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Le équipe di MSF in azione in 16 centri nello stato di Táchira, assistite più di 9.300 persone

Sono decine di migliaia i venezuelani che, costretti a cercare lavoro nei paesi vicini dell’America Latina, stanno tornando in Venezuela perché la pandemia ha azzerato la possibilità di costruirsi una vita altrove. Dopo aver affrontato estenuanti viaggi a piedi o in bicicletta, a migliaia arrivano nello stato di Táchira, al confine con la Colombia, dove le autorità governative hanno creato, all’interno di scuole e centri sportivi, 28 centri quarantena. Qui le persone vengono sottoposte ai test e gli eventuali positivi vengono isolati per evitare la diffusione del Covid-19. Una volta terminato il periodo di quarantena o di cura, le persone possono continuare il viaggio verso casa.

Le équipe di Medici Senza Frontiere (MSF), in collaborazione con le autorità locali e nazionali, stanno intervenendo in 16 centri quarantena nello stato di Táchira. I team MSF hanno installato bagni e sistemi per fornire acqua potabile, costruito docce e punti per il lavaggio delle mani, e garantito il rispetto delle norme igienico-sanitarie. MSF ha anche donato materiali utili per il controllo delle infezioni, pastiglie per la purificazione dell’acqua e misuratori di cloro. Da maggio sono state assistite più di 9.300 persone.

“Tra le principali patologie che abbiamo riscontrato nei centri per la quarantena ci sono le malattie intestinali, per questo cerchiamo di migliorare le condizioni igienico-sanitarie fornendo acqua potabile alle persone” dichiara Veronica Perez, uno dei membri del team medico di MSF a Táchira.

Le équipe di MSF hanno anche formato il personale dei centri quarantena su come gestire gli alimenti per evitare i rischi di malattie trasmesse attraverso il cibo, e sono state organizzate giornate di promozione della salute per incoraggiare l’adozione di buoni standard igienici e prevenire le malattie più frequenti.

Milioni di venezuelani in fuga. Ecco le loro storie

Negli ultimi anni, più di 4 milioni di venezuelani sono emigrati in altri paesi per sfuggire alla crisi politica ed economica che il paese sta attraversando. Si tratta del più grande esodo nella storia recente della regione. Secondo un rapporto di “Migración Colombia” (l’ente governativo colombiano per la migrazione), fino a luglio sono stati più di 90.000 i venezuelani rientrati attraverso la Colombia.

Dietro questi numeri ci sono migliaia di storie, come quella di Oswaldo Martinez 31 anni, costretto a emigrare a causa della crisi economica. Ha dovuto lasciare il suo lavoro e la sua famiglia e, dopo mesi di ricerche inutili prima in Perù e poi in Ecuador, con la minaccia della diffusione di Covid-19 in tutta l’America Latina, ha deciso di tornare a casa. Ha camminato per settimane, ricevendo cibo e riparo dalle persone che incontrava lungo il cammino. Quando è rientrato in Venezuela, è stato sottoposto al test per il Covid-19 e messo in quarantena. “Sono tornato per i miei bambini, sei mesi senza lavoro e lontano dalla mia famiglia sono stati davvero duri” racconta in attesa di poter uscire dal centro e ricongiungersi finalmente ai suoi cari.

Douglas Perez ha pedalato 3.800 km per tornare in Venezuela dall’Ecuador dopo aver perso il lavoro a causa della pandemia di Covid-19. Senza lavoro né soldi, ha deciso di tornare a casa in bicicletta con il suo cane, Pio. Adesso sono in quarantena in uno dei centri nello stato di Táchira.

Le storie raccolte dai team di MSF sono molte. Jefferson Hernández, barbiere di 23 anni, ha camminato due mesi, da Lima, capitale del Perù, per tornare in Venezuela con la moglie e il figlio di un anno. I suoi due figli più grandi sono riusciti ad attraversare il confine qualche giorno prima di loro e ora devono trascorrere la quarantena in centri diversi.

Cristian, 22 anni, ha lavorato come fattorino a Bogotá ma ha perso il lavoro a causa della pandemia ed è tornato a casa in bicicletta. Daniela, 14 anni, ha camminato due mesi per seguire sua madre partita pochi giorni prima a causa di un lutto in famiglia. Deyanina, 26 anni, ha perso il lavoro da estetista nella città di Cúcuta, al confine colombiano, a causa della pandemia ed è stata costretta a tornare a casa.

Cristian, Deinnys e Deyanina sono entrati tutti in Venezuela lo stesso giorno e, dopo essere stati testati per il Covid-19, sono stati trasferiti al “Futbol Sala”, un centro di quarantena in un ex complesso sportivo a San Cristobal. Dopo una settimana insieme, si sentono una famiglia e presto partiranno di nuovo per tornare finalmente a casa.

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