Caos a Seul: presidente vara legge marziale e Parlamento la annulla
In Corea del Sud il presidente Yoon Suk Yeol ricorre alla legge marziale, ma il Parlamento reagisce dichiarandola nulla. Scontri e incertezza scuotono il Paese
In un clima di crescente tensione, la Corea del Sud vive ore drammatiche dopo che il presidente Yoon Suk Yeol ha dichiarato la legge marziale di emergenza. Tuttavia, il Parlamento ha reagito prontamente: una risoluzione approvata a maggioranza ha chiesto la revoca della misura, dichiarandola “nulla” attraverso il presidente dell’Assemblea Nazionale, Woo Son-shik. La situazione si è aggravata quando le forze di sicurezza, in risposta alla dichiarazione parlamentare, hanno intensificato la loro presenza attorno al complesso dell’Assemblea.
La dichiarazione della legge marziale
Nel suo discorso televisivo, il presidente Yoon ha giustificato la legge marziale come una risposta necessaria alle “forze comuniste” e agli “elementi anti-stato” che, a suo dire, minacciano la stabilità del Paese. Ha accusato il Partito Democratico, che detiene la maggioranza in Parlamento, di “paralizzare il governo” e di voler rovesciare il sistema democratico liberale sudcoreano.
Forze speciali sono state dispiegate nel Parlamento subito dopo l’annuncio, mentre l’accesso all’area è stato bloccato. La legge sudcoreana, tuttavia, prevede che la legge marziale debba essere revocata se una maggioranza parlamentare lo richiede, come avvenuto poche ore dopo l’annuncio di Yoon.
Scontri e proteste
L’area attorno al Parlamento di Seul è diventata teatro di scontri tra manifestanti, forze di sicurezza e militari. Alcuni video trasmessi dalla televisione di stato hanno mostrato poliziotti e soldati intenti a respingere i cittadini che cercavano di entrare nell’edificio. Testimoni hanno riferito di elicotteri atterrati sul tetto del Parlamento, mentre forze speciali sono penetrate al suo interno.
Il leader del Partito Democratico, Lee Jae-myung, ha esortato i suoi deputati a riunirsi fuori dal Parlamento, chiedendo il sostegno della popolazione. “Questa non è solo una questione politica, ma una lotta per preservare la nostra democrazia”, ha dichiarato Lee, spingendo migliaia di cittadini a radunarsi nelle vicinanze dell’edificio legislativo.
Un pericoloso precedente storico
La dichiarazione della legge marziale riporta alla mente un capitolo oscuro della storia sudcoreana. L’ultima volta che fu imposta risale al maggio del 1980, durante il regime militare del generale Chun Doo-hwan. Quella legge marziale culminò nella sanguinosa rivolta di Gwangju, in cui centinaia, forse migliaia, di cittadini persero la vita nel tentativo di opporsi alla dittatura. Questo parallelo storico alimenta ulteriormente le preoccupazioni sul futuro democratico del Paese.
Uno stallo senza precedenti
Mentre le tensioni si intensificano, il Paese resta in bilico tra il rispetto delle istituzioni democratiche e il ricorso a misure autoritarie. La comunità internazionale osserva con attenzione l’evolversi degli eventi, temendo che la crisi possa destabilizzare ulteriormente la penisola coreana. Le prossime ore saranno cruciali per capire se la revoca parlamentare riuscirà a ripristinare l’ordine o se il confronto si trasformerà in uno scontro aperto tra governo e opposizione.
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(con fonte AdnKronos)
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