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Roma, 4 feb. – (Adnkronos)()

L’amore ai tempi della deforestazione e dei cambiamenti climatici: per gli animali, la ‘vita di coppia’, i rituali di corteggiamento e quelli di accoppiamento, sono tutti in salita, e spesso la colpa è dell’uomo. Tra le cause di disturbo all’amore animale, il cambiamento climatico occupa il primo posto, ma anche la deforestazione ha il suo peso così come l’inquinamento acustico, luminoso e da plastica e il bracconaggio. Tra le specie più colpite, oranghi, lucciole, elefanti, salmoni, tartarughe, megattere. Ad accendere i riflettori sulle principali azioni umane che impattano sulla riproduzione delle specie animali, è il Wwf.


Agli oranghi manca l’habitat per riprodursi, l’inquinamento acustico disturba le magattere

Agli oranghi manca l’habitat per riprodursi. Partiamo dall’orango, specie tipicamente solitaria. I maschi cercano attivamente le femmine solo durante la stagione riproduttiva ma le foreste pluviali, habitat della specie, vengono distrutte a ritmi sempre più rapidi a causa della crescente richiesta di legnami pregiati e di terreni da convertire alla coltivazione dell’olio di palma. Gli oranghi hanno così sempre maggiori difficoltà a muoversi e spostarsi alla ricerca del partner in un habitat frammentato e degradato, e il loro tasso riproduttivo sta diminuendo in maniera preoccupante.

I cetacei, come le megattere, utilizzano complesse e diversificate emissioni di onde sonore, a particolari frequenze, per scambiarsi informazioni fondamentali, come la localizzazione del cibo, la presenza di predatori, o per ricercare attivamente i partner durante la stagione riproduttiva. Elevati livelli di inquinamento acustico, principalmente causati da navi e imbarcazioni, sembra stiano creando seri problemi di comunicazione per questi giganti del mare, e ne mettono a rischio anche la riproduzione. La sovrapposizione di diverse sorgenti di rumore, infatti, può produrre nei cetacei casi di forte stress, con conseguenze pericolose per la sopravvivenza stessa di questi splendidi animali.

Inquinamento luminoso e lucciole, bracconaggio ed elefanti

La riproduzione delle lucciole è messa in pericolo, oltre che dalla perdita di habitat naturale e dai pesticidi, anche dall’inquinamento luminoso. A livello globale, l’inquinamento luminoso può essere considerato addirittura la seconda minaccia più grave per le lucciole (dopo i pesticidi). La luce artificiale di notte è aumentata in maniera esponenziale nel corso dell’ultimo secolo. Il disturbo provocato dall’illuminazione artificiale confonde il rituale di accoppiamento delle lucciole, e spesso impedisce alle femmine di trovare i maschi della propria specie. Molte specie di lucciola, infatti, si affidano esclusivamente alla bioluminescenza per trovare e attirare i loro compagni.

Il bracconaggio sugli elefanti ha gravi effetti che influenzano direttamente la riproduzione. Infatti, a essere uccisi maggiormente sono gli elefanti maschi e alcune femmine adulte, gli esemplari che hanno zanne più massicce e che quindi garantiscono maggiori guadagni sul mercato nero dell’avorio ai bracconieri. Questa ‘selezione’ operata dall’uomo sta causando effetti importanti a livello di popolazione. Sempre più elefanti nascono, infatti, senza zanne. Questo è dovuto al fatto che, proprio a causa del bracconaggio, gli elefanti con zanne più piccole o privi di zanne vivono mediamente di più e hanno dunque maggiori probabilità di riprodursi. Così l’assenza di zanne sta diventando un carattere sempre più diffuso nelle popolazioni selvatiche.


Impollinatori e pesticidi, cemento e salmoni

Quasi il 90% delle piante selvatiche a fiore ha bisogno per potersi riprodurre dell’azione degli insetti impollinatori, fra cui api e farfalle. Purtroppo l’utilizzo sempre più diffuso di sostanze chimiche in agricoltura e il degrado degli habitat stanno contribuendo alla scomparsa di questi vettori. In tutto il mondo stiamo infatti assistendo ad un drammatico declino degli impollinatori, che mette a rischio interi ecosistemi e anche buona parte della produzione alimentare umana.

I salmoni sono pesci che compiono migrazioni straordinarie, fino a migliaia di km. Prima della stagione riproduttiva, abbandonano le acque dell’oceano per risalire fiumi e torrenti per raggiungere i luoghi dove sono nati, dove riprodursi e deporre le uova. Questi miracoli della natura divengono impossibili quando poniamo dighe o altri sbarramenti sul loro percorso. Succede così che i salmoni, nella migliore delle ipotesi, si accontentano loro malgrado di habitat inadatti, fermandosi molto più a valle di quanto l’istinto suggerisca loro, mentre alcuni, non trovando condizioni idonee, muoiono prima di riprodursi.


Cambiamento climatico, tartarughe marine e ghepardi

Nelle tartarughe marine, il sesso del nascituro è deciso dalla temperatura di incubazione delle uova, che le madri nascondono in buche scavate nella sabbia. Nidi più caldi portano alla nascita di femmine, mentre nidi più freschi portano alla nascita di maschi. Con l’incremento delle temperature medie causato dal riscaldamento globale in corso, potremmo assistere a una totale scomparsa di esemplari maschi, per una specie già minacciata da perdita dell’habitat, pesca non regolamentata e inquinamento da plastica.

Il riscaldamento globale produce gravi effetti anche sulla capacità riproduttiva del ghepardo, specie sempre più a rischio. Alcuni recenti studi dimostrano infatti come nel ghepardo l’aumento della temperatura ambientale provochi una netta riduzione della fertilità maschile, portando ad anomalie morfologiche e ad un abbassamento nel numero degli spermatozoi, e influendo direttamente sui livelli di testosterone nei maschi. Questi effetti hanno un impatto diretto sui tassi riproduttivi della specie, e di conseguenza sulle sue probabilità di sopravvivenza.


Inquinamento da plastica e orche, frammentazione ambientale e orsi

Recenti studi dimostrano come l’inquinamento da plastica possa essere alla base di problemi ormonali, che influenzano il successo riproduttivo di una grande varietà di animali marini, tra cui le orche. Le orche in cui sono stati rinvenuti alti livelli di inquinanti, noti come policlorodifenili, utilizzati in molte materie plastiche prima di essere banditi a livello globale nel 2004, hanno mostrato tassi riproduttivi molto più bassi del normale e un elevato tasso di sterilità. La diffusione delle plastiche in mare può avere dunque effetti drammatici sulle popolazioni di questi animali.

La frammentazione degli habitat nell’Appennino centrale incide sulla possibilità degli orsi di disperdersi in aree nuove e incontrare partner riproduttivi durante la stagione degli amori. Strade, autostrade, ferrovie e aree intensamente coltivate costituiscono barriere spesso difficilmente superabili, soprattutto per le femmine di orso, che tendono a non allontanarsi così dalle aree dove sono nate. I maschi presenti nelle aree periferiche incontrano così grandi difficoltà a trovare femmine con cui accoppiarsi. Questo fenomeno incide sulla capacità di espansione della specie. Sono infatti davvero poche le femmine con cuccioli rilevate fuori dalle aree storiche di presenza.

A San Valentino, sottolinea il Wwf, ognuno potrà fare la sua piccola parte per aiutare i progetti di tutela e conservazione delle specie, scegliendo proprio di adottare un animale in pericolo su http://bit.ly/Adottaunaspecie

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