
Elezioni in Groenlandia: indipendenza e pressioni USA segnano il voto
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La Groenlandia al voto per eleggere il nuovo parlamento, con l’indipendenza e le mire statunitensi al centro del dibattito
La Groenlandia si reca oggi alle urne per eleggere il nuovo parlamento, un voto che potrebbe avere conseguenze significative non solo per la politica locale, ma anche per le relazioni internazionali. Con circa 41.000 elettori chiamati a scegliere i 31 membri del parlamento locale, il contesto geopolitico attorno all’isola artica gioca un ruolo centrale nelle scelte degli elettori.
L’ombra di Trump sulle elezioni groenlandesi
Le dichiarazioni del presidente americano Donald Trump, che ha ribadito la volontà di prendere il controllo della Groenlandia, stanno condizionando la campagna elettorale. Trump, in un recente post su Truth, ha affermato che gli Stati Uniti sono pronti a investire miliardi di dollari nell’isola e ad accoglierla “nella più grande nazione del mondo”. Queste affermazioni seguono la proposta avanzata durante il suo primo mandato, quando il presidente cercò di acquistare ufficialmente l’isola dalla Danimarca, incontrando però un fermo rifiuto.
L’isola, considerata strategica per via delle sue risorse naturali e della sua posizione nell’Artico, è da tempo al centro delle ambizioni statunitensi. La base spaziale di Pituffik, nel nord-ovest della Groenlandia, rappresenta un avamposto cruciale per gli Stati Uniti sin dal 1950.
La risposta di Copenaghen e Nuuk
Le dichiarazioni di Trump continuano a sollevare preoccupazioni sia a Copenaghen che a Nuuk. Il premier danese Mette Frederiksen aveva già respinto con fermezza l’offerta del 2019, definendo la proposta “assurda” e ribadendo che la Groenlandia “non è in vendita”. Anche l’allora premier groenlandese, Kim Kielsen, respinse l’idea, sottolineando l’intenzione dell’isola di perseguire la propria autonomia, fino all’indipendenza.
L’attuale premier groenlandese, Mute Egede, ha espresso preoccupazione per l’insistenza di Trump, affermando che l’imprevedibilità del presidente americano sta influenzando scenari globali e riducendo l’interesse dell’isola nei confronti degli Stati Uniti.
Favoriti e nuovi volti alle urne
Mute Egede, leader della coalizione di sinistra indipendentista Inuit Ataqatigiit, è favorito per la riconferma, sebbene i sondaggi indichino un calo nei consensi, con il suo partito previsto al 31%. L’alleato di governo Siumut segue al 22%, mentre i partiti di opposizione, tra cui Naleraq, guadagnano terreno. Naleraq, populista e indipendentista, ha una posizione ambigua: da un lato sostiene una maggiore autonomia dalla Danimarca, dall’altro è favorevole a legami più stretti con Washington.
Tra i candidati emergenti c’è anche la influencer Qupanuk Olsen, nota per il suo canale Youtube “Q’s Greenland”, che porta la sua voce nel dibattito politico sull’indipendenza e i legami internazionali.
Indipendenza e risorse naturali: il dibattito centrale
La questione dell’indipendenza è tornata al centro del dibattito politico. La Groenlandia ha già votato a favore dell’autogoverno nel 2009, ma rimane fortemente dipendente dalla Danimarca, che finanzia oltre la metà del bilancio dell’isola. Molti groenlandesi desiderano una maggiore autonomia e, un giorno, l’indipendenza completa. Tuttavia, il futuro economico dell’isola dipende dallo sfruttamento delle sue risorse naturali, come terre rare e potenziali giacimenti petroliferi, ancora in gran parte inesplorati.
Il nodo degli investimenti stranieri e la sostenibilità
La sfida principale per i movimenti indipendentisti è trovare investimenti stranieri che permettano di sviluppare le risorse senza compromettere la sostenibilità ambientale. La Groenlandia, abitata da circa 56.000 persone, per la maggior parte inuit, ha un forte legame con la natura, e molti cittadini temono che un’eccessiva industrializzazione possa danneggiare l’ecosistema fragile dell’isola.
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(con fonte AdnKronos)
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