
Caso Sinner, Wada chiarisce: “Non si tratta di doping intenzionale, che sia chiaro”
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Ross Wenzel, General Counsel dell’Agenzia mondiale antidoping, spiega come il caso Closterbol sia stato gestito in modo scientifico e conferma che non c’è stato doping intenzionale da parte di Sinner
Le polemiche attorno al caso di Jannik Sinner e alla sua squalifica di tre mesi non accennano a placarsi. Tuttavia, Ross Wenzel, General Counsel della Wada (Agenzia mondiale antidoping), è intervenuto per spiegare dettagliatamente come si siano svolte le indagini, fornendo chiarezza sulla vicenda. L’accordo tra il tennista italiano e la Wada ha chiuso il caso legato alla sostanza Closterbol, con la squalifica del giocatore, ma i dubbi e le discussioni continuano ad animare il mondo del tennis.
“La Wada ha condotto un’indagine significativa dal punto di vista scientifico, non solo sui fatti,” ha esordito Wenzel. “C’è stata una versione comprovata fin dal primo momento, e quello che è successo è molto chiaro.“
Il General Counsel ha poi sottolineato che anche gli aspetti scientifici sono stati oggetto di indagine approfondita, con l’intervento di diversi esperti. “Le due positività riscontrate a Sinner, risalenti al marzo 2024, non sono compatibili con il doping intenzionale, nemmeno attraverso microdosaggi.” ha spiegato. “Posso inoltre aggiungere, e questo è un aspetto non ancora dichiarato ufficialmente dalla Wada, che tutti i campioni dei test sostenuti da Sinner nei 12 mesi precedenti sono stati controllati.“
L’obiettivo era individuare ogni possibile traccia della sostanza incriminata in questi campioni, ma Wenzel ha confermato che “tutti i laboratori coinvolti hanno riportato lo stesso risultato: nessuna traccia della sostanza è stata trovata.“
Wenzel ha concluso il suo intervento invitando a una riflessione più serena sul caso: “Qualsiasi cosa la gente possa pensare, è chiaro che non si tratta di un caso di doping intenzionale o di comportamento scorretto. È necessario chiarirlo una volta per tutte.“
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(con fonte AdnKronos)
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