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Ieri si è ripresentato in Campidoglio con aria trionfale e accompagnato dalla sorella e dalla moglie, Marcello De Vito, il presidente pentastellato dell’Assemblea capitolina, arrestato il 20 marzo scorso con l’accusa di aver lucrato tangenti dal costruttore Luca Parnasi nell’ambito dell’inchiesta sul nuovo stadio della Roma. Forse nemmeno i democristiani della “Prima repubblica” erano mai giunti a tanto!

In gran forma, e glissando alla grande sulle sue prigioni, due giorni dopo la fine dei suoi arresti domiciliari e a tredici dall’inizio del processo di primo grado, De Vito ha cominciato amabilmente a pontificare, parlando dallo scranno più alto dell’aula Giulio Cesare: “Heri dicebamus [Dove eravamo rimasti, ndr], è un piacere e un onore tornare a presiedere quest’aula e ritrovare i colleghi…”

Il video dei saluti di De Vito (Ag. Vista)

Incurante del gelo con il quale i consiglieri comunali lo ascoltavano, ha trattato di interrogazioni agli assessori e di un parcheggio a Tor Vergata, mentre solo la ex 5S Cristina Grancio lasciava l’aula in segno di protesta.
A ridare decoro all’assemblea è stato l’intervento improvviso di Enrico Stefano, che era stato il primo consigliere a sostituirlo, e che lo ha invitato gentilmente ma inequivocabilmente a farsi da parte.
Altrettanto gelida e formalmente ineccepibile la replica di De Vito: “La ringrazio per il richiamo al rispetto dei miei doveri. […] Non vedo elementi ostativi alla funzione che ricopro e alla prosecuzione della seduta odierna. Se verrà presentata una richiesta di revoca con 24 firme, verrà messa in calendario”.
Indovinare quel che succederà a questo punto, col caos 5Stelle in atto, è un rebus senza soluzione.
Commenta scherzosamente l’assessore Gianni Lemmetti: “Qui la gente entra, esce, torna… Sembra un libro di Stephen King!

GDP

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