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Arriveranno, presto, nuove sanzioni alla Russia. Il messaggio politico, chiaro, è stato lanciato sia dalla presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, “siamo pronti a imporre ulteriori costi economici alla Russia”, sia dall’Alto Rappresentante dell’Ue Josep Borrell, “studieremo e adotteremo nuove misure restrittive, sia personali che settoriali”. Una reazione considerata necessaria dopo l’escalation voluta da Vladimir Putin con la mobilitazione e l’annuncio dei referendum per l’annessione delle aree occupate in Ucraina.

La domanda, a questo punto è dove e come è possibile colpire ancora l’economia di Mosca? Per ora, non c’è un’indicazione ufficiale, se non una generica ma significativa: sono le aree tecnologiche, non ancora toccate dalla sanzioni già in atto se non per la produzione più avanzata, le maggiori indiziate. Sono le aree che, insieme alle forniture alimentari e ai fertilizzanti, sono rimaste finora indenni e che hanno anche una ricaduta sensibile sul piano della produzione bellica. E’ vero che l’esercito russo non è particolarmente avanzato da un punto di vista tecnologico ma sanzioni mirate nel settore possono ulteriormente indebolirlo. L’ultimo pacchetto di sanzioni introdotte dagli Stati Uniti va del resto nella stessa direzione, colpendo oligarchi, elite legate al Cremlino ed entità russe che operano nei settori della difesa, dell’alta tecnologia e dell’elettronica. Non solo. Anche il canale aperto con la Cina ha progressivamente ridotto i flussi verso la Russia. Molte aziende cinesi, preoccupate della reputazione dei loro marchi, hanno deciso autonomamente di non vendere più in Russia.

Un’analisi del Financial Times ha evidenziato come le sanzioni già esistenti abbiano compromesso buona parte delle forniture alla Russia di semiconduttori, apparecchiature elettroniche e dell’hardware necessario alle infrastrutture informatiche e di rete. Colpire anche direttamente i gruppi che operano nel settore vorrebbe dire avvicinarsi a compromettere quasi completamente la capacità russa nel settore.

Finora si è agito soprattutto sul piano commerciale e sul piano finanziario, con l’obiettivo di isolare il più possibile il tessuto produttivo e di mettere sotto pressione gli scambi, la circolazione del denaro e le transazioni indispensabili a finanziare lo Stato e gli oligarchi. Proprio per favorire l’erosione delle grandi ricchezze accumulate, e colpire gli interessi particolari, sono state attivate le sanzioni personali accanto a quelle più generali. Borrell ha spiegato a che punto siamo nel percorso verso un nuovo pacchetto di sanzioni. “Oggi non abbiamo deciso quali sono le persone e quali i settori, dovete capire il nostro metodo di lavoro. È chiaro che, a poche ore dal discorso di Vladimir Putin, il punto era mandare un messaggio politico forte”.

Un messaggio politico forte deve avere però anche una traduzione efficace sul piano operativo. Il dibattito intorno all’efficacia delle sanzioni è stato finora influenzato da diversi fattori. Su tutti, la carenza di dati certi, perché quelli ufficiali russi sono evidentemente influenzati dalla propaganda. Ma la somma dei dati ufficiali, degli studi pubblicati da fonti autorevoli, e il progressivo inasprimento delle reazioni russe indicano con sufficiente chiarezza come le sanzioni stiano funzionando e le difficoltà dell’economia russa stiano crescendo. Un nuovo passo, nelle prossime settimane, potrebbe alzare ancora di più la pressione. (di Fabio Insenga)

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