,4 miliardi) e la diciannovesima nel mondo.
Venerdì sera, quando la notizia della vendita è trapelata, sono emerse anche indiscrezioni, poi smentite, secondo le quali La Repubblica sarebbe stata rivenduta da John Elkann all’ex presidente onorario della Cir e suo storico editore Carlo De Benedetti, padre dei due venditori, i suoi due figli Marco, il presidente della società, e Rodolfo.
Tra padre e figli si era aperta una battaglia a metà dell’Ottobre scorso, quando Carlo aveva tentato di rilevare il 29,9% della Gedi con un’offerta definita “manifestamente irricevibile” dal suo consiglio d’amministrazione, in quanto “del tutto inadeguata al reale valore della partecipazione e ad assicurare prospettive sostenibili di lungo termine al gruppo”.
La vendita di Espresso-Repubblica era nell’aria dai tempi della controversa direzione di Mario Calabresi del quotidiano fondato quasi quarantaquattro anni fa da Eugenio Scalfari.

GDP

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