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Forza Nuova, Senato approva mozione centrodestra e odg centrosinistra
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L’aula del Senato ha approvato l’odg unitario di Pd, M5S, Leu e Iv sullo scioglimento di Forza Nuova e la mozione del centrodestra che impegna il governo “a valutare le modalità per attuare ogni misura prevista della legge per contrastare tutte, nessuna esclusa, le realtà eversive”. Solo il senatore Pd Andrea Marcucci, a differenza del suo gruppo, ha votato contro la mozione del centrodestra. Lo si apprende da fonti parlamentari.
Non è una vera e propria retromarcia ma, con la trasformazione delle mozioni che chiedevano lo scioglimento di Forza nuova e delle organizzazioni politiche di matrice fascista in un odg, la linea dura giocoforza si ammorbidisce. E’ un’operazione di realpolitik quella attuata da Pd, Leu, Psi, M5s, Iv e delle Autonomie al Senato, che nel testo presentato in sostituzione delle mozioni si “impegna il governo a valutare le modalità per dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista e alla conseguente normativa vigente, adottando i provvedimenti di sua competenza per procedere allo scioglimento di Fn e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione fascista, artefici di condotte punibili ai sensi delle leggi attuative della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana”.
La mozione del Pd, così come quella depositata dal M5S con lo stesso dispositivo, impegnava invece il “Governo a dare seguito al dettato costituzionale in materia di divieto di riorganizzazione del disciolto partito fascista e alla conseguente normativa vigente, adottando i provvedimenti di sua competenza per procedere allo scioglimento di Forza Nuova e di tutti i movimenti politici di chiara ispirazione neofascista artefici di condotte punibili ai sensi delle leggi attuative della XII disposizione transitoria e finale della Costituzione repubblicana”.
L’odg essendo un atto parlamentare di indirizzo rivolto al governo, in pratica si riallinea alle norme previste nell’articolo 3 della cosiddetta Legge Scelba del 20 giugno 1952 che vieta la ricostruzione dei partiti di ispirazione fascista. “Qualora – recita il testo della legge Scelba – con sentenza risulti accertata la riorganizzazione del disciolto partito fascista, il ministro per l’Interno, sentito il Consiglio dei Ministri, ordina lo scioglimento e la confisca dei beni dell’associazione o movimento. Nei casi straordinari di necessità e di urgenza, il Governo, sempre che ricorra taluna delle ipotesi previste nell’art. 1, adotta il provvedimento di scioglimento e di confisca dei beni mediante decreto-legge ai sensi del secondo comma dell’art. 77 della Costituzione”.
(AdnKronos)
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