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La conferma, lo slittamento, l’annullamento. Dopo la giornata di giovedì, con il muro contro muro sui figuranti e il primo confronto diretto della Rai con i tecnici del Cts sulla sicurezza sanitaria, sembrano questi i tre scenari possibili per il Festival di Sanremo. Il primo, la realizzazione dal 2 al 6 marzo dell’edizione 2021, dipenderà principalmente da come si pronuncerà il Cts alla fine della prossima settimana, quando mancheranno meno di quattro settimane all’inizio del festival: un lasso di tempo che potrebbe consentire delle previsioni sull’andamento della pandemia in Liguria. E se il rischio assembramenti e la compatibilità dell’evento festival con un’eventuale zona rossa o arancione sono le principali preoccupazioni espresse ieri dai tecnici del Cts, è immaginabile che di fronte a previsioni non infauste si potrebbe arrivare ad un via libera per un evento con una formula comunque superblindata: rigorosissimo protocollo sanitario (che d’altronde la Rai ha già dimostrato di saper far funzionare anche a Sanremo Giovani e in altre occasioni) e provvedimenti anche per la città, con zone ad ingresso limitato a residenti e possessori di pass o badge.

“Una volta che sarà chiaro il pronunciamento del Cts sul protocollo sanitario e sulla possibilità di tenere il festival – ha detto all’Adnkronos il sindaco di Sanremo, Alberto Biancheri – ci sarà un confronto sul resto della città. Si potranno creare, d’accordo con Prefetto e Questore, zone con ingressi monitorati”. Nel caso comunque di una conferma del festival, resterà da risolvere il braccio di ferro sulla presenza di un pubblico di figurati tra il ministro Dario Franceschini ed Amadeus. Il quale oggi si è espresso su Instagram con le parole di Aristotele: “L’ignorante afferma, il colto dubita, il saggio pensa”. Ed ha diviso il pubblico dei follower tra ‘sanremisti’ e avversari di un festival in pandemia.

E proprio dubitando e pensando si arriva al secondo scenario, quello di uno slittamento del festival. Nel caso in cui il Cts esprimesse definitive perplessità sullo svolgimento del festival nella prima settimana di marzo, la soluzione meno dolorosa per la Rai sarebbe quella di proporre uno slittamento di Sanremo 2021 a dalle date compatibili comunque con il periodo di garanzia pubblicitaria, quindi entro metà maggio.

La cosa creerebbe non pochi problemi, sia alla squadra al lavoro sul festival già da settimane, sia agli artisti e alle case discografiche che hanno pianificato l’uscita dei dischi dei cantanti in gara basandosi sulle date note del 2-6 marzo, spostando ad altre date uscite importanti per non sovrapporle a quelle sanremesi. Ma anche su questa ipotesi, Amadeus non era sembrato d’accordo nelle scorse settimane, un po’ per evitare l’effetto ‘Festivalbar’ (con la sovrapposizione delle uscite candidate a diventare tormentoni estivi con quelle del festival), un po’ perché preoccupato che la situazione possa non essere molto diversa spostando il festival di poche settimane. “Se lo posticipi a maggio non è Sanremo – ha detto in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ nei giorni scorsi – ma il Festivalbar. E poi chi ci dice che a maggio avremo lasciato le mascherine e potremo abbracciarci tranquillamente? Se così fosse firmerei subito, ma a maggio probabilmente saremo più o meno nella stessa situazione. Quindi spostarlo per trovarsi con gli stessi problemi non avrebbe senso. Chiarisco una cosa: non vorrei che sembrasse che mi sono intestardito a fare Sanremo a tutti i costi. Lo devo volere la Rai, la discografia e la città di Sanremo. Lo dobbiamo volere tutti: o siamo compatti e lavoriamo per farlo al meglio, oppure ci rivediamo nel 2022”.

Certo, di fronte ad un veto del Cts sugli inizi di marzo, forse Amadeus potrebbe essere portato ad un ripensamento. Ma non è detto. Certamente, per i cantanti coinvolti, con i dischi in uscita, lo slittamento a quel punto sarebbe il male minore. Minore insomma del terzo ed ultimo scenario: la cancellazione completa dell’edizione 2021 di Sanremo. Come invoca qualcuno di altri settori del mondo dello spettacolo ancora completamente fermi, come il teatro e il cinema. “Il dibattito su Sanremo 2021, pubblico sì/no, figuranti sì/no , è stucchevole e irrispettoso nei confronti del pubblico, dei lavoratori di teatro e cinema che stanno morendo di fame per il Covid 19 e la sua mala gestione. Basta! Possiamo per una stagione fare a meno di Sanremo”, ha scritto su Twitter l’attore e regista Ricky Tognazzi, unendosi alle altre voci critiche che si erano espresse nei giorni scorsi. Voci che non tengono conto di quanto, con la scena live completamente ferma, sia in sofferenza anche il mondo della cosiddetta musica pop, che si troverebbe a dover rinunciare all’unica vetrina attualmente disponibile per presentare una parte cospicua della produzione dell’ultimo anno.

(di Antonella Nesi – AdnKronos)

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