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Paragona la rivoluzione degli ombrelli ai teppisti francesi dei Gilet Gialli

Che il tiranno cinese Xi Jinping tratti a pesci in faccia Jorge Mario Bergoglio è stato evidente agli occhi di tutti nel corso della sua visita a Roma di quest’anno, quando, nonostante lo sbracciarsi dei vari Massimo Franco del Corriere della Sera per convincerlo a farlo, si è ben guardato dal mettere piede in Vaticano, nonostante lo stesso Bergoglio gli avesse in precedenza servito su un piatto d’argento la Chiesa cattolica clandestina perseguitata dal suo regime.

Obiettivo visita in Cina

Il fatto è che l’inquilino del Vaticano, per farsi réclame, briga in tutti i modi per imbucarsi in visita in Cina, e pur di realizzare questo suo sogno, è disposto anche ad esporsi al ridicolo.
Così sabato scorso, mentre volava alla volta di Tokyo, nel sorvolare Hong Kong e Taiwan ha deliberatamente ignorato la “rivoluzione degli ombrelli” in corso nella prima e le minacce imperialiste cinesi alla seconda, limitandosi ad inviare generici saluti a tutti i loro “cittadini”.
Di ben diverso tenore, e calore, il messaggio diretto a Xi: “Invio cordiali saluti a Sua Eccellenza il Presidente Xi, mentre volo sopra la Cina verso il Giappone. Assicuro le mie preghiere alla Nazione e al suo Popolo, invocando sopra ognuno di voi abbondanti benedizioni per la pace e la gioia”. Quando si dice l’adulazione.

Alla brava vaticanista del Messaggero, Franca Giansoldati, a bordo dell’aereo papale, e che ha ieri ricevuto anche un riconoscimento da Bergoglio, non era sfuggita la disparità di trattamento.

Di male in peggio

Ieri Bergoglio, invece di riequilibrare le sue dichiarazioni, ha rincarato la dose: “I telegrammi – ha spiegato infatti – si mandano a tutti i capi di stato ed è un modo cortese per chiedere il permesso di sorvolare il territorio; non ha nessun significato di condanna o appoggio, è solo un atto di cortesia. Su Hong Kong… beh mi viene da pensare anche a quello che succede al Cile o alla Francia – la democratica Francia – dove da un anno ci sono le proteste dei Gilet Gialli. La Santa Sede può solo richiamare al dialogo e alla pace. Quello che sta accadendo a Hong Kong non accade solo lì. Ci sono questioni che io non sono in grado di valutare. Io chiedo la pace per tutti i Paesi che hanno problemi. Mi piacerebbe tanto andare a Pechino. Io amo la Cina”.
Più chiaro di così…

Giancarlo De Palo

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