
Naspi 2025, cambiano i requisiti dopo dimissioni: 13 settimane obbligatorie
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Dal 1° gennaio nuove regole per chi si dimette da un contratto a tempo indeterminato: cosa cambia per accedere alla disoccupazione
Nuove regole Naspi dal 2025: servono 13 settimane di contributi dopo le dimissioni
Con l’entrata in vigore della Legge di Bilancio 2025, cambia l’accesso alla Naspi per chi si trova disoccupato dopo aver rassegnato le dimissioni da un contratto a tempo indeterminato. Le modifiche, che interessano l’articolo 3 del decreto legislativo 22/2015, si applicano agli eventi di disoccupazione a partire dal 1° gennaio 2025.
Il nuovo requisito contributivo: almeno 13 settimane
Come ricorda l’Inps, da gennaio 2025 chi ha lasciato volontariamente un posto a tempo indeterminato e successivamente perde involontariamente un altro lavoro (sia a tempo determinato che indeterminato) dovrà dimostrare di avere almeno 13 settimane di contribuzione maturate tra i due eventi.
Il nuovo requisito si applica solo se le dimissioni o la risoluzione consensuale sono avvenute nei 12 mesi precedenti la cessazione involontaria del rapporto di lavoro per cui si fa richiesta della Naspi.
Esclusioni e tutele
Restano escluse da queste nuove restrizioni le dimissioni per giusta causa, quelle durante la maternità o paternità protetta e le risoluzioni consensuali avvenute tramite la procedura conciliativa dell’articolo 7 della legge 604/1966. In questi casi, l’accesso alla Naspi è garantito come avveniva in precedenza.
A quali rapporti di lavoro si applica
Il nuovo vincolo riguarda le dimissioni o risoluzioni consensuali da contratti a tempo indeterminato, mentre la successiva perdita involontaria che dà diritto alla Naspi può riguardare qualsiasi tipo di contratto subordinato, anche a termine.
Quali contributi valgono
Ai fini del conteggio delle 13 settimane, l’Inps chiarisce che sono utili:
Contributi previdenziali versati durante il lavoro subordinato, inclusa la quota Naspi;
Contributi figurativi per maternità obbligatoria, se preceduti da contribuzione effettiva;
Congedi parentali indennizzati in costanza di rapporto di lavoro;
Periodi di lavoro all’estero in Paesi UE o convenzionati che permettono la totalizzazione;
Astensione per malattia dei figli fino a 8 anni, entro 5 giorni l’anno;
Settimane agricole, se presenti nel periodo di osservazione, anch’esse cumulabili.
Nessuna modifica alla misura e durata della Naspi
L’Istituto ribadisce che le modifiche introdotte riguardano esclusivamente l’accesso alla prestazione, e non il calcolo dell’importo o della durata, che resta regolato dalle norme già in vigore.
Con questo intervento normativo, il legislatore intende probabilmente limitare accessi “strategici” alla disoccupazione in seguito a dimissioni, rafforzando la necessità di un reale periodo lavorativo intermedio. Resta fondamentale, per i lavoratori, monitorare con attenzione le tempistiche e la tipologia dei contratti per non perdere il diritto alla Naspi nel 2025.
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(con fonte AdnKronos)
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