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Andreas Nikolaus Lauda, per tutti Niki, è nato a Vienna il 22 febbraio 1949 e si è spento il 20 maggio 2019 in una clinica svizzera in cui si trovava per problemi renali. Esordì in F1 nel 1971 nel gran premio di Austria, al volante di una March.
Lauda ha disputato 177 Gp vincendone 25 con 5 scuderie diverse. Ha vinto 3 titoli mondiali: nel 1975, 1977 e 1984, i primi due in Ferrari e l’ultimo in McLaren. A bordo del cavallino ebbe le sue stagioni migliori, dal 1974 al 1977. Uomo di sport e imprenditore (viene infatti nominato nel 2012 presidente non esecutivo di Mercedes F1 e fonda nel 1979 una compagnia aerea, la Lauda air) ma soprattutto leggenda. Se si parla di Lauda è impossibile infatti non parlare di lui come una leggenda: ha vissuto la sua vita fuori dagli schemi, o forse è meglio dire che ha creato gli schemi entro i quali vivere la proprio vita. Ligio al dovere, fu il primo pilota a capire l’importanza degli sponsor e dell’immagine da costruirsi anche fuori dalla pista da corsa: non si lasciava trascinare in vizi e tentazioni nei quali spesso inciampano e a cui sono sottoposti i grandi uomini di sport e se vogliamo di spettacolo, come accadeva spesso al suo più grande rivale, ma anche più grande amico James Hunt. Era famosa la loro amicizia e rivalità, e il 1976 fu un anno proprio caratterizzato dal loro duello fino all’ultima gara in Giappone, che vide vittorioso Hunt laureandosi campione del mondo. Questa sconfitta per Lauda, pone fine alla collaborazione con Ferrari. Questo amore e odio quindi tra Niki e Hunt resero ancora più favolistiche le loro sfide su pista, tanto da far nascere storie e film su questo loro tormentato rapporto. Ma ciò che fa entrare di diritto Niki nell’albo dei superuomini, non sono solo le sue doti umane e sportive, ma anche la sua enorme forza di volontà e amore del sacrificio e della lotta: il 1 agosto del 1976, segnò la sua vita, infatti, il tragico incidente di Nürburgring, dal quale Lauda ne uscì gravemente ustionato sia esteriormente che internamente a causa dei fumi inalati, ma nonostante i numerosi interventi e la difficoltosa terapia; Niki riesce a presentarsi al gran premio d’Italia a soli 40 giorni dall’impatto nel circuito tedesco, ancora visibilmente segnato dalle gravi ustioni, dichiarando di preferire di avere ancora il piede destro funzionante piuttosto che un bel viso. Possiamo tranquillamente affermare che poche persone sarebbero riuscite a recuperare fisicamente e mentalmente così rapidamente.
Si ritira dalle corse nel 1985, durante la collaborazione con McLaren.
Siamo sicuri che oggi il mondo piange non un uomo ma un grande uomo, dal quale dovremmo tutti prendere esempio.

Giulia Checchi

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