
Israele arruola influencer per smentire le accuse Onu sulla carestia a Gaza
Tour sponsorizzato da Tel Aviv con creator israeliani e americani: “Mostriamo la verità”
Israele ha ingaggiato dieci influencer per contrastare le accuse delle Nazioni Unite secondo cui il governo di Tel Aviv sarebbe responsabile di una carestia deliberatamente provocata a Gaza e utilizzata come arma contro la popolazione palestinese. L’operazione, organizzata dal ministero per gli Affari della Diaspora e riportata da Haaretz, ha visto l’ingresso temporaneo nella Striscia di content creator israeliani e statunitensi, invitati a documentare la distribuzione di aiuti gestiti dalla Gaza Humanitarian Foundation (Ghf), ente israelo-americano creato per aggirare il controllo di Hamas sugli approvvigionamenti.
Tra i partecipanti figuravano il conservatore statunitense Xavier DuRousseau, con oltre un milione di follower, il giovane druso israeliano Marwan Jaber, l’americano residente in Israele Jeremy Abramson, l’avvocata di Miami Brooke Goldstein, direttrice del Lawfare Project, e gli israeliani Shiraz Shukrun e David Mayofis. DuRousseau ha pubblicato foto e video in cui appare in tuta militare con la scritta “Israele NON sta bloccando il cibo in ingresso a Gaza”, mentre Goldstein ha sostenuto che “la consegna diretta degli aiuti alla popolazione spezza la capacità di Hamas di rubarli e rivenderli per finanziare le proprie operazioni”.
Secondo il governo, il tour aveva l’obiettivo di “smentire le bugie di Hamas diffuse dai media esteri” e contrastare quella che definisce la “campagna della fame”, volta a minare l’immagine internazionale di Israele. L’esecutivo accusa le Nazioni Unite e le Ong di “negligenza e inefficienza” nella distribuzione, affermando che migliaia di tonnellate di aiuti sarebbero disponibili ma non consegnati.
Più di cento Ong hanno firmato una lettera aperta per respingere la versione israeliana, denunciando che la maggior parte delle principali organizzazioni internazionali non è riuscita a far entrare neppure un camion di forniture salvavita dal 2 marzo. L’Onu ha definito “inaccettabile” la carestia in corso a Gaza City, sottolineandone l’origine umana. Secondo il ministero della Salute di Gaza, controllato da Hamas, i morti per fame e malnutrizione dall’inizio del conflitto sarebbero almeno 271, tra cui 112 bambini.
Haaretz ha rivelato che il ministero degli Esteri israeliano ha finanziato con decine di migliaia di dollari l’arrivo di influencer americani, attraverso l’organizzazione filo-coloni Israel365, scelta senza gara pubblica per la sua capacità di comunicare in sintonia con l’agenda trumpiana “Maga” e America First. L’operazione sembra mirata anche a rassicurare l’elettorato repubblicano più giovane, tradizionalmente meno favorevole a Israele: secondo il Pew Research Center, solo il 48% dei repubblicani sotto i 50 anni ha oggi un’opinione positiva dello Stato ebraico.
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(con fonte AdnKronos)
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