Milano si scalda sempre più e sempre più velocemente
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Le temperature aumentano e lo fanno sempre più velocemente e la città di Milano non fa eccezione. È il quadro che emerge dal confronto tra successivi Clino – CLimatological NOrmals, i periodi trentennali usati come parametri di riferimento per descrivere le condizioni climatiche di un determinato luogo.
Nel 2021 il nuovo Clino di riferimento è diventato il 1991-2020, che confrontato al 1961-1990, il precedente Clino utilizzato come parametro per attestare i cambiamenti climatici, dà la misura dell’entità e della velocità del surriscaldamento in corso.
Quello che si sta verificando nel capoluogo lombardo è fotografato dai dati della Fondazione Omd – Osservatorio Meteorologico Milano Duomo relativi ai due diversi trentenni. Secondo le rilevazioni della stazione meteorologica di Milano Centro, la temperatura media annuale del capoluogo lombardo è passata dai 13.7 °C del Clino 1961-1990 ai 14.9 °C del Clino 1991-2020.
Il progressivo riscaldamento di Milano – rileva la Fondazione Omd – è stato ancora più evidente nel decennio appena concluso: la temperatura media del periodo compreso tra il 2011 e il 2020 ha raggiunto infatti i 15.8 °C.
“Le variazioni del clima locale rilevate dalle nostre stazioni meteorologiche, in tutta Italia e a Milano in particolare, sono molto preoccupanti – afferma Cristina Lavecchia, direttrice operativa della Fondazione Omd – Secondo infatti il rapporto speciale su cambiamenti climatici e territorio pubblicato nel 2019 dall’Ipcc, Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, mantenere l’aumento delle temperature entro 1.5-2 °C prima del 2100 è l’obiettivo fondamentale della lotta al surriscaldamento globale e ai suoi pericolosi effetti. L’aumento delle temperature, della frequenza e intensità degli episodi estremi di caldo e delle precipitazioni sta già impattando negativamente sulla vita di tutti i giorni, dai consumi energetici alla gestione degli allagamenti di strade e spazi privati, dalla mobilità alla fruizione estiva degli spazi esterni fino alla salute e al benessere della popolazione. Tutto ciò con gravi conseguenze come l’aumento della mortalità legata alle ondate di calore”.
L’aumento delle temperature non riguarda poi solo i valori medi, ma anche gli estremi massimi e minimi. Tra il Clino 1961-1990 e quello 1991-2020 la media delle massime giornaliere è passata da 17.6 a 19.2 °C, mentre quella delle minime è cresciuta soprattutto nell’ultimo decennio, arrivando a 12.4 °C tra il 2011 e il 2020 contro i 10.4 °C del periodo 1961-1990.
“L’aumento delle minime e delle massime è causa di condizioni di disagio termico diffuso (nelle quali cioè i fattori micrometeorologici non permettono al corpo umano di mantenere o raggiungere uno stato psicofisico e termosensoriale accettabile nell’ambiente esterno) e di episodi estremi di caldo sempre più frequenti e intensi”, si legge nel report.
Ma la Fondazione rimarca che “l’analisi dei dati relativi ad altre città italiane evidenzia come, seppur con andamenti diversi, il progressivo aumento delle temperature sia un trend che riguarda tutto il nostro Paese“. A Roma, per esempio, tra il Clino 1961-1990 e il successivo Clino 1991-2020 la temperatura media annuale è passata da 16.1 a 17 °C, e nel decennio 2011-2020 è stata di 17.5°C. A Bari l’aumento è stato di 0.6 °C tra i due trentenni di riferimento (da 16.9 a 17.5) e di 1.3 °C tra il 1961-1990 e il periodo compreso tra il 2011 e il 2020. A Milano l’aumento dei valori medi annuali è stato costante dal 1961 a oggi, così come a Roma, sebbene qui in maniera più contenuta; a Bari la tendenza all’aumento si è invece intensificata a partire dal trentennio 1981-2010.
“La variazione da città a città del tasso di incremento delle temperature è dovuta al contributo locale delle trasformazioni del tessuto urbano peculiari di ciascun luogo, oltre che dei vari fenomeni collegati al più generale surriscaldamento globale”, conclude la Fondazione.
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