
Garlasco, impronte e Dna sotto esame: nuove analisi nel caso Poggi
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Il 17 giugno parte l’incidente probatorio: al centro la traccia genetica sotto le unghie di Chiara, l’impronta 33 sulle scale della cantina, oltre a vari oggetti mai esaminati
A diciassette anni dal delitto di Garlasco, la Procura di Pavia riporta al centro dell’inchiesta Andrea Sempio. Il nome dell’amico del fratello di Chiara Poggi, già escluso dalle indagini nel 2017, torna ora al vaglio della magistratura nell’ambito di un nuovo incidente probatorio che prenderà il via il 17 giugno. Al centro dell’attenzione ci sono impronte digitali e tracce di Dna, elementi cruciali per approfondire piste mai del tutto chiarite.
La Procura punta in particolare su una traccia genetica rilevata sotto le unghie della vittima, che contiene Dna misto appartenente a due uomini. Questo reperto, già emerso nel processo d’appello bis a carico di Alberto Stasi (condannato in via definitiva a 16 anni), non era stato ritenuto determinante perché giudicato instabile e poco identificativo: il Dna indicherebbe infatti una linea paterna generica, e secondo alcuni esperti potrebbe essere frutto di un trasferimento indiretto.
Accanto al Dna, però, a riaccendere i riflettori sul nome di Sempio è un’impronta digitale rimasta a lungo senza attribuzione: la cosiddetta “impronta 33”, rilevata sulle scale che portano alla cantina della villetta di via Pascoli, dove – secondo le sentenze – l’assassino non avrebbe mai messo piede. Oggi quella traccia viene associata proprio a Sempio. Già nel 2007, i RIS di Parma avevano tentato di estrarne Dna, ma senza successo: il campione risultò “inibito”, troppo povero di materiale per essere analizzato. Fu esclusa anche la presenza di sangue.
Tra i nuovi accertamenti, spicca la decisione di estendere l’analisi a una serie di oggetti finora mai esaminati: involucri di alimenti, rifiuti trovati nella villetta, confezioni di biscotti e yogurt consumati la mattina dell’omicidio. Saranno sottoposti a verifica anche diversi frammenti di impronte prelevati con para-adesivi e polveri. Le comparazioni riguarderanno una decina di persone, tra cui Sempio, Stasi, alcune cugine della vittima, amici del fratello Marco e i primi carabinieri intervenuti sulla scena del crimine.
Le indagini dovranno anche tenere conto del rischio contaminazione, che riguarda in particolare le impronte trattate con i para-adesivi. Secondo il genetista Marzio Capra, consulente della famiglia Poggi, l’uso di strumenti non sterili per il prelievo potrebbe aver causato trasferimenti accidentali di materiale da una traccia all’altra.
Un altro elemento sotto osservazione è l’impronta numero 10, rilevata vicino alla maniglia interna della porta d’ingresso. Una traccia considerata interessante dagli inquirenti, ma già esclusa dai consulenti come riconducibile a Sempio, Stasi o ai familiari di Chiara.
L’incidente probatorio si preannuncia complesso. Le difese sono pronte a contestare metodi e risultati, e molto dipenderà dalla qualità dei campioni rimasti dopo tanti anni. Ma la Procura sembra determinata a rimettere in discussione la narrazione processuale chiusa nel 2015 con la condanna definitiva di Stasi. Forse nella speranza che la scienza, oggi più avanzata, possa colmare i vuoti lasciati da un’indagine mai davvero archiviata nella memoria collettiva.
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(con fonte AdnKronos)
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