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L’azione di questa nobiltà sovversiva prosegue nei secoli successivi. Nel cuore della Chiesa cattolica francese fonda La Compagnia del SS. Sacramento dell’Altare che complotta contro la casa reale e i cardinali legati a Roma.

In Francia, la Fronda nobiliare nel 1643 si riunì, ancora una volta a Stenay, sotto la guida di Federico Maurizio de la Tour d’Auvergne, duca di Buglione, il quale avrebbe voluto vedere come nuovo re di Francia Gastone d’Orleans della Casa di Lorena.

La Fronda si organizzò per deporre il Mazzarino e impedire l’ascesa al trono di Luigi XIV e della reggente madre, Anna d’Austria. Il cardinale elargiva titoli nobiliari a pagamento per sostenere le spese dello stato, sfidando apertamente le antiche casate nobiliari e tassando l’antica nobiltà la quale rispose sobillando il popolo e scatenando una guerra civile che durò dieci anni.

Tra i maggiori frondisti, oltre al Buglione, il duca di Gisors, il visconte di Turenne, il duca di Longueville, nipote di Luigi Gonzaga, il duca di Nevers e il Barone Ange de la Joyeuse, governatore della Linguadoca. Sua figlia sposerà poi Carlo di Lorena, duca di Guisa.

Altro importante frondista sarà Gastone d’Orleans, che sposerà prima Maria di Borbone, figlia della baronessa della Linguadoca Enrichetta Caterina de la Joyeuse, e poi, in seconde nozze, la principessa Margherita de Vaudemont, della famiglia dei Guisa, i cui possedimenti in Lorena comprendevano la città di Stenay.

I De La Joyeuse giocheranno un ruolo importante nel complotto della Fronda, offrendo il loro castello ad Arques, oggi un albergo, per importanti riunioni dei congiurati.

La Fronda fallì però i suoi obiettivi, spianando la strada all’assolutismo di Luigi XIV il quale passò alla Storia come il Re Sole.

A questo punto, nel 1627, i nobili decisero di nascondere la Nebbia e la Società Angelica dietro la copertura di una compagnia ecclesiastica, con l’ausilio di alcuni importanti membri del clero.

Fondarono quindi la Compagnia del Santo Sacramento dell’Altare (detta anche dei Devoti della Cabala), il cui quartier generale stava a Parigi, nella Chiesa di San Sulpicio, là dove un tempo si ergeva un antico tempio pagano dedicato a Iside e nella quale sono ancora visibili simboli esoterici non cristiani: il polpo sotto l’acquasantiera, una doppia SS a forma di serpente, immagini sacre volutamente capovolte, dipinti ottocenteschi che rimandano ad un tesoro rubato, che dimostrano che questa chiesa rimarrà per altri duecento anni almeno un punto di ritrovo per nobili eretici e sovversivi e per i loro alleati, tra cui i cattolici modernisti, scomunicati e condannati da san Pio X nel 1907.

Tra i maggiori esponenti della Compagnia, ancora una volta, Gastone d’Orleans e poi Charles Fouqet, fratello del ministro delle finanze, la Baronessa d’Arques di Linguadoca, Padre de Codren, San Vincenzo di Paola, Jean Jacques Olier e il potentissimo vescovo della Linguadoca Nicolas Pavillon, considerato dalla curia romana “il protettore degli eretici”.

Gli Statuti della Compagnia accennano al “Segreto come anima della Compagnia”, il quale non doveva essere divulgato ad alcuno. La Compagnia aveva uomini dappertutto, nel parlamento, nella magistratura e nella polizia. All’apice di essa, il “cenacolo invisibile”, che ricorda il manifesto rosacrociano tedesco contemporaneo in cui si parla di una “fraternità segreta ed invisibile” dedita all’alchimia.

Quest’organismo, solo apparentemente cattolico, si riempì di giansenisti e di protestanti e protesse molti uomini sospettati di eresia.

Come la Fronda, osteggiò politicamente il Mazzarino, del quale avrebbe dovuto essere alleato, mentre la Compagnia di Gesù e alcuni importanti vescovi francesi la definirono un organismo “eretico, dedito a pratiche empie d’iniziazione, alla magia e alla dottrina cabalista”, secondo un refrain già usato per i Templari.

Nel 1660 re Luigi sciolse d’imperio la Compagnia.

Cinque anni dopo, l’arcivescovo Fouquet scrisse una lettera a suo fratello, l’ex ministro delle finanze di Luigi XIV. La lettera è contenuta nell’Archivio dell’Arte francese del 1862 e si legge come l’arcivescovo accenni ancora, in modo alquanto omertoso, al famoso Segreto della Compagnia che porta vantaggi a chi lo conosce. Cita un suo recente incontro con il pittore Poussins durante il quale parlano “dei vantaggi che persino i re stenterebbero grandemente ad ottenere e che nessuno al mondo scoprirà mai nei secoli a venire”.

Da tempo l’ex ministro e magistrato Fouquet era attenzionato dai servizi segreti del re, i quali lo arrestarono e scandagliarono tutta la sua corrispondenza trovando anche questa lettera incriminatoria.

Il re esigeva di sapere quale fosse il Segreto. Voleva condannare Fouquet a morte ma la Compagnia, nonostante fosse stata sciolta, mobilitò i suoi giudici per attenuare la pena (fu condannato al carcere a vita).

Con ogni probabilità, il re pensava che il Segreto fosse costituito da un tesoro, forse l’oro dei Templari nascosto in Linguadoca o il tesoro del Tempio di Gerusalemme trafugato dai visigoti nel 70 d.C. e portato nei pressi di Carcassonne, in Linguadoca, là dove queste famiglie avevano un potere enorme.

Re Luigi XIV ordinò quindi al ministro Colbert di chiamare maestranze svedesi per fare scavi nella zona del Razès in Linguadoca, in cerca del tesoro. Non trovò nulla.

Dalla dispersione della Compagnia del SS Sacramento si svilupparono cellule, simili a logge massoniche, chiamate AA (Amicizie Angeliche), che affiliavano soprattutto sacerdoti, vescovi e cardinali della zona della Linguadoca.

1400 ecclesiastici furono iscritti alla AA di Tolosa, in Linguadoca, tra il 1665 e il 1890.

Le AA Clericali, così saranno chiamate, si diffonderanno per ogni dove, sempre con lo stesso interesse di “non divulgare il Segreto” in quanto “Il Segreto è l’anima delle AA, divulgarlo significa distruggerle”.

Ed ancora “è assolutamente necessario custodire il Segreto, non rivelarlo a chicchessia, né agli amici più intimi, né ai parenti e nemmeno al confessore più affidabile. Nessun segno, nessuna parola da far sospettare del Mistero”.

Per questo motivo le riunioni dovevano essere sempre segrete, gli Statuti e le liste degli iscritti non disponibili ad alcuno e, in caso di controlli, dovevano essere bruciati.

Si diceva che le AA manifestassero un certo interesse per la parte occulta dell’antica religione egiziana, soprattutto per la pratica della mummificazione dei corpi e per le formule magiche per la loro resurrezione.

Nel 1913 uno scrittore francese di nome Henri Bégouën compì uno studio approfondito sull’argomento, scovando documenti importanti anche in Vaticano. A suo avviso, nella direzione centrale che sovraintendeva queste AA si trovavano numerosi nobili come il principe di Polignac.

Le AA continueranno a battersi contro la monarchia assoluta anche al tempo di re Luigi XVI, lasciando segni tangibili della loro esistenza almeno fino al 1890.

Una parte della nobiltà francese si trovò quindi alleata del terzo stato nella Rivoluzione Francese del 1789. Personaggi come il marchese e generale Lafayette (che aveva dato un contributo alla rivoluzione dei militari delle colonie americane contro la casa reale inglese) e il conte de Mirabeau erano fautori di una monarchia parlamentare.

Le AA incoraggiavano e corroboravano questo gruppo nobiliare che pensava di dirigere la rivoluzione abbattendo l’assolutismo e salvando al contempo la monarchia. Rimasero però spiazzate dalla forza della borghesia, che intanto era entrata prepotentemente nelle logge massoniche deiste e illuministe non legate alla nobiltà, e che voleva la repubblica, riuscendo ad ottenerla nel 1792.

Guidata da Danton, pretese ed ottenne anche la condanna a morte del capetingio re Luigi XVI.

Come racconta una leggenda, avvicinatosi al patibolo, il boia, prima di ghigliottinarlo, gli disse:

“Questa è la vendetta per la morte di Jacques De Molay, gran maestro dei Templari”.

A quel punto, le AA delle ex zone catare di Mirepoix, Carcassonne, Perpignan si attivarono per far espatriare nella vicina Spagna nobili ed ecclesiastici che la sanculotteria voleva sterminare.

Come un polpo, ancora una volta l’organizzazione s’inabissò e mimetizzò, aspettando la fine della rivoluzione e l’avvio della Restaurazione con il congresso di Vienna.

Dato l’interesse generale dei nobili per la massoneria in Europa e in America fin dal 1717, nel 1780 il marchese del sud della Francia De Chefdebien fondò a Narbonne il cenacolo segreto dei Filadelfi, collegato alla tradizione templare. Tra i suoi adepti, il marchese e massone napoletano Raimondo de Sangro, alchimista conosciuto per le sue insolite ed inquietanti pratiche di mummificazione dei corpi.

Nel 1838 il marchese della Linguadoca Jacques-Etienne Marconis De Nègre di Le Clat prese le redini della massoneria egiziana, strettamente occultista, fondata da Giuseppe Balsamo, conte di Cagliostro, consigliere e guaritore di alcuni papi. Tra gli aderenti la Marchesa de Bozas.

Questa massoneria divenne poi “il rito egiziano di Memphis ed Mizrain”, ancora oggi praticato in molte obbedienze massoniche.

Segue…

Michele Allegri

(Per la prima parte dell’articolo cliccare qui) – (Per la seconda parte dell’articolo cliccare qui)

(La quarta parte sarà online da giorno 17 agosto alle ore 7 a questo link qui)

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