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Gli obiettivi fissati dagli accordi di Parigi saranno irraggiungibili se non si punterà con decisione sulle energie rinnovabili. L’agenzia internazionale per le energie rinnovabili, Irena, chiede ai governi e alle aziende di moltiplicare gli sforzi sulla base dei dati raccolti nel World Energy Transition Outlook, presentato il 4 luglio insieme ad Eni nel complesso del Gazometro, a Roma.

“Non solo è a rischio l’obiettivo di contenere la temperatura entro il grado e mezzo rispetto ai livelli preindustriali, ma anche i 2 gradi sono a rischio“, ha ammonito durante l’evento il Dg di Irena, Francesco La Camera, come riporta Il Giornale. Secondo il direttore generale dell’agenzia, l’aumento di 1,5 gradi potrebbe esser raggiunto già in un paio di anni.

“Ogni frazione di grado di variazione della temperatura globale può provocare conseguenze significative e di vasta portata per i sistemi naturali, le società umane e le economie”, ha aggiunto La Camera.

Il rapporto spiega che la pandemia, prima, e la guerra in Ucraina, poi, hanno aggiunto nuovi ostacoli sulla strada della decarbonizzazione.

Gli interventi necessari per Irena

L’agenzia ha espresso la necessità di triplicare ogni anno, fino al 2030, le nuove produzioni di energia pulita. A livello globale, spiega l’agenzia, occorre raggiungere una produzione di 1000 GW, ben distante dai 300 GW installati nel 2022. L’ad di Eni Claudio Descalzi ha fatto il punto sulla produzione di energia rinnovabile in Italia “stiamo crescendo moltissimo nelle rinnovabili, siamo a 3 gigawatt con l’obiettivo di raggiungere 15 gigawatt nel 2030”.

La posizione del governo italiano

Negli scorsi giorni l’esecutivo guidato da Giorgia Meloni ha inviato alla Ue una bozza con l’aggiornamento del Pniec (Piano nazionale integrato per l’energia e il clima) che fissa gli obiettivi della transizione ecologica. Si potrà conoscere il piano definitivo solo dopo il confronto con Bruxelles, ma la posizione del governo appare chiara.

Il viceministro all’Ambiente Vannia Gava, presente all’iniziativa di Irena ed Eni, ha ricalcato infatti l’approccio prudente del governo: “Basta con i libri dei sogni, serve concretezza, vogliamo arrivare a net zero (emissioni nette di CO2 pari a zero, ndr.) nel 2050, ma dobbiamo farlo con le tecnologie disponibili, in modo graduale”.

Gava fa eco al presidente del Consiglio Giorgia Meloni che lunedì, parlando agli industriali durante l’Assemblea di Assolombarda, ha spiegato: “La transizione va fatta con criterio: non possiamo smantellare la nostra economia per inseguirla“. Sulla stessa linea l’ad di Eni Descalzi: «occorre preparare il futuro ma vivendo nel presente”, continuando dunque a dare risposta alla domanda di energia, che ha ancora bisogno del gas.

Le conclusioni di Irena

Irena non ha dubbi sulla strada da seguire: “Sia il volume complessivo che la quota percentuale delle rinnovabili devono crescere in modo sostanziale, il che è tecnicamente fattibile ed economicamente sostenibile“, evidenzia il rapporto dell’agenzia.

Stando al World Energy Transition Outlook, per mantenere l’aumento entro 1,5 gradi, come richiesto dagli accordi internazionali, nel 2050 le energie pulite dovranno rappresentare il 91% della produzione elettrica. Dati alla mano, occorre raddoppiare gli investimenti annui globali da mille a quasi 2200 miliardi di dollari.

È lo stesso Descalzi a sottolineare questo passaggio: “Per aumentare l’utilizzo delle rinnovabili, ci vogliono iter autorizzativi ma soprattutto ci vogliono investimenti. Non possiamo pensare – aggiunge l’ad di Eni – che lo Stato, o che il governo possa fare tutto da solo. I governi in generale devono definire le regole, ma poi il mercato deve confrontarsi con sé stesso, senza che gli investimenti cadano sulla testa delle persone“.

A dicembre la nuova Conferenza mondiale sul clima, la Cop28 di Dubai, dirà se gli Stati seguiranno o meno la strada tracciata da Irena.

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(AdnKronos)


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