
Carburanti, accise e Iva: come sono ripartiti i prezzi per benzina e diesel
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Il prezzo della benzina, e quello del gasolio, dipendono in parte dall’andamento delle quotazioni della materia prima, il petrolio, che va a incidere sul prezzo netto, quello che comprende anche il guadagno del gestore. Ma la componente che incide di più è quella fiscale, fatta di accise e Iva.
Guardando alle ultime rilevazioni del ministero dell’Ambiente, relative ai prezzi della settimana dal 1 all’8 gennaio, il prezzo medio per la benzina è 1,81 euro al litro, con 72 centesimi di accisa, 32 di Iva e quindi un prezzo netto di 75 centesimi. La somma è data anche dagli ulteriori decimali. Per il gasolio, a fronte di un prezzo medio di 1,86 euro al litro, l’accisa pesa 61 centesimi e l’Iva 31 e il prezzo netto è pari a 91 centesimi. Anche in questo caso, il totale è dato anche dagli ulteriori decimali.
La scomposizione del prezzo netto, o industriale, aiuta a capire quali sono le componenti variabili del prezzo. Per la benzina, 54 centesimi al litro è il costo della materia prima, 20 centesimi è il margine lordo. Sulla materia prima influiscono le quotazioni internazionali e l’effetto del cambio, sul margine il gestore può agire per cambiare il prezzo finale alla pompa. Per il diesel, la materia prima vale 77 centesimi al litro, il margine lordo 16.
Andando a verificare le proporzioni delle varie voci, si può verificare che nel caso della benzina la componente fiscale è pari al 58%, superiore al prezzo industriale (42%), quello netto. Per il gasolio, il rapporto è diverso: 45% la componente fiscale e 55% quella industriale.
Cosa vuol dire tutto questo in termini concreti? Per le casse dello Stato la componente fiscale del prezzo di benzina e gasolio è una voce consistente e una riduzione strutturale, come nel caso dell’ipotesi prospettata dal governo Meloni di un taglio delle accise, comporterebbe una importante operazione di compensazione di bilancio. D’altra parte, quando si parla di speculazione, che può esserci e che va perseguita, è necessario tenere conto del margine, e quindi della quota reale del prezzo finale, su cui possono agire i gestori.
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(AdnKronos)
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