
Caso Diana, periti: Alessia Pifferi capace di intendere e volere
La corte d’Assise d’appello di Milano: nessun disturbo grave, solo immaturità affettiva
Milano – Alessia Pifferi era pienamente capace di intendere e di volere quando, nel luglio 2022, lasciò sola in casa per sei giorni la figlia Diana, di appena 18 mesi, provocandone la morte per stenti. Lo ha stabilito la perizia psichiatrica disposta dalla corte d’Assise d’appello di Milano e affidata allo psichiatra Giacomo Francesco Filippini, alla neuropsicologa Nadia Bolognini e al neuropsichiatra infantile Stefano Benzoni.
Le conclusioni dei periti
La relazione, depositata ieri, esclude la presenza di patologie psichiatriche invalidanti. Pifferi sarebbe affetta soltanto da un disturbo del neurosviluppo definito come immaturità affettiva, ovvero una ridotta empatia a livello emotivo, ma non tale da comprometterne il funzionamento sociale né la capacità di comprendere le proprie azioni.
Le parole della parte civile
“Non c’è alcun disturbo così grave da incidere sulla capacità di intendere e di volere, nemmeno in forma parziale”, ha spiegato l’avvocato Emanuele De Mitri, legale della madre e della sorella dell’imputata. “La perizia evidenzia che Alessia Pifferi era capace di intendere e volere sia durante i giorni tra il 14 e il 22 luglio 2022, quando Diana morì, sia nei weekend precedenti in cui la piccola era stata già abbandonata”.
Nessun trauma infantile
Dalla relazione emerge inoltre che non sono stati individuati eventi o traumi nell’infanzia di Pifferi che possano aver influenzato i suoi comportamenti da adulta.
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(con fonte AdnKronos)
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