Vendite al dettaglio specchio della crisi. Urge defiscalizzazione
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I dati Istat per le vendite al dettaglio del mese di aprile registrano un sostanziale equilibrio, crescono gli alimentari e diminuiscono gli altri beni. Ci sono i consueti dati che vedono una crescita nelle grandi superfici e online nonché un calo nei negozi, consuetudine tipica di come si sta assestando il mercato da diverso tempo.
Colpisce un particolare sulle vendite alimentari: la crescita tendenziale in valore è notevole (+6,2%) ma cala quella in volume (-5,4%), cioè acquistiamo meno prodotti che costano di più.
Questo accade nonostante l’inflazione sia in calo (2). Se però guardiamo com’è questo calo, si nota che è dovuto essenzialmente alla diminuzione dei prezzi energetici che compensano la crescita del carrello della spesa. Calo dei prodotti energetici, tra l’altro, che è contenuto rispetto al fatto che, invece, nel mercato all’ingrosso c’è un crollo (la componente accise e fiscale delle bollette, nonché i prezzi del mercato libero quasi annullano i prezzi bassi della materia prima).
Sia chiaro: non siamo alla fame e alla disperazione. Parliamo solo di tendenze. Preoccupanti perché mentre l’inflazione cala e le vendite al dettaglio rimangono sostanzialmente stabili, analizzando i particolari emerge un buon adattamento dei consumatori, che comprano meno spendendo di più, Se la situazione dovesse continuare in questi termini è probabile che, nei mesi a venire, le preoccupazioni potrebbero diventare criticità.
Sarebbe più che opportuno un intervento del Governo per cercare di mantenere quantomeno l’equilibrio attuale. Intervento che dovrebbe riguardare la defiscalizzazione di prodotti e servizi più sensibili alla crescita. Defiscalizzazione per consumatori e produttori, agendo sulle imposte indirette (Iva) e quelle dirette (carichi fiscali produttori e dettaglianti).
Al momento non si vede nulla, ma non possiamo non essere ottimisti nell’attesa.
Fonte: ADUC
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