Nasrallah ucciso in raid israeliano: Hezbollah, quali ora le sue forze in campo?
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Le forze di difesa israeliane annunciano la morte del leader di Hezbollah in un’operazione a Beirut. Il futuro del gruppo sciita, tra perdite militari e sfide strategiche
L’uccisione di Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah, avvenuta durante un raid aereo israeliano su Beirut, segna un punto di svolta nel conflitto tra Israele e il gruppo sciita libanese. Secondo fonti ufficiali delle forze di difesa israeliane (IDF), la morte di Nasrallah è stata confermata e rilanciata da media locali come il Times of Israel e il Jerusalem Post. L’operazione, denominata “Nuovo ordine”, aveva come obiettivo preciso l’eliminazione del leader di Hezbollah, che per anni ha rappresentato una minaccia costante per la sicurezza di Israele.
Un post pubblicato su X dalle IDF riporta con toni trionfali: “Nasrallah non sarà più in grado di terrorizzare il mondo”. A confermare la strategia israeliana è stato anche Herzi Halevi, capo di Stato Maggiore delle forze armate, che ha ribadito la determinazione del Paese a eliminare ogni minaccia diretta ai suoi cittadini. “Sappiamo come raggiungervi”, ha dichiarato, aggiungendo che Israele non ha ancora utilizzato tutti i mezzi a sua disposizione.
Le forze di Hezbollah: tra resilienza e logoramento
Nonostante la perdita del suo leader, Hezbollah rimane una forza militare rilevante in Libano e nell’intera regione. Le stime, riprese dal Washington Post, indicano che il gruppo sciita può contare su circa 50.000 combattenti, inclusi i ‘riservisti’, e un arsenale impressionante composto da 120.000 a 200.000 tra razzi e missili. Alcuni di questi armamenti sono capaci di colpire fino a 500 chilometri di distanza, raggiungendo potenzialmente Tel Aviv, come sottolineato da fonti della CNN. Tra le armi a disposizione di Hezbollah ci sono anche droni avanzati, forniti in gran parte dall’Iran, che includono i temibili Shahed-129, simili ai Predator americani, capaci di ricognizione e attacco.
Nasrallah, in uno dei suoi ultimi discorsi all’inizio del 2024, aveva parlato di un esercito di 100.000 uomini tra miliziani e riservisti. Tuttavia, gli analisti militari ridimensionano queste cifre, stimando che Hezbollah possa effettivamente disporre di un numero di combattenti attivo che varia dai 30.000 ai 50.000 uomini.
L’impatto strategico del raid e la situazione nel nord di Israele
L’attuale operazione israeliana si inserisce in un contesto di crescente tensione tra Israele e i gruppi armati operanti sul confine settentrionale. Negli ultimi giorni, il governo israeliano ha preso misure straordinarie per proteggere la popolazione civile, in particolare nelle aree settentrionali dove, secondo il Times of Israel, circa 60.000 persone sono state costrette a sfollare a causa dei combattimenti. Il premier Benjamin Netanyahu ha chiarito che l’obiettivo principale è evitare che Hezbollah entri in guerra con Hamas, il gruppo armato che controlla la Striscia di Gaza.
Israele si trova a dover gestire un doppio fronte: da un lato il conflitto con Hamas, che ha causato più di 41.000 vittime nella Striscia di Gaza dall’attacco del 7 ottobre; dall’altro, la crescente minaccia di Hezbollah, considerato un nemico ben più organizzato e strategico di Hamas. Come riportato dal Post, l’arsenale di Hezbollah è di gran lunga più sofisticato e distruttivo rispetto a quello di Hamas, ma la superiorità militare e d’intelligence di Israele resta comunque un fattore decisivo.
Il futuro di Hezbollah e il rischio di una guerra su vasta scala
Da ottobre 2023, Hezbollah ha subito perdite considerevoli, con almeno 500 combattenti uccisi, inclusi alcuni leader di spicco come Fouad Shukr e Ibrahim Aqil, decapitati da raid mirati israeliani. Gli attacchi recenti, secondo fonti israeliane, hanno inoltre danneggiato in modo significativo l’arsenale di Hezbollah, dimezzando il numero di missili di precisione e riducendo drasticamente la capacità offensiva del gruppo, specialmente per i razzi a corto raggio (fino a 40 chilometri).
L’impatto di una guerra prolungata potrebbe essere devastante non solo per Hezbollah, ma anche per il Libano stesso. Il gruppo sciita, profondamente radicato nel tessuto politico e sociale del Paese dei Cedri, rischia di vedere ridotta la sua influenza politica se dovesse continuare a subire perdite sul campo di battaglia. Inoltre, l’escalation del conflitto rappresenta una minaccia diretta per la popolazione civile libanese, che potrebbe trovarsi a pagare il prezzo più alto in termini di vite umane e di devastazione economica.
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(con fonte AdnKronos)
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