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Sviluppato all’Università di Buffalo, il nuovo vaccino a base di proteine ricombinanti offre protezione completa contro la variante 2.3.4.4b del virus dell’influenza aviaria, responsabile di focolai tra uccelli e mammiferi
Un vaccino in fase di sviluppo presso l’Università di Buffalo, negli Stati Uniti, ha dimostrato una protezione completa nei confronti della variante 2.3.4.4b del virus H5N1, responsabile di una serie di focolai di influenza aviaria in uccelli, bovini da latte e diversi mammiferi. I risultati, pubblicati sulla rivista Cell Biomaterials, provengono da test condotti su modelli murini.
Il vaccino utilizza quantità precise delle due principali proteine del virus, l’emoagglutinina (H5) e la neuraminidasi (N1), per stimolare una risposta immunitaria mirata. I ricercatori hanno rilevato che l’H5 da sola ha garantito una protezione totale, mentre l’N1 ha offerto una copertura parziale. La combinazione H5-N1 ha fornito anch’essa protezione completa, ma senza migliorare i risultati rispetto al solo H5.
Secondo Jonathan Lovell, autore principale dello studio e professore di ingegneria biomedica, H5 svolge un ruolo cruciale nell’attacco del virus alle cellule ospiti, mentre N1 facilita la diffusione del virus nel corpo. “Gli anticorpi contro N1 non sono neutralizzanti, ma contribuiscono a ridurre la replicazione virale e la gravità della malattia”, ha spiegato Lovell.
La piattaforma utilizzata per il vaccino – CoPoP – si basa su nanoparticelle composte da cobalto, porfirina e un guscio di fosfolipidi, precedentemente testata in Asia come candidato vaccino anti-Covid. In questo caso, le proteine virali sono state modificate con un his-tag, che consente una produzione più rapida e stabile del vaccino. Due adiuvanti immunostimolanti sono stati inoltre aggiunti per potenziare l’efficacia del composto.
Si tratta di un vaccino proteico ricombinante, differente da quelli attualmente approvati, che impiegano versioni inattivate o attenuate del virus. La nuova tecnologia non richiede l’uso di uova nella produzione, rendendola più rapida e adattabile, soprattutto in contesti di emergenza sanitaria.
I ricercatori sottolineano che i risultati ottenuti rappresentano solo un primo passo, ma aprono la strada a vaccini più versatili e sicuri contro l’evoluzione dei ceppi H5N1.
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(con fonte AdnKronos)
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