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Può capitare di aprire un cassetto e ritrovare alcune banconote in lire, non più in circolazione da ormai 20 anni. Quando l’importo è ingente molti si domandano: si possono ancora cambiare le lire in euro? Non è una questione così semplice di cui si sono dovute occupare, a più riprese, la Corte Costituzionale e la Corte di Cassazione ricorda laleggepertutti.it. Questo perché la norma di legge che faceva scadere nel 2012 i termini utili per chiedere il cambio è stata dichiarata costituzionalmente illegittima. Inoltre, bisogna fare i conti con le consuete norme sulla prescrizione dei diritti, che si applicano in quanto la lira è una moneta che non ha più corso legale e dunque non può più essere scambiata a vista: la Banca d’Italia e tutti gli istituti di credito privati possono rifiutarsi di accettarla, se la richiesta è stata presentata oltre la data stabilita dalla legge.

Così c’è chi ha agito in giudizio contro la sua banca, quando quest’ultima non voleva più cambiare le lire in euro, o contro lo Stato, perché non consentiva questa possibilità. Una soluzione originale ad uno di questi casi è arrivata con una nuova sentenza della Cassazione: la prescrizione può essere interrotta, e quindi il periodo ricomincia a decorrere da capo; ma bisogna dimostrare di aver fatto – all’epoca, non oggi per la prima volta – una tempestiva richiesta di cambio, prima che la prescrizione maturasse. Se ci si riesce, si è ancora in tempo per poter cambiare in euro le lire possedute.

Cambio lire in euro: cosa dice la legge?

Con l’introduzione dell’euro, le lire hanno cessato di avere corso legale. La legge aveva imposto, come termine ultimo per la conversione in euro delle banconote e monete denominate in lire, il 28 febbraio 2012. Questo termine, però, è stato anticipato al 6 dicembre 2011 da un successivo decreto legge emanato in via d’urgenza, con decorrenza immediata. In questo modo, molti cittadini che avevano ancora lire in mano, confidando nel precedente e più ampio termine, sono rimasti “bruciati” e gli è stato impedito di cambiarle in euro.

È così intervenuta, nel 2015, la Corte Costituzionale, dichiarando l’illegittimità della nuova norma nella parte in cui disponeva la brusca anticipazione dei termini utili per fare il cambio. Per dare attuazione alla pronuncia della Consulta, il ministero dell’Economia e Finanze, nel 2016, ha emanato un decreto consentendo il cambio delle lire in euro a coloro che ne avevano fatto richiesta nel periodo intercorrente tra il 6 dicembre 2011 ed il 28 febbraio 2012.

Come cambiare le lire in euro

La Banca d’Italia specifica, sul proprio sito, che è ancora possibile cambiare le lire in euro a condizione che il richiedente dimostri di aver presentato la richiesta di cambio tra il 6 dicembre 2011 ed il 28 febbraio 2012 (per chi l’aveva presentata in precedenza il cambio è sempre consentito, senza alcun dubbio interpretativo). La richiesta di cambio va provata con una domanda scritta e firmata, presentata al proprio istituto di credito o direttamente alla Banca d’Italia, presso la sede centrale o una delle sue filiali periferiche, anche tramite Pec o e-mail.

Chi non ha presentato tale richiesta, o non è in condizioni di dimostrarla, non può più ottenere il cambio delle lire in euro. Queste regole valgono solo in Italia, perché, per gli altri Paesi dell’Unione europea che hanno adottato l’euro, ciascuno Stato ha deciso autonomamente le proprie norme per fissare un’eventuale scadenza alla possibilità di conversione in euro delle valute nazionali precedentemente utilizzate (marco tedesco, franco francese, peseta spagnola, ecc.).

Cambio lire in euro: termini di prescrizione

La nuova sentenza della Corte di Cassazione che abbiamo anticipato all’inizio ha affermato che vige la regola generale della prescrizione decennale (sancita dall’art. 2946 del Codice civile) per non perdere il diritto al cambio delle lire in euro. Questo principio, però, va coordinato con la normativa speciale che abbiamo esaminato: perciò, bisogna dare prova di aver presentato una tempestiva richiesta di cambio alla banca, in modo da interrompere il conteggio dei termini di prescrizione prima dello scoccare dei fatidici 10 anni.

Applicando questi criteri, la Suprema Corte ha respinto definitivamente la richiesta di un cittadino che aveva richiesto di cambiare 110 milioni di lire possedute. Gli Ermellini spiegano che “la dichiarazione di incostituzionalità dell’abbreviazione del termine ha fatto rivivere il termine precedente”; perciò è stata giudicata “corretta la tesi della banca, secondo cui occorreva dimostrare che entro quel termine (28 febbraio 2012), ossia quello originario e tornato in vigore dopo la pronuncia della Corte Costituzionale, era stata formalmente chiesta la conversione delle banconote”. Niente da fare, quindi, per chi ha chiesto il cambio delle lire in euro per la prima volta dopo il 28 febbraio 2012.

(AdnKronos)

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