
Deficit sotto controllo: l’Italia in linea con le raccomandazioni Ue
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Nel pacchetto di primavera del Semestre europeo, Bruxelles conferma che Roma non necessita di misure correttive. Procedura aperta per l’Austria
Secondo quanto emerge dal pacchetto di primavera del Semestre europeo, presentato oggi dalla Commissione Ue, l’Italia risulta in linea con le raccomandazioni per la riduzione graduale del deficit sotto il 3% del Pil. Il nostro Paese, insieme a Francia, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia, non è soggetto ad ulteriori misure correttive nell’ambito della procedura per disavanzi eccessivi (Edp).
Fonti comunitarie sottolineano che la traiettoria della spesa primaria netta italiana è rimasta prudenzialmente al di sotto del tasso massimo previsto, con uno scostamento positivo stimato tra lo 0,3 e lo 0,4%. Per il 2025, la stima interna della Commissione indica un margine dello 0,2% del Pil, pari a poco più di 4 miliardi di euro.
Focus sugli altri Paesi Ue
Nel quadro più ampio del monitoraggio delle finanze pubbliche europee, la Commissione ha raccomandato al Consiglio l’apertura di una procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Austria, che nel 2024 ha registrato un disavanzo del 4,7% del Pil. Un paradosso per un Paese da sempre considerato tra i più rigorosi nella gestione dei conti pubblici.
Situazione critica anche in Romania, dove la crescita della spesa netta ha superato ampiamente il limite previsto dal piano correttivo, con “chiari rischi” per il rispetto degli obiettivi entro il 2030. Bruxelles propone dunque una dichiarazione formale di inadempienza.
La valutazione sui piani nazionali
Su 18 Stati membri, dodici Paesi – tra cui Danimarca, Svezia, Grecia e Finlandia – rispettano i limiti di crescita della spesa netta, considerando la flessibilità della clausola di salvaguardia nazionale. Portogallo e Spagna presentano solo lievi deviazioni, mentre per Cipro, Irlanda, Lussemburgo e Paesi Bassi la Commissione rileva un rischio di scostamento dai parametri raccomandati.
Nuove regole post-pandemia
Il nuovo patto di stabilità europeo, riformato nel 2023 dopo la sospensione durante la crisi Covid-19, sta progressivamente ridisegnando la governance fiscale europea. L’obiettivo è garantire rigore nei conti pubblici, con percorsi di rientro sostenibili e personalizzati, evitando approcci troppo rigidi o punitivi.
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(con fonte AdnKronos)