Il caso di Juan Bernabé riaccende il dibattito sulla chirurgia per la disfunzione erettile, ma l’accesso alle protesi peniene rimane limitato
Il recente caso di Juan Bernabé, ex falconiere della Lazio, ha acceso i riflettori sulla chirurgia per la disfunzione erettile, un problema che affligge molti uomini, spesso a causa di malattie oncologiche. Bernabé, che ha scelto di sottoporsi all’impianto di una protesi peniena, ha raccontato la sua esperienza, rivelando di aver a lungo fatto affidamento su farmaci come il Cialis per migliorare la sua potenza sessuale. Il suo intervento, però, è stato seguito da polemiche, soprattutto a causa della pubblicazione di un video esplicito post-operatorio. Questo caso ha portato alla luce la difficoltà di accesso a trattamenti come la protesi peniena, un’alternativa chirurgica per chi soffre di disfunzione erettile, spesso in seguito a interventi per tumori.
Farmaci per la disfunzione erettile: l’ascesa delle pillole
I farmaci per la disfunzione erettile, noti anche come “pillole del sesso”, continuano a essere tra i più acquistati in Italia. Nel 2023, la spesa annuale per questi farmaci ha raggiunto i 250 milioni di euro, con un incremento del 3,9% rispetto all’anno precedente. Negli ultimi 8 anni, il consumo di questi farmaci è aumentato del 56%, come evidenziato dal rapporto Osmed dell’Aifa. Questi dati confermano una tendenza crescente tra gli uomini italiani a ricorrere a soluzioni farmacologiche per risolvere i problemi legati alla disfunzione erettile. Tuttavia, nonostante l’aumento della domanda di farmaci, la chirurgia per l’impianto di protesi peniene resta una soluzione meno accessibile.
Le difficoltà nell’accesso alle protesi peniene
A differenza dei farmaci, l’impianto di una protesi peniena rappresenta ancora una procedura poco diffusa. Secondo i dati del Registro Nazionale della Società Italiana di Andrologia (Sia), solo circa 400 protesi vengono impiantate ogni anno, a fronte di circa 3mila richieste. La distribuzione delle operazioni è inoltre sbilanciata, con il 75% degli impianti concentrati nel Nord e Centro Italia. Questo è un problema significativo, soprattutto considerando che ogni anno in Italia circa 20mila uomini si sottopongono a interventi di rimozione della prostata a causa di tumori. Di questi, almeno la metà sviluppa disfunzione erettile e potrebbe beneficiare dell’impianto della protesi peniena.
Le difficoltà finanziarie e l’accesso limitato al pubblico
Un altro ostacolo riguarda il costo dell’intervento, che non è coperto dai Livelli Essenziali di Assistenza (Lea). Di conseguenza, solo poche strutture pubbliche offrono l’impianto della protesi peniena, lasciando la maggior parte dei pazienti con poche alternative. Circa il 90% degli uomini che necessitano di questa procedura sono costretti a rivolgersi al settore privato, dove i costi possono essere elevati. Come nel caso di Juan Bernabé, molti pazienti si affidano a chirurghi specializzati in strutture private, come il noto dottor Gabriele Antonini, per ricevere il trattamento necessario e recuperare una normale attività sessuale.
Conclusioni: disfunzione erettile e chirurgia, un divario da colmare
Il caso di Juan Bernabé e l’alto consumo di farmaci per la disfunzione erettile evidenziano la crescente consapevolezza sul problema e sull’importanza di trovare soluzioni efficaci. Tuttavia, l’impianto della protesi peniena, pur essendo una via chirurgica risolutiva, rimane un trattamento poco accessibile per molti uomini italiani. È necessario un intervento a livello nazionale per rendere questa soluzione più disponibile, anche nelle strutture pubbliche, per garantire una maggiore equità nell’accesso alla salute sessuale.
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(con fonte AdnKronos)