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Questa nobiltà belga-occitana, eretica e dedita a pratiche magiche, dopo la soppressione dell’Ordine templare e la sconfitta dei catari, cambia strategia e costituisce un’oscura e potente Società Segreta. Nasce la Nebbia. Il suo circolo esterno è la Società Angelica.

È in questo periodo che in Europa si assiste ad un fermento persecutorio nei confronti degli eretici e più in generale contro la religione pagana, bollata come stregoneria, che colpirà sacerdoti e frati come Urbano Grandier ma soprattutto donne, anche appartenenti alla nobiltà, come Guglielma di Chiaravalle (figlia del re Boemo Ottocaro I e considerata dai suoi adepti la messia femminile), la baronessa Jeanne des Anges, la marchesa Anne de Sainte Agnes ed addirittura Claire de Saint Jean, nipote del cardinale de Richelieu.

Caso emblematico fu quello di Leonora Galilai, moglie di Concino Concini, a sua volta nipote di alcuni ministri del Granduca di Toscana. Dama di compagnia della regina Maria de Medici, fu accusata di praticare la stregoneria. Perquisita la sua casa, furono trovati alcuni libri con simboli magici, rotoli di velluto rosso, alcuni ciondoli e talismani. Fu dichiarata colpevole, decapitata e il restante corpo venne bruciato nel 1617.

Come per i Templari, si mosse la macchina della Santa Inquisizione con l’Indice dei libri proibiti: tutti, nobili compresi, potevano essere accusati di stregoneria e di eresia che, a quell’epoca erano sinonimi.

La “caccia alla streghe” portò quindi questa nobiltà, sulla fine del 1400, a muoversi in sordina e a costituire una società segreta denominata Brouillard (Nebbia). Non è un caso che la pronuncia francese del nome di questa setta sia identico alla parola bruja che, in occitano e castigliano, significa appunto “strega”.

Il nome “Nebbia” voleva ricordare qualcosa di etereo, impalpabile, difficile da afferrare e quindi da colpire, ma anche qualcosa di mitologico: la foschia che ricopre il regno di Thule o l’Olimpo greco o, meglio ancora, la nube che circonda il Regno di Saturno.

Ancora una volta, il quartier generale della Nebbia sarà nella città di Stenay, nelle Ardenne.

Attorno a quest’organizzazione fu costruito un circolo esterno aperto a pittori, letterati, musicisti, poeti e studiosi che volevano manifestare la loro ribellione concettuale all’alleanza oscurantista di trono e altare, riscoprire le antiche tradizioni pagane europee e dare impulso allo sviluppo delle scienze nuove e antiche.

Questo circolo esterno era quindi incaricato di fare propaganda attraverso l’arte, divulgando messaggi in codice che dovevano sfuggire all’apparato della Santa Inquisizione ma che, simbolicamente, dovevano fare breccia nella società che cambiava, “unendo persone che non avrebbero avuto motivo di conoscersi tra di loro”.

Il periodo, infatti, era caratterizzato dall’Umanesimo e poi dal Rinascimento. Figure come Pico della Mirandola, Leonardo da Vinci, Giordano Bruno si muovevano al limite dell’eresia. Bruno in particolare, filosofo e monaco, rivalutò l’ermetismo, la magia naturale, studiò i pianeti parlando di panteismo, divenendo un buon consigliere di monarchi per la pace in Europa e per lo sviluppo della diplomazia tra regni, ma sarà poi bruciato come eretico dalla Santa Inquisizione veneziana.

Ci sarà anche una riscoperta del pensiero platonico, del mito di Atlantide e della prima umanità che viveva in pace ed era tecnologicamente avanzata (ricordiamo “la nuova Atlantide” di Bacone).

La conoscenza e non la fede cieca nella Bibbia o nel pensiero aristotelico divennero il centro degli interessi dei pensatori e degli artisti.

Il circolo esterno si chiamava Società Angelica, in ricordo degli angeli ribelli che, come racconta la Bibbia, insegnarono alle figlie degli uomini le pratiche magiche e che sono i messaggeri di questa Nebbia, mediatori tra gli uomini e le forze soprannaturali.

Il tipografo tedesco di Reitlingen nel Wurttemburg, Sebastian Greif (detto Gryphe, cioè Grifone) ne sarà l’attivatore nel 1522 e diffuse la Società Angelica in Germania e in Francia, sotto l’attenta guida di Raymond de Saint Gilles, il Conte di Tolosa, un pezzo grosso della nobiltà della Linguadoca.

La misteriosofia di questo gruppo è assai complessa: la passione paranoica per il Segreto, la venerazione di una sacra tomba, pratiche magiche per la resurrezione dei corpi, l’esaltazione del mito dell’Arcadia greca e dell’età dell’oro (il Saturnia regna), la voglia di sovvertire lo status quo che si manifesta con l’inversione di immagini sacre, frasi o lettere. E ancora: il mito dell’eterna giovinezza, del Graal, le porte magiche che conducono al mondo sotterraneo, nel regno dei morti, l’Ade dei greci cui si accedeva dalla regione dell’Arcadia, ma anche nel primo Regno di Pace, Atlantide, dove la prima divinità regale governava la prima umanità immortale.

Simbolo del gruppo era un polpo marino, anticamente associato al Demiurgo o re del mondo.

Il motto, invece, una criptica frase latina, Et In Arcadia Ego, sul cui significato si interrogano ancora studiosi di tutto il mondo.

Questa enigmatica frase comparirà in un celebre dipinto di Giovanni Francesco Barberi, detto il Guercino, nel 1618, in cui due pastori entrano in una radura e s’imbattono in una tomba che reca questa iscrizione, e in uno, più famoso, di Nicolas Poussins, I Pastori di Arcadia, nel quale tre pastori, all’interno di un contesto bucolico e sotto lo sguardo vigile di una guida iniziatica femminile, scoprono una tomba che reca questa strana iscrizione.

Poussins risulterà essere il protetto di Sublet de Noyers, primo intendente della casa dei Joyeus, nobili della Linguadoca. Il 7 Aprile del 1647 scriverà ad un amico pittore una lettera alquanto ambigua a proposito di un Segreto: “Vi potrei raccontare cose su quest’argomento, che sono molto vere ma sconosciute a tutti. Bisogna dunque passarle sotto silenzio”.

Anche presso i terreni esterni della residenza dei conti di Lichfield di Shugbourgh Hall, nello Staffordshire, è ancora visibile un grande bassorilievo con il celebre quadro di Poussins e l’immancabile scritta in latino.

Questa casa passò poi nelle mani della nobile famiglia Anson, la quale ebbe tra i suoi discendenti il celebre ammiraglio che circumnavigò il globo. Alla sua morte, nel 1762, nel parlamento inglese verrà letta questa elegia, ricca di messaggi in codice:

Su quel marmo istoriato posa l’occhio.
La scena strappa un sospiro morale.
Fin nelle piane elisie dell’Arcadia,
tra le ninfe ridenti e pastori,
vedi la gioia festosa che si spegne,
e la pietà surrogare il sorriso;
dove le danze, il liuto, le feste
La passione che vibra in cuori ardenti,
Nel giovanile fiore della vita,
Sta la ragione ed indica la Tomba.

L’opera chiave della Società Angelica era il Sogno di Polifilo, scritto nel 1467 dal monaco domenicano Francesco Colonna, signore di Palestrina e stretto collaboratore di papa Borgia.

Il protagonista dell’Opera è Polia il quale, dopo aver abiurato il cristianesimo considerato una falsa dottrina, viene portato dal dragone nel mondo sotterraneo a compiere un viaggio iniziatico che culmina al cospetto della dea Venere, dalla quale riceve la nuova luce della conoscenza.

Nei blasoni di alcune di queste famiglie nobiliari comparirà in quest’epoca il dragone o biscione, come nel caso dei Borghese e dei Visconti.

Il dragone era poi l’emblema del partito dei ghibellini, quella fazione laica che si oppone al partito dei guelfi, legato alla Chiesa di Roma.

Ed è in questo periodo che le ville gentilizie si riempiono di statue di significato arcadico, agreste e mitologico. Draghi e serpenti ma anche ninfe, divinità greche come Venere e semidei come Pan, sostituiscono i santi cristiani e le immagini vetero-testamentarie.

Tutta la nobiltà, proprietaria terriera, riscopre il mondo agreste e bucolico rileggendo i passi di Virgilio. Si considerano Buoni Pastori che devono guidare i loro sudditi, diventano mecenati degli artisti i quali devono glorificare le arti e le scienze con il loro impegno.

Per molti secoli, il mito sarà ricorrente tra gli artisti. Si pensi per esempio al Flauto Magico (di Pan) dell’austriaco e massone W. A. Mozart in epoca illuminista, artista molto apprezzato alla corte di nobili e cardinali austriaci.

Interessante, a metà del 1400, la figura di Renato d’Angiò, conte di Piemonte, di Lorena e di Gerusalemme, nonché amante di Giovanna d’Arco (anche lei caduta nelle maglie dell’Inquisizione come eretica e per questo bruciata sul rogo), conosciuto come il Buon Renè, il buon re-pastore della riscoperta dell’Arcadia.

Uomo di corte e non di guerra, dedito alla magia, ospitò per molti anni Jean de Saint Remy, medico cabalista e nonno di Nostradamus. Influenzò i Medici a Firenze ed andò ad abitare a Tarascona, celebre città costruita in onore del drago mitologico detto Tarasca.

Nella sua opera dedicata all’Arcadia, parla di una tomba in prossimità di un fiume sotterraneo.

Anche il napoletano Jacopo Sannazzaro s’imbatterà in questo tema nell’opera “Arcadia” nel 1504.

Il filone sarà così fortunato, coinvolgendo personalità in ogni campo del sapere, che si costituisce un’Accademia dell’Arcadia nel 1690, i cui membri si definiranno Pastori mentre l’insegna sarà inequivocabile: un dio Pan che suona la siringa a sette corni.

La sede, donata da re Giovanni V del Portogallo, vedrà Papa Leone XIII come membro attivo delle sedute arcadiche. Ad essa sarà collegata, in Roma, non è un caso, la Biblioteca Angelica.

Lo scrittore Maurice Barrès nella sua “Collina Ispirata” del 1913 scriverà a proposito: “Et In Arcadia Ego, anch’io sono stato in Arcadia, nel paese meraviglioso dell’immaginazione, ci grida dalla Tomba un genio…”.

Sotto l’impulso di queste manifestazioni culturali, per l’Europa cristiana e l’unità della fede cattolica sotto le insegne del pontificato apostolico e romano, il Quattrocento e il Cinquecento sono anni terribili.

Questa nobiltà sobillatrice ed eversiva appoggia in Inghilterra lo scisma anglicano, in Francia il movimento ugonotto, in Svizzera quello delle chiese calviniste, in Germania la Riforma Protestante.

Lutero è, infatti, ben protetto dalla nobiltà che si contrappone tanto al papa quanto all’imperatore Massimiliano I, a partire dal principe Federico III di Sassonia. Altri suoi pari come Giorgio di Brandeburgo, Ernesto di Brunswick e Filippo D’Assia faranno scudo e quadrato davanti al teologo di Sassonia quando sarà dichiarato eretico da papa Leone X.

I principi tedeschi formeranno poi la Lega di Smalcalda, portando avanti la loro guerra che culminerà con la pace di Augusta del 1555, che diede la possibilità a ogni principe tedesco di abbracciare la riforma luterana, vincolando i propri sudditi.

Intanto, in Scozia, la nobile famiglia dei Sinclair, appartenente al disciolto Ordine Templare, manifestando la sua ostilità al papato, istituì una forma di Massoneria speculativa, rivitalizzando le antiche corporazioni muratorie medievali e costruendo nel 1450 la Cappella di Rosslyn nella quale, accanto alle croci templari, compaiono i compassi massonici e simboli di natura magico-pagana.

Segue…

Michele Allegri

(Per la prima parte dell’articolo cliccare qui)

(La terza parte sarà online da giorno 10 agosto alle ore 7 a questo link qui)

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