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Una scuola e un viale del Parco Nemorense di Roma intitolati all’ex Presidente della Regione siciliana, Piersanti Mattarella, ucciso il 6 gennaio del 1980 a Palermo. La cerimonia di intitolazione si è tenuta oggi, alla presenza del sindaco Roberto Gualtieri. Sulla targa del viale si legge ‘Viale Piersanti Mattarella, 1935-1980, presidente della Regione Siciliana, vittima del terrorismo politico-mafioso’. Con il sindaco era presente anche l’assessore alla Cultura Miguel Gotor. Da Palermo è arrivato Bernardo Mattarella, figlio di Piersanti, che ha partecipato alla cerimonia insieme con i cugini Laura, la figlia del Capo dello Stato, Sergio Mattarella e Bernardo, amministratore delegato di Invitalia, figlio di un altro fratello del Presidente della Repubblica. Ma anche Nicola Adragna, figlio della sorella di Piersanti e Sergio Mattarella.

L’intitolazione, come ha spiegato la presidente del II Municipio Francesca Del Bello, si inserisce nell’ambito di altre iniziative sulla memoria civile e antimafia del quartiere, dopo quelle per Ughetto Forno, le donne costituenti, Falcone e Borsellino, Rita Atria e Peppino Impastato. Presente anche Giovanni Grasso, consigliere per la stampa e la comunicazione del Capo dello Stato. Che ha spiegato quanto Piersanti Mattarella fosse legato a Roma. “Piersanti Mattarella si era trasferito qui nel ’48 al seguito del padre ministro e ha vissuto la giovinezza e gli studi a Roma”. Poi la carriera politica. Fu prima Consigliere comunale di Palermo nel 1964, poi deputato al Parlamento Regionale nel ’67, nel ’71 e nel ’76. Durante l’ultima legislatura, quella del 1976, ricoprì il ruolo di presidente della Regione, appena quarantenne, dal ’78 al 6 gennaio del 1980, quando fu ucciso sotto casa davanti agli occhi della moglie Irma e dei figli Bernardo e Maria. Lo chiamavano il Presidente “dalle carte in regola”. Un’espressione con la quale si intendeva sottolineare il dovere di portare avanti un’azione politica rigorosa, seria e lungimirante. Ed infine l’impegno per la legalità e contro la mafia. Quello che gli costò la vita. Era un innovatore, Mattarella, e lo fu realmente. Si preoccupò di formare anche i giovani alla politica ed organizzava periodici incontri con la società civile.

“Il 6 gennaio 1980 dei colpi di pallottola interrompono la sua strada di rinnovamento. Aveva solo 44 anni. Non si può confinare il suo delitto solo a un livello di delitto di mafia, e giustizia è stata fatta a metà: sono stati individuati e condannati i mandanti di Cosa Nostra ma mai si è saputo chi sparò e chi era il suo complice- ha spiegato Giovanni Grasso – Più anni passano e più è difficile trovare la verità, ma più si stagliano figure come quella di Piersanti Mattarella”.

“Piersanti Mattarella fu una figura straordinaria che ha saputo affermare una idea di Sicilia basata sulla legalità e lo sviluppo, che ha combattuto la mafia e ha pagato col sangue il suo coraggio e ha rappresentato una idea di trasformazione della sua terra e della politica. Una vittima del terrorismo politico-mafioso che noi dobbiamo ricordare e onorare”, ha detto il sindaco Gualtieri. E ha concluso: “Di Piersanti Mattarella voglio ricordare la coerenza, la visione, l’impegno civile, personale e politico inserito in una grande visione europea coerentemente portata avanti” caratteristiche che segnano “la differenza tra essere ‘politici’ o essere ‘statisti'”.

“Ha rappresentato un fortissimo fattore di credibilità della Sicilia nel contesto nazionale e internazionale. Si è opposto in maniera energica rispetto ai disegni mafiosi e ha costruito una diversa visione della Sicilia da parte delle più alte istituzioni sia italiane che europee, con le quali ha costruito un forte rapporto di fiducia”, ha detto il sostituto procuratore generale presso la Cassazione Antonio Balsamo, presente alla cerimonia di intitolazione. “La sua idea della Sicilia con le carte in regola ha creato un moderno modello di sviluppo nella legalità”, ha aggiunto. “Ha diffuso nella mia generazione una visione della politica ispirata ai valori più nobili, alla cultura alla giustizia sociale, e si è impegnato in prima persona per costruire «una coscienza di opposizione, di resistenza e di liberazione» dal fenomeno mafioso – ha detto ancora Balsamo – Dopo l’omicidio di Peppino Impastato, ad esempio, fece un discorso molto duro andando direttamente a Cinisi, dimostrando un coraggio straordinario”. “L’incontro di oggi fa comprendere come l’esperienza fatta in Sicilia, in quegli anni, da eroi civili come Piersanti Mattarella, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, sia divenuta un grande fattore di identità nazionale: oggi il nostro Paese, agli occhi della comunità internazionale, ha il volto di persone come loro. La loro eredità di idee e di valori continua a vivere nei ragazzi e nelle ragazze che oggi, in questa scuola, stanno facendo un bellissimo percorso di formazione e di partecipazione democratica”, ha concluso Balsamo.

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(con fonte AdnKronos)

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