Sanzioni Usa contro la Russia: Trump colpisce il petrolio di Putin
Le sanzioni Usa contro la Russia bloccano il vertice di Budapest e irritano il Cremlino. Trump: “Vedremo tra sei mesi chi ha ragione”
Le sanzioni Usa contro la Russia segnano una svolta nella politica estera americana. Dopo mesi di avvertimenti ignorati, Donald Trump ha deciso di colpire il cuore economico del Cremlino: il settore energetico. Le misure includono restrizioni pesanti contro Rosneft e Lukoil, i due colossi del petrolio russo.
Putin ha reagito definendo le sanzioni Usa contro la Russia “un atto ostile”, ma ha assicurato che non avranno effetto sull’economia nazionale. “Lo vedremo tra sei mesi”, ha replicato Trump, aggiungendo: “Sono contento che la pensi così”. La risposta del presidente americano mostra un cambio di rotta netto nei rapporti con Mosca.
Sanzioni Usa contro la Russia: vertice di Budapest sospeso
Il primo effetto politico delle sanzioni Usa contro la Russia è il rinvio a data da destinarsi del vertice di Budapest, concordato nella telefonata del 16 ottobre tra Trump e Putin. L’incontro doveva rilanciare il dialogo bilaterale, ma Washington ha deciso di sospenderlo. “Un incontro non è escluso, ma al momento non è previsto”, ha confermato la portavoce della Casa Bianca Karoline Leavitt.
Secondo osservatori diplomatici, la decisione ha spiazzato il Cremlino. Per la prima volta dall’inizio della guerra, gli Stati Uniti sembrano determinati a esercitare una vera pressione economica e politica sulla Russia.
Gli effetti economici delle sanzioni
Le nuove sanzioni Usa contro la Russia colpiscono direttamente il motore dell’economia russa: l’energia. Secondo analisti citati da Adnkronos, l’impatto reale sarà forte solo se verranno introdotte anche sanzioni secondarie, ma il messaggio politico è già chiaro.
Kirill Dmitriev, capo del Fondo russo per gli investimenti diretti (Rdif), ha ammesso che i segnali economici sono negativi: deficit e inflazione in aumento, benzina alle stelle e crescita ferma.
Dal canto suo, la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova ha definito le misure “controproducenti”, avvertendo che “avranno effetti disastrosi sulla stabilità dell’economia mondiale”.
Putin non arretra
Nonostante la pressione crescente, Putin non sembra intenzionato a cedere. L’analista Tatiana Stanovaya, fondatrice di R.Politik, sostiene che “per il presidente russo questa guerra è esistenziale” e che “è disposto a sopportare enormi perdite pur di ottenere il controllo del Donbass”.
Le sanzioni Usa contro la Russia rappresentano dunque il punto di non ritorno nei rapporti tra Washington e Mosca. Con la sospensione del vertice di Budapest, Trump ha scelto di passare dalle parole ai fatti, trasformando la pressione diplomatica in un’offensiva economica senza precedenti.
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(con fonte AdnKronos)
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