Fallisce il tentativo di tregua a Gaza: Hamas respinge la proposta americana
Il piano di cessate il fuoco promosso da Trump e accettato da Israele non convince Hamas. Il movimento islamista lo definisce “insufficiente”
Nessun accordo raggiunto per un cessate il fuoco tra Israele e Hamas. La proposta avanzata dall’inviato della Casa Bianca Steve Witkoff, con il sostegno diretto del presidente Donald Trump, è stata respinta dal movimento palestinese. Secondo quanto riferito all’AFP da Bassem Naim, leader di Hamas in esilio, il piano “non risponde alle richieste del nostro popolo” e non garantisce né la fine del conflitto né la cessazione della crisi umanitaria.
Naim ha accusato Israele di voler “perpetuare l’occupazione, proseguire gli omicidi e la fame anche durante la tregua”, sottolineando come il piano non includa le principali condizioni richieste da Hamas: fine della guerra, dell’assedio e del blocco alimentare.
Nonostante il rifiuto, Hamas ha precisato che sta ancora valutando la proposta con senso di responsabilità e non ha chiuso definitivamente la porta al dialogo.
Dal canto suo, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha confermato, tramite Canale 12, l’accettazione del piano da parte di Israele.
Secondo quanto riportato dal giornalista Barak Ravid di Axios, la nuova proposta sarebbe più favorevole a Israele rispetto a quelle precedenti, e non include garanzie vincolanti su un cessate il fuoco permanente. Inoltre, non è prevista una proroga automatica della tregua oltre i 60 giorni, in caso di stallo nei negoziati, aprendo alla possibilità che Israele possa riprendere le ostilità unilateralmente, come già avvenuto lo scorso marzo.
I punti chiave della proposta:
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Tregua di 60 giorni nella Striscia di Gaza.
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Rilascio di 10 ostaggi in due fasi, con una settimana di distanza tra le due.
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Restituzione dei corpi: Hamas dovrebbe consegnare quelli di 18 ostaggi, mentre Israele quelli di 180 palestinesi.
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Scarcerazione di detenuti: 125 palestinesi condannati all’ergastolo e 1.111 arrestati dopo l’attacco del 7 ottobre.
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Ritiro delle IDF dalle aree recentemente conquistate.
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Gestione degli aiuti umanitari: la distribuzione passerebbe alle Nazioni Unite, sostituendo il sistema attuale gestito dalla Gaza Humanitarian Foundation, organizzazione fondata da volontari americani.
L’obiettivo dichiarato della proposta è avviare una fase di negoziati definitivi che porti alla fine del conflitto e al rilascio degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Ma al momento, la distanza tra le parti resta ampia.
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(con fonte AdnKronos)
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