Halevi voleva accordo per ostaggi, Netanyahu disse no
Rivelazioni dei media israeliani: il premier respinse la proposta
Secondo quanto rivelato dall’emittente pubblica Kan, l’ex capo di stato maggiore delle Forze di difesa israeliane, Herzi Halevi, avrebbe tentato di convincere il primo ministro Benjamin Netanyahu ad accettare un accordo che prevedeva la liberazione di tutti gli ostaggi prima dell’offensiva su Rafah. Netanyahu avrebbe però rigettato con fermezza il piano, definendolo una “sconfitta”. L’idea, sostenuta da Halevi nei mesi precedenti l’operazione militare, prevedeva un cessate il fuoco e un rilascio unico degli ostaggi, ritenuto strategico per agevolare la sconfitta di Hamas.
Ostaggi a rischio a Gaza City
Secondo Channel 13, l’esercito teme che Hamas stia cercando di spostare gli ostaggi da Gaza City in vista dell’intensificazione delle operazioni. Il video diffuso ieri dall’organizzazione, con Alon Ohel e Guy Gilboa-Dalal, datato 28 agosto 2025, sarebbe stato girato nel campo profughi di Shati, area non controllata dalle Idf. L’esercito ammette di non avere dati di intelligence completi sulle posizioni degli ostaggi, disponendo solo di valutazioni parziali.
L’incognita delle operazioni
Secondo fonti militari riportate da Ynet News, un’operazione a Gaza City potrebbe aumentare i rischi per la vita dei prigionieri. Resta incerta la strategia di Hamas: proteggerli, usarli come scudi, ucciderne alcuni per pressione politica o spostarli tra i civili in fuga. Le Idf si dicono pronte a esercitare cautela, evitando il fuoco nelle aree dove si ritiene siano trattenuti, soprattutto lungo i corridoi umanitari utilizzati per l’evacuazione.
Il piano Usa-Onu per la ricostruzione
Parallelamente, Stati Uniti e Nazioni Unite stanno lavorando a un piano per la ricostruzione di Gaza, da discutere in vista dell’Assemblea generale Onu. Secondo il Guardian, il progetto prevede un governo tecnico di un anno, una forza di stabilizzazione internazionale, il disarmo di Hamas e il rifiuto della deportazione di massa dei palestinesi. Il piano, sostenuto dal segretario di Stato americano Marco Rubio, dovrebbe essere formalizzato il 22 settembre in una conferenza a margine dei lavori di New York.
Verso il riconoscimento dello Stato di Palestina
In quell’occasione Regno Unito, Francia, Canada, Belgio e Malta potrebbero annunciare il riconoscimento dello Stato di Palestina. Londra ha lasciato intendere che avrebbe potuto rinunciare a questo passo in caso di cessate il fuoco tra Israele e Hamas, ma il governo Netanyahu ha ribadito la volontà di conquistare Gaza City. Restano irrisolte due questioni: il disarmo di Hamas e la possibilità che candidati con legami passati con l’organizzazione possano partecipare alle future elezioni palestinesi. Husam Zomlot, rappresentante palestinese nel Regno Unito, ha dichiarato che l’Autorità Nazionale Palestinese si impegna a convocare elezioni a Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est entro un anno dal cessate il fuoco, con una fase di transizione affidata a un governo tecnico.
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(con fonte AdnKronos)
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