
Trump e le nomine controverse: scontro con il Senato repubblicano
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Dopo la vittoria elettorale, Donald Trump scuote il partito con scelte divisive e richieste di poteri straordinari
Donald Trump, fresco vincitore delle elezioni del 5 novembre, ha avviato una serie di nomine che stanno creando tensioni anche all’interno del suo partito. Tra le scelte più discusse c’è quella di Matt Gaetz, figura controversa dell’ala trumpiana, alla guida del Dipartimento di Giustizia. La senatrice Susan Collins ha espresso perplessità: “Il presidente ha diritto di nominare, ma è per questo che la Costituzione prevede il nostro avviso e consenso”.
Trump ha inoltre designato Karoline Leavitt, 27 anni, portavoce della sua campagna, come futura portavoce della Casa Bianca, e Pete Hegseth, giornalista di Fox News, come segretario della Difesa. Tra le altre nomine spiccano Bob Kennedy Jr. alla Sanità, noto per le sue posizioni no-vax, e Tulsi Gabbard alla National Intelligence.
In un post sui social, Trump ha chiesto ai senatori repubblicani di accettare il meccanismo del recess appointment per bypassare l’opposizione democratica e velocizzare le conferme. Questa misura, poco usata, consente al presidente di nominare funzionari senza l’approvazione del Senato, ma solo se quest’ultimo è sospeso per almeno dieci giorni.
L’appello di Trump ha trovato resistenze anche nel suo stesso partito. Nonostante il leader di maggioranza repubblicano eletto, John Thune, abbia dichiarato che tutte le opzioni sono sul tavolo, ha mostrato cautela nell’accogliere la proposta. La maggioranza repubblicana al Senato (53 a 47) potrebbe rendere superflua la richiesta di Trump, ma le nomine stanno dividendo il partito, creando il rischio di un confronto interno.
Il recess appointment è uno strumento costituzionale usato in passato da Clinton, Bush e Obama, ma mai per incarichi ministeriali. Tuttavia, una sentenza della Corte Suprema del 2014 ha ristretto il suo utilizzo, rendendolo oggi ancora più difficile da applicare senza l’accordo bipartisan.
La strategia di Trump punta a rafforzare i poteri presidenziali come mai prima, ma rischia di esacerbare le divisioni interne al Partito Repubblicano, già sotto pressione per le nomine e la richiesta di abbandonare il ruolo di check and balance.
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(con fonte AdnKronos)
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