Hamas rilascia tre ostaggi, Israele libera 183 detenuti palestinesi
Aggiornamento – Gli ostaggi sono già in mano alla Croce Rossa che li scorterà fino all’incontro con i militari israeliani nella striscia di Gaza (ore 10,20)
Proseguono gli scambi previsti dalla tregua: tra i liberati Eli Sharabi, rapito con il fratello, e Or Levy, sequestrato al rave Supernova e Ohad Ben Ami
Hamas ha annunciato oggi il rilascio di tre ostaggi israeliani nell’ambito dell’accordo sulla tregua con Israele. Nella mattinata di sabato 8 febbraio verranno liberati Eli Sharabi, Or Levy e Ohad Ben Ami, tre civili adulti, in cambio della scarcerazione di 183 detenuti palestinesi da parte di Israele. Le famiglie degli ostaggi sono state informate ieri, come confermato dal Forum dei familiari.
Dall’inizio della tregua, in vigore dal 19 gennaio, Hamas ha rilasciato in totale 18 ostaggi, mentre Israele ha scarcerato 383 palestinesi. Secondo i termini dell’accordo, la prima fase prevede la liberazione complessiva di 33 ostaggi, di cui otto deceduti, e la scarcerazione di 1.900 detenuti palestinesi.
Le storie degli ostaggi
Eli Sharabi, 52 anni, era stato rapito il 7 ottobre 2023 nel kibbutz Be’eri, vicino al confine con Gaza, insieme al fratello Yossi, il cui corpo è ancora nelle mani di Hamas. Durante l’attacco, la moglie e le due figlie di Eli sono state uccise nella stanza di sicurezza della loro abitazione.
Oppure Levy, 34 anni, era tra i partecipanti al rave Supernova nei pressi del kibbutz di Reim quando è stato sequestrato. Sua moglie, Einav, è stata uccisa durante l’attacco e il suo corpo è stato ritrovato nel rifugio dove si era nascosta. Il loro bambino, Almong, è da allora affidato ai nonni.
Ohad Ben Ami, 56 anni, era stato rapito sempre a Be’eri. Sua moglie, Raz Ben Ami, è stata rilasciata nel novembre 2023 durante una precedente tregua.
Incontro a Doha, Israele ridimensiona la delegazione
Oggi una delegazione israeliana di basso profilo, composta da funzionari del Mossad e dello Shin Bet, sarà a Doha per discutere l’attuazione della prima fase dell’accordo sul cessate il fuoco. A differenza di altri incontri, non sarà presente il capo del Mossad, David Barnea. Secondo il quotidiano Al-Araby Al-Jadeed, questa scelta potrebbe indicare la volontà del premier israeliano Benjamin Netanyahu di rinviare la seconda fase dell’intesa.
Le recenti dichiarazioni di Netanyahu a Washington hanno alimentato dubbi sulla reale intenzione di Israele di rispettare tutti i termini dell’accordo. Il primo ministro ha infatti ipotizzato di prolungare la prima fase, mentre un altro funzionario israeliano ha avvertito che “se Hamas non rinuncia al controllo di Gaza, Israele non si ritirerà dal corridoio Filadelfia”.
Washington sostiene Israele con nuove forniture di armi
Sul fronte diplomatico, l’amministrazione statunitense ha annunciato la vendita di armamenti a Israele per oltre 7,4 miliardi di dollari. L’accordo, approvato da Washington, comprende bombe e razzi per 6,75 miliardi di dollari, oltre a missili Hellfire per un valore di 660 milioni di dollari, secondo la Defense Security Cooperazione Agency.
Nel frattempo, continua il dibattito sull’ipotesi avanzata da Donald Trump di trasferire i palestinesi in altri paesi per facilitare la ricostruzione di Gaza, un piano che incontra resistenze e solleva interrogativi sul futuro della Striscia. Il presidente americano, però, non sembra intenzionato a spingere per una soluzione immediata: “Non c’è assolutamente alcuna fretta”, ha dichiarato.
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(con fonte AdnKronos)
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