
Nicola Piovani e l’idea: rete di locali ‘music free’ per chi ama il silenzio
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Il premio Oscar rilancia l’idea di una mappa music free per chi desidera silenzio in bar, ristoranti e luoghi pubblici
Nicola Piovani, premio Oscar per la colonna sonora de La vita è bella, è tornato a parlare su La Repubblica per sollecitare un dibattito che gli sta a cuore da tempo: l’invadenza della musica di sottofondo nei luoghi pubblici. Dodici anni fa aveva già denunciato il “malcostume” dei cosiddetti “tappeti musicali”, sperando che la sua voce potesse limitare il fenomeno. Oggi, però, constata che la situazione è peggiorata: “Ormai non c’è luogo dove ci si possa difendere da questa musica da parati”, osserva, raccontando di bar in cui immagini drammatiche scorrono sugli schermi mentre in diffusione parte una melodia ballabile.
Il silenzio come bene raro e prezioso
Per Piovani il silenzio non è assenza, ma spazio creativo e sociale. Racconta di momenti che andrebbero gustati senza interferenze: una chiacchierata fra amici, un bicchiere di vino, una partita a carte. “Il silenzio sta diventando sempre più raro e prezioso”, scrive, denunciando un “horror vacui” che spinge gestori e clienti a riempire ogni attimo con musica continua. La sua non è una crociata contro l’arte musicale – che rappresenta la sua vita – ma un invito a riscoprire il valore dell’ascolto volontario.
Una proposta concreta: locali “music free”
Da qui nasce l’idea: creare un sistema di segnalazione per i locali che scelgono di non trasmettere musica di sottofondo. Piovani immagina guide, siti e app che contraddistinguano questi esercizi con un simbolo, ad esempio l’etichetta “music free”. Un modo per aiutare chi desidera una pausa di quiete a individuare ristoranti, bar e negozi che condividono questa filosofia. Non si tratta di imporre divieti, ma di facilitare una scelta: “Il sale della democrazia è il rispetto delle minoranze”, ricorda il compositore.
La questione del rispetto reciproco
Piovani sottolinea che la maggioranza dei clienti apprezza la musica d’ambiente e che questo gusto va rispettato. Ma proprio per questo, chiede reciprocità: “La maggioranza va rispettata, ma anche le minoranze”. La sua proposta rappresenta dunque un equilibrio: consentire a chi ama il silenzio di individuare luoghi adatti, senza limitare chi preferisce un sottofondo musicale.
Possibili reazioni di esercenti e pubblico
L’idea potrebbe incontrare pareri diversi. Alcuni gestori potrebbero vederla come un’opportunità di differenziazione: un bar “music free” diventerebbe una scelta distintiva, adatta a chi lavora, legge o conversa. Altri temono che l’assenza di musica riduca l’attrattiva commerciale, in un mercato in cui l’esperienza sonora è parte del brand. I clienti stessi potrebbero dividersi: c’è chi trova la musica d’ambiente rassicurante e chi la vive come invasiva.
Un invito a ripensare l’ascolto
Il discorso di Piovani tocca anche un tema culturale più ampio: l’abitudine ad ascoltare senza davvero sentire. In un’epoca di rumore costante – dalle notifiche digitali al traffico urbano – il silenzio diventa un lusso, e la musica rischia di ridursi a semplice riempitivo. Segnalare i locali “music free” significherebbe restituire dignità sia alla musica, che merita un ascolto attento, sia al silenzio, che è parte della stessa esperienza artistica.
Un’idea semplice ma potente
La proposta del maestro potrebbe sembrare piccola, ma ha un valore simbolico: riconoscere il diritto alla quiete come elemento di benessere. In molti paesi europei esistono già spazi dedicati al silenzio, dalle biblioteche ai caffè letterari. L’Italia, patria di grandi musicisti e di convivialità rumorosa, potrebbe cogliere l’occasione per offrire un’alternativa.
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(con fonte AdnKronos)
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