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Gas Russia, con rubinetti chiusi razionamenti e crollo del Pil



Lo stop alle forniture di gas dalla Russia non viene più considerata un’ipotesi remota ma uno scenario probabile. Cosa cambierebbe per l’Europa e per l’Italia? Due cose sostanziali: razionamenti, per ridurre il consumo nazionale di gas tra il primo agosto 2022 e il 31 marzo 2023 di almeno il 15% rispetto al consumo medio registrato nello stesso periodo nei precedenti cinque anni, come suggerisce la Commissione europea; un brusco calo del pil, per l’Italia 3,7 punti in meno, come stima il Fmi.

La sintesi della presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, è chiara. “La Russia ci sta ricattando, sta usando l’energia come un’arma e quindi in ogni caso, che si tratti di un taglio parziale o totale” delle forniture, “l’Europa deve essere pronta”, anche se in questo lavoro “non partiamo da zero”, perché “abbiamo già fatto molto per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili russi” e le scorte “sono piene ora al 64%”.

Con il nuovo piano, la Commissione può anche dichiarare lo stato di allerta a livello europeo, sia di propria iniziativa sia su richiesta di almeno tre Stati membri: lo stato di allerta permetterebbe di introdurre un obiettivo di riduzione del consumo di gas vincolante, e non più volontario, che resta comunque il 15% in entrambi i casi, ha precisato il vicepresidente Frans Timmermans. Quindi la riduzione è dapprima volontaria, ma diventa obbligatoria una volta dichiarato lo stato di allerta. Entro la fine di settembre, gli Stati membri dovranno aggiornare i piani nazionali di risparmio energetico, in cui devono essere illustrate le misure adottate, come ad esempio la sostituzione di combustibili nell’industria e nella produzione di energia o limitare la temperatura negli edifici di proprietà pubblica.

Poi ci sono le conseguenze previste per la crescita. In questo caso, è il Fondo monetari internazionale a esporsi, in un paper di lavoro titolato ‘Natural gas in Europe: the potential impact of disruptions to supply‘.

L’Italia sarebbe tra i Paesi più duramente colpiti in Europa da una eventuale completa interruzione delle forniture di gas naturale dalla Russia. Secondo i calcoli degli economisti di Washington, l’Italia subirebbe una perdita di 3,7 punti percentuali in termini di Pil, nell’ipotesi di interruzione dei flussi sui prossimi 12 mesi. Non solo. I punti di Pil bruciati diventerebbero 5,7 nel caso in cui il governo decidesse di tutelare le forniture destinate alle famiglie a scapito di quelle per il sistema produttivo.

Questo, perché rimpiazzare il gas russo sta diventando sempre più impegnativo e perché. È probabile che sui prossimi 12 mesi si possano sostituire i due terzi delle forniture dalla Russia. “Tuttavia c’è incertezza sulle forniture globali e sulla capacità di paesi e imprese di passare ad altre fonti di approvvigionamento. Peraltro le costrizioni nelle catene di approvvigionamento limitano la capacità di trasportare gas da fonti alternative, lasciando particolarmente esposti alcuni paesi dell’Europa centrale e orientale, incluse Germania e Italia, che sono particolarmente dipendenti dalla Russia”, spiega il documento.

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