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Sulla base dei dati disponibili per il 2020, in Italia ci possiamo attendere una consistente riduzione delle emissioni di gas serra, previste inferiori del 9,8% rispetto al 2019. Il ‘merito’, per così dire, è della pandemia, tra restrizioni alla mobilità e chiusure. Un dato in calo che farebbe ben sperare se non si accompagnasse al calo del Pil, per il quale la previsione è di una riduzione quasi dell’8,9%.


A fornire questi primi dati è l’Ispra, che imputa il tanto atteso calo dell’inquinamento all’effetto Covid: l’andamento stimato è dovuto alla riduzione delle emissioni per la produzione di energia elettrica (-12,6%) perché minore è la domanda di energia, e dalla riduzione dei consumi energetici anche negli altri settori, industria (-9,9%), trasporti (-16,8%) a causa della riduzione del traffico privato in ambito urbano, e riscaldamento (-5,8%) per la chiusura parziale o totale degli edifici pubblici e delle attività commerciali.

L’incognita, dunque, è sempre la stessa: ovvero, se sapremo fare tesoro di questi risultati e avviare una ripresa che, dal punto di vista ambientale, possa davvero essere più sostenibile.

Qualche segnale che fa ben sperare, però, c’è: prima della pandemia, nel 2019, le emissioni di gas serra risultavano diminuite del 19% rispetto al 1990, passando da 519 a 418 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, e del 2,4% rispetto al 2018. Una diminuzione, questa volta, dovuta alla crescita della produzione di energia da fonti rinnovabili (idroelettrico ed eolico), all’incremento dell’efficienza energetica nei settori industriali e alla riduzione dell’uso del carbone.

I settori della produzione di energia e dei trasporti restano responsabili di circa la metà delle emissioni nazionali di gas climalteranti. Il complesso dei trasporti, che mostra un aumento del 3,2% rispetto al 1990, riflette il trend osservato nel consumo di combustibile per il trasporto su strada e che, nel periodo di riferimento, registra un aumento delle percorrenze complessive (veicoli-km) di circa il 22%.

È la descrizione dello stato emissivo nazionale fornita dai due report, il National Inventory Report 2021 e l’Informative Inventory Report 2021, presentati questa mattina dall’Ispra. Due rapporti che disegnano il quadro globale e di dettaglio della situazione italiana sull’andamento dei gas serra dal 1990 al 2019 accompagnati da un focus sulle emissioni provenienti dai trasporti su strada.

Importante la diminuzione delle emissioni provenienti dal settore delle industrie energetiche che, sempre rispetto al 1990, scendono del 33% nel 2019, a fronte di un aumento della produzione di energia termoelettrica da 178,6 Terawattora (TWh) a 195,7 TWh, e dei consumi di energia elettrica da 218,7 TWh a 301,8 TWh. In Italia il consumo di metano nel settore civile era già diffuso nei primi anni ’90 e la crescita delle emissioni, in termini strutturali, è invece correlata all’aumento del numero delle abitazioni e dei relativi impianti di riscaldamento oltre che ai fattori climatici annuali.

Nel mese di febbraio 2021 è stata trasmessa a Bruxelles la Strategia Italiana di lungo termine sulla riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra, elaborata nell’ambito degli impegni dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici, che individua la neutralità emissiva come obiettivo che l’Italia dovrà raggiungere entro il 2050. Tutti i settori saranno chiamati nei prossimi 30 anni a fornire un contributo estremamente rilevante che va ben oltre quanto previsto dal Piano nazionale energia e clima, con impatti significativi sulla vita di tutti i cittadini, a cominciare dalle modalità di trasporto.

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