“Tra 10 anni non potremo più intervenire”
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La questione climatica? Non viene presa sul serio. Il Pianeta, un malato quasi terminale. E si torna a parlare di nucleare come di possibile energia verde, ma in realtà “è solo un vicolo cieco”. All’indomani del mancato accordo tra i leader Ue sulla ripartizione dello sforzo di riduzione delle emissioni di gas serra, Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, climatologo e divulgatore scientifico, parla di una mancata volontà: “purtroppo, continuiamo a non fare nulla per prendere sul serio la questione ambientale e climatica. C’è sempre una scusa buona per rimandarla o minimizzarla e così facendo usciamo dalla finestra di intervento possibile: tra pochi anni non sarà più possibile fare delle azioni correttive sulla traiettoria dello scenario climatico peggiore”, dice all’AdnKronos.
“Adesso si può ancora fare qualcosa – spiega – abbiamo una decina di anni di tempo, ma bisogna farlo, in maniera drastica e in fretta. Fra 10 anni, basta, dove saremo saremo, cioè: malati terminali. Adesso si può ancora mettere in campo una cura, ma da quello che vedo questa cura nessuno la vuole fare”.
Che la ‘scusa’ possa essere nella volontà di non mettere in difficoltà i Paesi dall’economia meno stabile, non sta in piedi. “L’Accordo di Parigi – ricorda Mercalli – mette anche dei paletti, creando meccanismi di equità in modo da dare qualcosa in più a chi ha meno e togliere il superfluo ai Paesi che consumano e inquinano ma hanno anche un tenore di vita più alto. I Paesi occidentali, nell’Accordo di Parigi, dovrebbero dare qualcosa a quelli che potremmo definire ‘in via di sviluppo’, soldi finalizzati sì a farli crescere nella qualità della vita ma usando le migliori tecnologie non inquinanti”. Insomma, “io ti do dei soldi e tu metti i pannelli solari, non fai una centrale a carbone. Invece, perfino in casa, parlo dell’Europa, abbiamo dei Paesi come la Polonia che hanno un’economia energetica basata sul carbone e che frenano la transizione rinnovabile all’interno dell’Europa stessa. Ognuno cerca di usare le risorse a buon prezzo che ha in casa propria, e farci su la cresta”.
Nucleare? Non è energia verde, è un vicolo cieco
Intanto, sul tavolo Ue c’è anche la richiesta di un gruppo di Stati membri di chiarire se il nucleare possa definirsi ‘energia verde’. Ma per Mercalli, il nucleare “è un vicolo cieco. Ha dimostrato i suoi rischi e non è un’energia verde. E’ un’energia che pur avendo basse emissioni di CO2 presenta però altri rischi ambientali, sulla salute, sulla biodiversità e sulla conservazione delle scorie che rischiano di annullare tutti i vantaggi, in termini di emissioni, del periodo di produzione”.
“Gestire un deposito di scorie per decine di migliaia di anni non è un obiettivo banale – continua Mercalli – Se devo gestirlo in maniera sicura, quel deposito consumerà energia, per poca che sia, e dovrò gestirlo, controllarlo. Un conto è avere un deposito per 5 anni, un conto averne uno per 10mila (e tra l’altro, pensare che per 10mila anni quella roba lì possa rimanere intoccata è un’illusione): in 10mila anni rischia di mangiarsi tutta l’energia che ha prodotto in 30-40 anni di vita della centrale nucleare. “Questi sono calcoli che non fa mai nessuno. Si guarda solo al risparmio momentaneo e non a quello che resta poi come eredità. Per non parlare poi del rischio di incidente: Chernobyl e Fukushima insegnano. Io non andrei a mettermi nel vicolo cieco del nucleare, dove c’è lo porterei a fine vita, poi si chiudono le centrali senza farne di nuove”.
La filosofia di Mercalli? “Se vogliamo veramente salvare il clima, non possiamo solo aggiungere, dobbiamo anche togliere e qui invece la logica è continuare ad aggiungere, il green deal che si sovrappone al black deal. Un black deal che non abbiamo il coraggio di fermare”.
(di Stefania Marignetti)
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