
Le maschere antropologiche italiane incantano l’Expo di Osaka\
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Figure arcaiche e riti ancestrali al Padiglione Italia: Mamuthones, Boes, Filonzana e Zinghenèsta protagonisti di due giorni di spettacoli e cultura
Campanacci, maschere in legno e danze rituali: le Maschere Antropologiche Italiane hanno conquistato il pubblico internazionale dell’Expo di Osaka, in un doppio appuntamento organizzato da Unpli (Unione Nazionale Pro Loco d’Italia) con la Fondazione Pro Loco Italia e il patrocinio del Ministero della Cultura e dell’ICPI.
La prima giornata: tra convegno e spettacolo nel Padiglione Italia
Il debutto è avvenuto nel Padiglione Italia, dove le maschere sono state protagoniste di un convegno dedicato al “Patrimonio Culturale Immateriale Italiano”, con gli interventi di Mario Andrea Vattani, Antonino La Spina, Fernando Tomasello, Raffaele Sestu, Franco Saba e Pier Luigi Petrillo. A seguire, in Piazza Italia, si è svolto uno spettacolo che ha unito folklore, identità e narrazione.
Maschere e riti: un patrimonio vivo
Ad aprire la scena i Mamuthones e Issohadores della Pro Loco di Mamoiada, con le loro celebri danze rituali. Accanto a loro, i Boes, Merdules e la Filonzana della Pro Loco di Ottana, che rappresentano il conflitto simbolico tra uomo e natura e la tessitura del destino. Le maschere arcaiche delle Dolomiti, con la Zinghenèsta di Canale d’Agordo, hanno portato infine in scena il risveglio della primavera, accompagnato da figure allegoriche come il Diavolo, il Vecchio e il Carabiniere.
Tradizioni che parlano al mondo
Le maschere hanno sfilato coinvolgendo i visitatori dell’Expo in un’esperienza multisensoriale fatta di suoni, colori e movimenti legati alle radici più autentiche del folclore italiano. “Portare queste figure all’Expo di Osaka – ha dichiarato Antonino La Spina – è stato un modo per mostrare al mondo l’anima vera delle nostre comunità”.
Dialogo tra culture e memoria collettiva
“Queste maschere rimandano alle radici della nostra identità”, ha ricordato Mario Andrea Vattani. L’evento ha rappresentato anche un’importante occasione di confronto interculturale. Come sottolineato da Unpli, il valore del patrimonio immateriale non è solo nella conservazione, ma nella sua capacità di creare legami, generare dialogo e nutrire la memoria collettiva.
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