
Trump annuncia il raid contro l’Iran: “Successo spettacolare”. Ma lo scenario resta incerto
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Gli Stati Uniti colpiscono la centrale sotterranea di Fordow con le nuove GBU-57. Rischi su petrolio, basi americane e cybersicurezza. Iran isolato, ma resta altissima la tensione globale
Donald Trump ha confermato di aver ordinato l’attacco contro i principali siti nucleari iraniani, definendolo un “successo spettacolare”. Secondo il presidente americano, le strutture colpite sarebbero state “completamente distrutte”. In particolare, è stata presa di mira la centrale di Fordow, costruita dagli iraniani sotto una montagna per resistere ad eventuali attacchi aerei. Ma questa “totale distruzione” è tutta da verificare.
Per la prima volta, gli Stati Uniti hanno impiegato le bombe penetranti GBU-57, armi capaci di colpire obiettivi in profondità nel sottosuolo. Tuttavia, l’effettiva efficacia di queste bombe, mai utilizzate prima in un contesto operativo, è al momento sulla carta.
Petrolio e basi USA nel mirino delle ritorsioni
La risposta iraniana potrebbe arrivare in diverse forme. Uno dei rischi immediati è legato alla possibile interruzione delle forniture di petrolio nel Golfo Persico, da dove transita circa il 20% del greggio mondiale. Un blocco in quella zona avrebbe effetti istantanei sul prezzo del petrolio e della benzina, con conseguenze dirette in Europa e in America ma soprattutto anche sul consenso politico di Trump all’interno del suo paese.
Inoltre, restano a rischio le oltre 50.000 truppe americane dislocate tra Qatar, Bahrain, Emirati, Iraq e Arabia Saudita. Un attacco alle basi USA da parte iraniana o dei suoi proxy resta un’opzione concreta, anche se Teheran si trova attualmente piuttosto isolata sul piano internazionale.
Iran isolato, ma la tensione non cala
L’Iran dovrebbe poter contare su Hezbollah, che però risulta fortemente decimata dagli attacchi israeliani, così come Hamas, che dal 7 ottobre 2023 è martellata dall’Idf e ormai la striscia di Gaza è un unico cumulo di macerie. Poco meglio sono messi gli Houthi, ma la reale forza operativa degli islamisti yemeniti è tutta da verificare. Le milizie sciite alleate dell’Iran in Siria risultano totalmente oggi indebolite. Russia e Cina, sebbene critiche, non sembrano voler intervenire direttamente, limitandosi a dichiarazioni ufficiali. Ora l’Iran farà fatica ad aiutare il Cremlino con i suoi droni e questo dovrebbe creare ripercussioni anche nella guerra di Mosca contro l’Ucraina. Questo isolamento di Teheran riduce il rischio immediato di una guerra su scala mondiale, almeno finché non entreranno in gioco nuovi alleati. Lo scenario è veramente complesso ma soprattutto imprevedibile. L’alleanza strategica tra Stati Uniti e Israele sta già generando forti turbolenze geopolitiche, con potenziali ripercussioni in ambito energetico e cibernetico. L’ombra di un conflitto più ampio resta sullo sfondo.
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(con fonte AdnKronos)
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