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Quando il presidente russo Vladimir Putin ha presentato alla Nato, nel dicembre scorso, un “ultimatum” in cui chiedeva “un trattato giuridicamente vincolante per riscrivere l’architettura della sicurezza in Europa” e “di porre fine all’allargamento della Nato”, voleva “meno Nato ai suoi confini. Ha scatenato una guerra: ora ottiene più Nato ai suoi confini e più Paesi membri dell’Alleanza”. Lo dice il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, al World Economic Forum di Davos, in Svizzera. “La decisione di Finlandia e Svezia di chiedere l’adesione alla Nato è storica: dimostra che la sicurezza europea non sarà dettata dalla violenza e dall’intimidazione”, sottolinea.

La Nato “non sarà parte della guerra” in Ucraina, non ci sarà alcun “coinvolgimento diretto” dell’Alleanza nel conflitto, anche se aiuterà gli ucraini a “difendersi” dall’aggressione russa, ribadisce poi il segretario generale Nato.

“Possiamo essere stati scioccati dalla brutale invasione russa” dell’Ucraina, “ma non dovremmo esserne sorpresi. L’invasione è stata uno degli atti di aggressione militare meglio previsti di sempre. Dalla prima invasione dell’Ucraina nel 2014, la Nato si adatta e si prepara”, spiega ancora, aggiungendo: “Quando la Russia ha invaso l’Ucraina ancora quest’anno, la Nato era pronta. E abbiamo dispiegato forze aggiuntive sul versante orientale dell’Alleanza”.

Le “massicce sanzioni” imposte contro la Russia dagli alleati Nato e dall’Ue “ci ricordano che non dovremmo barattare gli interessi di sicurezza a lungo termine con interessi economici di breve periodo”, sottolinea ancora Stoltenberg.

La guerra in Ucraina, afferma, dimostra che “le relazioni con regimi autoritari possono creare vulnerabilità”, come “affidarsi troppo all’importazione di commodities chiave, come l’energia” o come i “rischi legati all’esportazione di tecnologie avanzate, come l’intelligenza artificiale”, oppure ancora “l’indebolimento della resilienza causato dal controllo estero su infrastrutture chiave, come la rete 5G”.

“Si tratta della Russia, ma anche della Cina – prosegue Stoltenberg – un altro regime autoritario che non condivide in nostri valori e che mina l’ordine internazionale basato sulle regole. Il commercio internazionale ha senza dubbio portato grande prosperità, ma dobbiamo riconoscere che le nostre scelte economiche hanno avuto conseguenze per la nostra sicurezza. La libertà è più importante del libero commercio. La protezione dei nostri valori – conclude – è più importante del profitto”.

(AdnKronos)

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