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L’operazione “Rising Lion” scatena un attacco senza precedenti: colpiti impianti strategici e decapitata la catena di comando. Netanyahu: “Era una questione di sopravvivenza”. Cresce il rischio di una guerra regionale

Un attacco massiccio e senza precedenti, che rischia di aprire una guerra feroce e di incendiare l’intero Medio Oriente. Erano da poco passate le due di notte in Italia quando Israele ha lanciato l’operazione “Rising Lion“, scatenando un’ondata di bombardamenti su tutto il territorio iraniano. Obiettivi principali: siti nucleari e basi militari. Le bombe sono cadute anche sulla capitale Teheran e su altre sette città. In poche ore, i raid hanno decapitato i vertici militari del Paese e ucciso i principali scienziati nucleari iraniani.

Circa 200 caccia israeliani hanno colpito in particolare le basi dei Guardiani della Rivoluzione e l’impianto per l’arricchimento dell’uranio di Natanz. Non risultano, secondo l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), danni ai siti super-blindati di Fordow e Isfahan né aumenti nei livelli di radiazioni a Natanz.

Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che l’operazione mira a “colpire al cuore” il programma atomico iraniano, considerato finalizzato alla produzione di armi nucleari. Il primo risultato diplomatico è già visibile: Teheran ha annullato il sesto round di colloqui con gli Stati Uniti previsto per domenica in Oman.

“L’attacco israeliano non è stato un’operazione limitata, come quella condotta in territorio iraniano il 26 ottobre 2024, ma segna l’inizio di un’offensiva destinata a durare molti giorni”. Dall’Iran, la risposta è arrivata con toni durissimi. L’ayatollah Ali Khamenei ha definito l’attacco un “crimine” e ha promesso una “punizione severa”, parlando di “mani sataniche e insanguinate” e preannunciando per Israele “un destino amaro e doloroso”.

In un videomessaggio, Netanyahu ha affermato che Israele ha agito senza una garanzia di pieno sostegno da parte degli Stati Uniti, definendo l’operazione una questione di sopravvivenza: “Speravo che gli Stati Uniti non si opponessero, ma non avevamo scelta. Senza il loro appoggio forse non avremmo dovuto farlo, ma l’alternativa era la morte“. Washington, ha detto, era stata avvertita in anticipo, e ora sarà il presidente Donald Trump a decidere come proseguire.

Il premier ha ammesso che l’operazione “non è stata perfetta”, ma ha sottolineato la necessità di fermare il programma atomico iraniano. Ha spiegato di aver cercato a lungo il supporto statunitense assieme al ministro per gli Affari strategici Ron Dermer, in colloqui prolungati con i vertici americani.

Secondo Netanyahu, l’ordine di colpire era stato emesso già nel novembre 2024, dopo l’uccisione del leader di Hezbollah Hassan Nasrallah. L’Iran, ha detto, avrebbe accelerato verso la bomba in seguito al crollo del suo asse regionale. L’attacco era inizialmente previsto per aprile 2025, ma è stato posticipato per motivi non precisati. Una possibile causa potrebbe essere stata l’annunciata volontà di Trump di aprire negoziati diretti con Teheran.

Netanyahu ha rivelato inoltre che l’Iran, dopo i raid israeliani contro i suoi missili nel 2024, aveva avviato la produzione di 300 missili balistici al mese. “Abbiamo deciso che non potevamo più aspettare”, ha detto, ricordando anche di aver voluto colpire già nel 2011-2012, ma di non aver trovato allora il sostegno necessario.

Il bilancio degli attacchi è pesantissimo. Secondo il sito locale Nournews, a Teheran – dove è stata colpita anche una zona residenziale – ci sarebbero almeno 78 morti e 329 feriti. Tra le vittime, numerosi vertici delle forze armate: il capo di Stato maggiore Mohammad Bagheri (sostituito da Abdolrahim Mousavi), il comandante dei Guardiani della Rivoluzione Hossein Salami (ora rimpiazzato da Mohammad Pakpour), il comandante del quartier generale centrale Gholamali Rashid (sostituito da Ali Shadmani), e il capo del settore aerospaziale dei Pasdaran, Ali Hajizadeh.

È stato ucciso anche Esmail Ghaani, comandante della Forza Quds, che aveva ereditato il comando da Qassem Soleimani, ucciso dagli USA nel 2020. Tra gli scienziati uccisi figurano Fereydoun Abbasi, ex capo dell’Organizzazione per l’energia atomica, e Mohammed Mehdi Tehranchi, presidente dell’Università Islamica Azad. Secondo il New York Times, è deceduto anche Ali Shamkhani, influente consigliere di Khamenei.

L’Iran avrebbe risposto lanciando un centinaio di droni verso Israele, ma la notizia è stata smentita da una fonte citata dall’agenzia Fars. Tel Aviv resta comunque in allerta e continua a colpire obiettivi iraniani. “Il bilancio sarà diverso da quello a cui siamo abituati”, ha detto il capo di Stato maggiore israeliano Eyal Zamir, annunciando anche la chiusura di tutte le missioni diplomatiche.

Il nuovo comandante dei Guardiani della Rivoluzione, Mohammad Pakpour, ha dichiarato: “Le porte dell’inferno si apriranno presto per Israele, un regime infanticida. Il crimine di oggi non resterà senza risposta“.

La comunità internazionale ha reagito in modo variegato. Il presidente americano Donald Trump ha riaffermato il sostegno a Israele, invitando l’Iran a negoziare: “Salvate ciò che resta del vostro impero, basta morte e distruzione”. La Russia ha espresso “preoccupazione”, mentre il presidente francese Emmanuel Macron ha difeso il diritto di Israele a difendersi, chiedendo però “massima moderazione”. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha ribadito la stessa posizione.

Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha avuto un colloquio telefonico con il collega iraniano Abbas Araghchi, esortando Teheran ad evitare un’escalation, definita “pericolosa per l’intera regione”.

Sul fronte pro-Iran, sono arrivati segnali di sostegno da Hezbollah, dagli Houthi, dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan – che ha definito l’attacco “una chiara provocazione” – e anche dall’Arabia Saudita, che ha condannato “l’aggressione” israeliana. Oggi, su richiesta iraniana, si riunirà d’urgenza il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

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(con fonte AdnKronos)

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