Influenza australiana, “Previsto picco più alto ultimi 15 anni”: cosa fare
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“La curva dell’epidemia influenzale si è elevata in maniera tale da far prevedere, se il trend si manterrà su questi livelli, il picco più alto degli ultimi 15 anni. E potrebbe essere raggiunto prima di Natale perché i valori sono molto cresciuti”. A parlare dell’epidemia e dei sintomi dell’influenza australiana 2022 è all’Adnkronos Salute Silvestro Scotti, segretario generale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg).
“Se consideriamo il picco come una montagna – continua Scotti – avremo, in pratica, una vetta di 4mila metri, invece che di 3mila. Per l’influenza, di solito, i picchi si raggiungono sempre con la stessa incidenza, poi c’è un plateau e segue la discesa. L’andamento così com’è, quindi, fa pensare, ad un picco assai superiore delle epidemie passate”.
Vista dalla parte dei pazienti “questa influenza è caratterizzata da una febbre molto alta che spesso spaventa, sintomi respiratori qualche volta gastroenterici”.
Cosa c’è da sapere, sintomi
L’influenza australiana 2022 è arrivata in Italia . Ed “è partita a razzo”, come ha sottolineato Matteo Bassetti. Il numero dei casi infatti è cresciuto sensibilmente negli ultimi giorni. Ma quali sono i sintomi? e come va curata? “Nella settimana 21-27 novembre, l’incidenza è pari a 12,9 casi per mille assistiti (9,5 nella settimana precedente), i casi stimati sono 762mila, per un totale di circa 2.552.000 casi a partire dall’inizio della sorveglianza”, secondo il rapporto Influnet dell’Istituto superiore di sanità (Iss). A trainare i contagi sono i bambini: “Risultano maggiormente colpite le fasce di età pediatrica, in particolare i bambini al di sotto dei cinque anni di età, in cui l’incidenza è pari a 40,8 casi per mille assistiti. Era 29,6 nella settimana precedente”, precisa l’Iss. L’incidenza “nella fascia di età 5-14 anni è 25,02 per mille assistiti, nella fascia 15-64 anni è pari a 10,10 e tra gli individui di età pari o superiore a 65 anni a 5,04 casi per mille assistiti”.
“L’influenza è tornata peggio di come ci aveva lasciato nel 2019 ed è partita a razzo, siamo tornati alla forza propulsiva dell’influenza del 2009 con numeri alti anticipati rispetto alla stagione. Abbiamo numeri importanti già a fine novembre”, ha affermato con l’Adnkronos Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive ospedale Policlinico San Martino di Genova. “Sicuramente oggi fa paura anche per tutto quello che si porta dietro con una quantità di virus paninfluenzali, patologie da pneumococco e anche polmoniti – ha sottolineato l’esperto – Qualcuno dice rimettiamo le mascherine, io dico assolutamente no. Questi microorganismi devono circolare e hanno sempre circolato, ci dobbiamo proteggere ma come? Ad esempio, abbiamo perso molto la copertura per lo pneumococco, la vaccinazione da polmonite, ma anche quelle per l’influenza”.
La curva influenzale “continuerà a crescere perché questo è solo l’inizio”, avverte l’infettivologo. “Oggi l’incidenza è altissima tra i bambini piccoli, ma dove arriveranno gli adulti e poi i nonni. I primi perderanno qualche giorno di scuola ma i nonni finiranno in ospedale? Gli anziani – suggerisce in conclusione Bassetti – in queste due settimane che ci separano dal Natale invece di correre a fare i regali correre a fare il vaccino antinfluenzale”.
Mariano Magrì, pediatra del dipartimento di Prevenzione dell’Asl Lecce: “Non possiamo dire che i casi siano più gravi o gravati da complicanze rispetto agli anni scorsi, anche perché i bilanci si fanno alla fine, quindi ne dovremo riparlare nella primavera del 2023. Ma certamente il numero di bambini colpiti dai virus dell’influenza è di gran lunga più elevato rispetto a quello registrato nelle ultime due stagioni invernali”.
Sintomi influenza e come curarla
“Quello che possiamo affermare con certezza è che l’epidemia influenzale è iniziata prima del solito”, ha ricordato Magrì il quale ha affermato che, per quanto riguarda i sintomi, anche questo anno “ci aspettiamo la tosse, il raffreddore, la cefalea, i dolori muscolari, ma quello che noi pediatri temiamo è l’insorgenza di complicanze, sempre possibili anche in età pediatrica. I bambini si ammalano sicuramente di più; vero è che a farne le spese maggiori sono i nonni, ma le complicanze possono insorgere, seppur raramente anche nei bambini a carico di vari organi, potendo determinare otiti, polmoniti, encefaliti, miocarditi, per cui anche nei bambini ogni anno registriamo inevitabili morti anche in soggetti precedentemente in buona salute”.
Anche le cure non cambiano, ha affermato Giovanni Rezza, direttore generale della prevenzione ministero della Salute in un’intervista al Corriere della sera. Prendere antipiretici per abbassare la temperatura, bere molto, riposo e no antibiotici a meno che non siano indicati dal medico di fronte al sospetto di una complicazione batterica. “Gli antibiotici non funzionano contro i virus”, ha chiarito il professore.
Prevenzione
“Ciò a cui bisognerebbe prestare attenzione è fondamentalmente la prevenzione”, ha ricordato l’immunologo Mauro Minelli, responsabile per il Sud-Italia della Fondazione per la medicina personalizzata.. E cioè “evitare che le persone adulte o i fratellini più grandi, se influenzati, possano stare a diretto contatto con i bambini piccoli; evitare il fumo passivo certamente in grado di peggiorare le malattie respiratorie in età pediatrica; continuare, ove possibile, ad allattare al seno, considerando questo come l’unico meccanismo protettivo diretto di cui l’uomo può disporre contro le infezioni virali”. “Se tutto questo dovesse non essere sufficiente ad evitare che il bambino venga coinvolto da una forma importante di influenza quello a cui le mamme dovrebbero prestare grande attenzione è il controllo dell’alimentazione del piccolo paziente, perché il primo segno di una evoluzione sfavorevole della malattia virale è la riduzione della nutrizione”, ha aggiunto.
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(AdnKronos)
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