Scabbia, boom di casi in Italia: +750% tra 2020-23
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Colpiti giovani e anziani, cresce la resistenza ai farmaci. Allarme degli esperti Sidemast
Un’impennata senza precedenti nei casi di scabbia preoccupa gli esperti italiani ed europei: tra il 2020 e il 2023, in alcune aree del Paese, l’aumento ha raggiunto il 750%. A lanciare l’allarme è la Società italiana di dermatologia e malattie sessualmente trasmesse (Sidemast), in vista del congresso nazionale in programma a Roma dal 18 al 21 giugno. Tra le cause principali, secondo gli specialisti, ci sono le conseguenze della pandemia, il sovraffollamento abitativo, l’aumento dei flussi turistici e una preoccupante resistenza ai farmaci.
Il parassita responsabile, l’acaro Sarcoptes scabiei, scava cunicoli nella pelle dove depone le uova, causando forte prurito, soprattutto notturno, e piccole lesioni cutanee. Le categorie più colpite sono giovani e anziani: scuole, palestre, RSA e famiglie numerose sono sempre più esposte. “Durante la pandemia molte persone hanno vissuto in ambienti chiusi e sovraffollati, condizione ideale per il contagio”, spiega la dermatologa Michela Magnano. A complicare la situazione, il frequente ricambio dei pazienti nelle strutture sanitarie e i casi crescenti di fallimento terapeutico.
Secondo recenti studi condotti in Emilia Romagna e nel Lazio, le infezioni sono aumentate in modo esponenziale, soprattutto nei centri di lungodegenza. In particolare, la resistenza alla permetrina, trattamento topico di prima scelta in Italia, rappresenta una sfida emergente. “Il mancato successo terapeutico non sembra dipendere da errori di applicazione, ma da una possibile vera e propria resistenza dell’acaro”, afferma Magnano, facendo riferimento a mutazioni che consentirebbero al parassita di neutralizzare il principio attivo.
L’allerta è alta anche in altri Paesi europei, tra cui Germania, Spagna, Turchia e Regno Unito, dove il fenomeno della resistenza è stato documentato da tempo. Secondo Giuseppe Argenziano, presidente Sidemast, “i più vulnerabili sono i bambini e gli adolescenti tra i 5 e i 18 anni, gli anziani nelle RSA, e le persone in condizioni igienico-sanitarie precarie”.
Per contrastare la diffusione, i dermatologi raccomandano di non ignorare i sintomi e seguire scrupolosamente quattro regole fondamentali:
- consultare un medico o dermatologo in caso di prurito persistente;
- evitare l’autodiagnosi;
- trattare anche i contatti stretti, anche se asintomatici;
- lavare indumenti e biancheria a temperature elevate.
Solo un intervento tempestivo e coordinato può contenere quella che viene ormai definita una minaccia emergente per la salute pubblica.
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